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Negli
ultimi tempi si stanno moltiplicando le distese di pannelli
fotovoltaici nei campi e si sente sempre più spesso parlare di
centrali a biomasse e a biogas. Apprendiamo dal “Il Bucchero” n.6
del gennaio 2011, periodico informativo del Comune di Murlo, che tali
impianti sarebbero di imminente realizzazione anche sul nostro
territorio, o meglio, a cavallo fra il nostro comprensorio e quello
di Monticiano, nell’ambito di un vasto “parco
tecnologico-ambientale a carattere pubblico-privato”. Cerchiamo
quindi di capire meglio di che cosa si tratta, attraverso alcune
brevi indicazioni che ognuno potrà (dovrà) poi approfondire e
contestualizzare.
Fotovoltaico
a terra Ultimamente
c’è stata una grande spinta al fotovoltaico in Italia, grazie agli
incentivi ventennali che permettono ai proprietari di un
impianto di poter rivendere al gestore l'energia prodotta in eccesso.
I pannelli rappresentano un'ottima soluzione per sostituire i tetti
in amianto dei capannoni, ma anche per coprire parcheggi,
distributori o comuni tetti di abitazioni dove, con pochi metri
quadrati, permettono la produzione di una buona quantità di energia.
Ad esempio, quindici metri quadrati sono spesso sufficienti per il
fabbisogno di una famiglia. Gli incentivi vengono elargiti anche a
chi installa gli impianti a terra - in misura inferiore, ma sempre
generosi - e questo fatto ha spinto molti agricoltori e proprietari
terrieri a mutare la propria attività, ormai divenuta poco
redditizia, per passare alla produzione di energia elettrica. Se da
una parte andiamo verso la generazione di energia pulita, dall'altra
si riducono le aree coltivabili e si disincentiva l'agricoltura. Ad
esempio, per l'impianto in territorio di Murlo che, a quanto ci
risulta, prevede di generare 8/9MW, dovranno essere dedicati oltre 6
ettari. È recente la notizia che il Governo ha
intenzione di cambiare alcune regole sugli incentivi a questi
impianti e si parla addirittura di interromperli con effetto
retroattivo su quelli in fase di costruzione. Questo annuncio sta
facendo attraversare un momento di confusione al settore del
fotovoltaico. Inoltre, il Consiglio Regionale Toscano ha da poco
approvato la legge 21 marzo 2011 n. 11 che condiziona in certi ambiti
territoriali la fattibilità degli impianti superiori a 200 Kw, a
tutela del paesaggio e dell'agricoltura.
Impianti
a biogas Gli
impianti a biogas stanno proliferando in Italia ed uno è già stato
costruito in comune di Sovicille, nei pressi della S.G.C.
Siena-Grosseto, vicino al laghetto di pesca sportiva in loc. La
Rancia. Vengono utilizzati per il funzionamento di questo tipo di
impianti l’insilato di mais e di triticale, i liquami derivanti
dall’allevamento di suini e bovini e altre sostanze organiche. I
materiali vengono fatti fermentare in anaerobiosi, cioè in assenza
di ossigeno, per produrre principalmente metano dalla cui combustione
si ottengono poi calore ed elettricità che possono essere consumati
in loco o rivenduti in rete. Il calore prodotto può essere
utilizzato per riscaldare serre o abitazioni ma, molto spesso, non
viene utilizzato (in tal caso viene sprecato), per cui l’impianto
si limita a produrre corrente elettrica, sufficiente a fornire una
buona fonte di reddito. Anche in questo caso, il diffondersi di
questi impianti è dovuto ai forti incentivi, il prezzo, cioè, con
cui il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) paga l’energia prodotta
per un periodo di 15 anni. A questo si aggiunge la relativa
semplicità nell’ottenimento dei permessi che, per impianti sotto
1MW, sono di competenza dei Comuni (ed infatti gli impianti sono
quasi tutti da circa 999kW!). Anche in questo caso, la preoccupazione
va al destino dell’agricoltura italiana, a cui conviene di più
produrre monoculture di prodotti da destinare alla fermentazione
piuttosto che all’alimentazione. Molte associazioni locali italiane
si stanno anche preoccupando per il possibile aumento di inquinamento
da pesticidi, visto che ogni azienda tenderà a massimizzare la resa
dei propri terreni che non produrranno più alimenti per persone o
animali. L’altro timore è quello di veder aumentare il prezzo dei
terreni agricoli a causa di un business che funziona solo grazie ad
incentivi e che tra 15 anni finirà, probabilmente dopo aver
ulteriormente compromesso l'agricoltura italiana che già oggi, come
vediamo dal grafico ISTAT, rappresenta meno del 3% del PIL
italiano.
Impianti
a biomasse Il
termine biomassa è stato introdotto per indicare tutti quei
materiali di origine organica (vegetale o animale) che non hanno
subito alcun processo di fossilizzazione. Tra questi ci sono legname,
residui agricoli e forestali, scarti dell’industria agroalimentare
e delle falegnamerie, escrementi di avicoltura, rifiuti urbani e
specie vegetali coltivate per lo scopo. Questi prodotti vengono
bruciati in appositi impianti per la produzione di energia elettrica
ed anche in questo caso il proprietario usufruisce degli incentivi
statali. Sono gli impianti che destano maggiore preoccupazione, come
evidenziato nella puntata di “Report” del 31 ottobre 2010 dal
titolo Biomasse di massa. In
primo luogo non dovrebbero essere di grandi dimensioni per poter
utilizzare i prodotti di combustione generati nei dintorni della
centrale, che dovrebbero provenire da un raggio massimo di 70 km per
non procurare un viavai ininterrotto di camion che aumenterebbe la
produzione di CO2, l'inquinamento locale ed il traffico
veicolare. Sarebbe importante utilizzare biomasse locali, ma ci sono
molti casi italiani che ci narrano una situazione diversa, in cui,
per insufficienza di materie in loco e per massimizzare i
guadagni, si importano olii o legname da fuori, addirittura
dall'estero. Si sono verificati anche degli eccessi, vedi il caso
dell'impianto di Pavia in cui si bruciava di tutto (Dalle biomasse
ai rifiuti illeciti, sette arrestati, "Il Fatto Quotidiano"
del 17 novembre 2010). Le
preoccupazioni maggiori della popolazione sono comunque rivolte alla
deforestazione e al possibile inquinamento (la combustione di legname
può produrre diossine da cloro): anche nelle nostre vicinanze,
Sinalunga, Gallina e Colle Val d’Elsa, si sono formati comitati di
cittadini contrari alla costruzione di questo tipo di centrali.
Fonti
consultate
“Il
biogas è una trappola per l'agricoltura”,
www.ruralpini.it/Commenti-Biogas-trappola.htm
“Fotovoltaico:
approvata dal Consiglio regionale toscano la legge in materia di
“installazione di impianti di produzione di energia elettrica da
fonti rinnovabili” Vietata l’installazione di maxi-impianti
fotovoltaici a terra in tutto il territorio toscano per evitare la
progressiva erosione di terreno agricolo.", ARPAT news
“Cambiamenti
climatici, ambiente ed energia. Linee guida per una strategia
nazionale di adattamento e mitigazione”, Dossier WWF
“Un’area
tecnologico-ambientale tra Murlo e Monticiano per
combattere la crisi”, news da Siena Free
Puntata
della trasmissione REPORT del 31/10/2010 “Biomasse di massa”
Puntata
della trasmissione REPORT del 10/04/2011 “A tutto biogas”
Scandalo
Scotti: “Dalle biomasse ai rifiuti illeciti. Sette arrestati.
Indaga la Dda di Milano”
“Dirty
Energy a Pavia”,
www.altrenotizie.org/ambiente/3613-dirty-energy-a-pavia.html
“Sonora
bocciatura della Centrale a Biomasse di Cavallino da parte di ARPA,
ASL e Provincia di Lecce”, news da Forum Ambiente e Salute
“Insostenibile
scelta delle centrali a biomassa” - articolo da Medicina Democratica
CIP6,
un incentivo finanziato mediante un sovrapprezzo del 6-7% del costo
dell'energia elettrica, che viene addebitato direttamente ai
consumatori finali nel conteggio di tutte le bollette:
http://it.wikipedia.org/wiki/CIP6
Video,
Dott. Stefano Montanari - Centrali a biomassa, conferenza Fano
14/3/2008
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