MURLOCULTURA
n. 1/2006 |
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Riflessioni sopra un fatto apparentemente marginale ovvero: la scomparsa della traccia dei pilastri davanti
al piano caricatore in Miniera di Luciano Scali |
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La
prima volta che attraversai il Villaggio della Miniera, mi
accompagnavano i pensieri originati dai racconti che Ernesto e di Miro
facevano cercando di soddisfare la mia sete di curiosità. Le
costruzioni, in buona parte fatiscenti non avevano l’attuale
aspetto anche se qualcuna si trovava in condizioni migliori di adesso.
Mi apparvero irreali nella scarsa luce di una serata grigia e
piovigginosa dandomi la curiosa impressione di assomigliare ai Moai, i
favolosi colossi dell’isola di Pasqua. Mentre camminavo
interrogandomi sulle funzioni avute dai vari fabbricati senza riuscire
a darmi una soddisfacente risposta, la mia attenzione fu attratta da
numerose figure quadrate emergenti dal fondo stradale, evidenziate
dalla pioggia e contornate di fango. Seguivano l’andamento del
muro a delimitazione della strada dando l’impressione di
rappresentare quanto rimanesse di una pilastratura costruita per
sorreggere chissà che cosa. Rientrato a Murlo chiesi in giro se
qualcuno ricordasse l’aspetto originale della costruzione e a
cosa fosse servita. Le risposte furono più o meno le stesse e
parlavano di una tettoia a copertura del terreno antistante il
“Piano Caricatore” per poter effettuare al coperto le
operazioni di carico del carbone. Poi un disegno di Dario Neri, notato
alla mostra allestita all’ex Ospedale della Scala svelò
per intero l’arcano, mostrando il Villaggio sotto un inedito
aspetto con la totalità delle strutture esistenti nel 1921 ed in
gran parte scomparse. Quelle tracce notate per caso avevano oggi una
identità: rappresentavano una chiave di lettura con la
capacità di rievocare un’epoca lontana riportando indietro
la mente dell’osservatore attento e riagganciandola a ricordi
ormai in via di estinzione a causa della graduale scomparsa degli
ultimi sopravvissuti. Da qualche giorno quelle tracce non ci sono
più, coperte da uno strato di breccia sparso per manutenzione
stradale. Tali opere sono necessarie affinché la strada si
conservi, ma da vent’anni a questa parte non avevano mai avuto un
impatto simile lasciando le tracce visibili sulla strada. La recente
operazione sembrerebbe precorrere la stesura di un manto di asfalto in
prosecuzione di quello già posto in opera oltre le
“Fornaci Nuove”. In questo caso la sistemazione della
strada diverrebbe definitiva assieme alla scomparsa dei “segni
dell’uomo” che, pur resistendo per quasi un secolo alla
guerra ed alle ingiurie del tempo, non ce l’hanno fatta a
resistere al “dilagare del progresso”. Il piano caricatore oggi, con le tracce dei pilastri sulla strada che da Miniere di Murlo conduce all'Olivello (disegno di Luciano Scali) Il piano caricatore in una ricostruzione
di Luciano Scali |
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