MURLOCULTURA
n. 1/2006 |
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Ricerche storiche sull'arte locale meno conosciuta La Miracolosa Vergine della Pieve a Carli in Vescovado di Giorgio Botarelli |
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Come
visto in precedenza, è negli anni di metà ‘700 che
don Carlo Niccoli, su incarico dell’allora pievano di S.Fortunato
a Murlo, Giuseppe Tondelli, “custodisce” e mantiene con
grande impegno anche economico, la Pieve a Carli, chiesa rientrante
nella cura della Pieve di Murlo (quest’ultima possedeva fra i
suoi benefici anche il vicino ed omonimo podere, di norma appigionato).
Perduto il padre nel
1719 e morta in tenera età la sorella Francesca, Carlo Niccoli,
il 14 gennaio 1738, quando ha quasi ventiquattro anni, viene ordinato
sacerdote dall’arcivescovo di Siena Alessandro Chigi-Zondadari (3).
Prima di occuparsi della Pieve a Carli, esercita dal giugno 1747, per
un anno, su incarico della Comunità di Murlo (e con lo stipendio
annuo di 210 Lire) la funzione di Maestro di Scuola, in quella stanzetta, a tale uso adibita, sopra la sagrestia della Chiesa dell’Antica.Il Niccoli, fervente devoto dell’immagine “miracolosa” conservata in quella pieve, si era sempre e con sacrificio adoperato per mantenere vivo, all’interno della Comunità di Murlo, l’antico culto da lui particolarmente sentito in quanto originario del Vescovado: Carlo Gregorio Artamene era nato infatti a Tinoni il 21 settembre 1714 da Giovanni Niccoli e Prassede Tommi, lì abitanti (il padre era di Tinoni, la madre di Lupompesi), secondogenito dopo Bernardino Antonio Baldassarre, nato nel 1712; erano seguite le sorelle Francesca Violante nel 1717 e Maria Angela Eufrasia nel 1719, nati tutti a Tinoni (1). All’epoca, la famiglia Niccoli risiedeva nel Vescovado ormai da più di un secolo: un Bartolomeo Niccoli era stato camarlingo della Comunità di Murlo nel 1591 mentre un Domenico Niccoli risulta proprietario del podere Le Bufalaie nel 1605. Uno Stato d’Anime della Comunità di Murlo risalente al 1672 ci mostra come Le Bufalaie appartengano ancora alla famiglia Niccoli: Le Bufalaie di Sopra al nonno di Carlo, Bernardino, che abita però a Tinoni e dà a pigione la sua porzione di podere; Le Bufalaie di Sotto ad un Giovanni Domenico Niccoli che risiede invece all’Antica ed affitta anche lui la sua parte di podere ad una famiglia di pigionali (2). Il 7 dicembre 1763, don Carlo è nominato pievano di S.Fortunato a Murlo in seguito alla morte di don Giuseppe Tondelli, suo predecessore, avvenuta tre mesi prima, il 16 di settembre. La sua nomina non è casuale: il popolo della Comunità di Murlo, in una supplica del 30 settembre, esorta l’arcivescovo Alessandro Cervini ad eleggere nuovo pievano di S.Fortunato, il paesano Carlo Niccoli, riconoscendo lo zelo, la bontà e carità avuta sempre per questo paese dallo stesso e perché governi e regga questo popolo sbandito e relassato per l’impotenza del passato loro Rettore (4). La lettera, a nome dei Priori e Popolo della Comunità di Murlo, è redatta e firmata da Salvadore Sforazzini, capopriore della comunità per quel semestre e sottoscritta da Giovan Battista Cannoni, altro priore di Murlo, Ferdinando Magnoni, Bernardino Ciuoli, Tommaso Fanti, Ansano Giovannelli, Pietro Martini, Antonio Montegrossi, Iacomo Bellini, Fortunato Giovannelli, Alessandro Neri, Pavolo Giorgio Giorgi - priore della Comunità di Lupompeso - Crescenzio Fazioni, Giovan Battista Valentini, Pietro Nepi, Giovan Pietro Tommi, Giuseppe Neri, Pavolo Angelini e Pietro Becalli. Tutti questi personaggi abitano a Murlo o nei borghi di Tinoni, dell’Antica o di Lupompeso e sono all’incirca gli stessi che troviamo a ricoprire in quegli anni di metà secolo - come priori, camarlinghi, consiglieri, ecc. - le varie cariche nel semplice apparato amministrativo delle Comunità di Murlo e di Lupompeso, due delle sette in cui è suddiviso il Vescovado. Fanno parte insomma, di quella che, anche se sottoposta all’influenza e allo stretto controllo del vicario e quindi dell’arcivescovo, si può definire la “classe dirigente” dell’epoca: sono i possessori di più o meno grandi appezzamenti di terre o poderi, sono i proprietari delle case in cui vivono e di altre abitazioni che danno a pigione, sono quelli che prendono in appalto le modeste attività economiche della Comunità, sono i componenti delle compagnie laicali erette presso la Pieve di S.Fortunato a Murlo e presso la Cappella della SSma Vergine a Lupompeso, sono quelli che sanno scrivere, leggere e far di conto un po’ meglio di tutti gli altri e sono, naturalmente, spesso imparentati fra di loro. I Niccoli stessi appartengono a questa cerchia di persone ormai identificabile, anche all’interno del Vescovado, in un ceto sociale ben distinto e certamente benestante rispetto alla maggioranza della popolazione: il padre di Carlo, Giovanni, era stato varie volte camarlingo della Comunità di Murlo (1702, 1706, 1710/11, 1714/15), mentre la madre Prassede aveva ottenuto il Provento della Pizzicheria dell’Antica (che fra i vari proventi era il più redditizio) per diversi anni (almeno dal 1742 al 1748) (5). Inoltre, il fratello di Carlo, Bernardino, aveva sposato nel 1741 Aurora Sforazzini, zia di Salvadore Sforazzini, autore e primo firmatario della supplica all’arcivescovo: parentela, questa, che non avrà seguito a causa delle premature morti di Bernardino nel 1743 e di quelle dei due figli avuti con Aurora, Giovanni Luigi, nato e morto nel 1741, Caterina, nata nel 1742 e morta tre anni dopo (Aurora Sforazzini si risposerà poi con Alessandro Neri e da loro discenderanno i numerosi membri di questa importante famiglia del Vescovado fino al noto Dario pittore del ‘900). L’arcivescovo Cervini esaudisce la richiesta ed il Niccoli sarà pievano a Murlo fino al 15 settembre 1790, quando lì morirà e sarà sepolto all’età di 76 anni, restando tra l’altro, sino ad oggi, l’unico fra i rettori di S. Fortunato, nativo del posto. E proprio la sua persona si potrebbe mettere in relazione con la targa ceramica di Tinoni raffigurante la Madonna della Pieve a Carli e datata 1764 - con la quale aprimmo questa nostra ricognizione - nel senso di ritenere la sua esecuzione ed apposizione su quella casa, correlata con la nomina del Niccoli a pievano di S. Fortunato, fino a considerarlo addirittura il committente della medesima. La targa, infatti, rappresenta l’immagine a cui il Niccoli era particolarmente legato e che, con la chiesa tutta, aveva custodito in quegli anni di metà ‘700 prima di diventare pievano, riuscendo poi a portarla a Siena per la processione della Domenica in Albis del 1769; in secondo luogo, la data della mattonella corrisponde all’anno in cui prende effettivo possesso della cura di S.Fortunato, essendo stato nominato in quella carica nel dicembre 1763; inoltre la sua famiglia risiede da generazioni proprio a Tinoni, per cui è facile ipotizzare che, nel 1764, quella su cui è murata la targa fosse proprio l’abitazione dei Niccoli. Bisogna considerare poi il fatto che questa mattonella, riferendosi ad una devozione prettamente locale, è stata prodotta su specifica commissione e quindi, pur non essendo stata fatta da artigiano particolarmente abile, fu certamente di costo maggiore di quello dei tipici “madonnini” senesi a calco di produzione serial-popolare. Questo presuppone una committenza con una certa disponibilità economica, cosa possibile per la famiglia Niccoli e pochissime altre a Tinoni in quell’epoca. Secondo noi, fu quindi il Niccoli che, per tramandare la memoria di quell’importante evento della sua vita, commissionò e fece poi murare la targa con la Madonna della Pieve a Carli, sulla facciata della sua abitazione. La fece fare in una bottega di vasai a Siena, secondo la nostra interpretazione delle lettere sottostanti la scritta: la prima lettera - coperta dal gancio che sorregge la targa - e la seconda, dovrebbero essere le iniziali di nome e cognome del maiolicaro mentre la P e la S che seguono la data e la piccola F sottostante, dovrebbero significare pictor senensis fecit (o pittore senese fece). Al di là di ciò, in quell’anno, i componenti in vita della famiglia Niccoli sono solamente don Carlo e la madre Prassede: quest’ultima morirà nel 1777 all’età di 88 anni e con la morte di don Carlo nel 1790 si estinguerà la famiglia Niccoli del Vescovado. Ad ulteriore testimonianza della sua grande devozione per quella Madonna, nemmeno nelle sue ultime volontà don Carlo Niccoli si scorderà della Pieve a Carli, così destinando i frutti della sua eredità: …si deve fare ogni anno in perpetuo nel giorno nel quale sarà seguita la morte del testatore, oppure infra ottava, dal pievano di Murlo un uffizio di requie in suffragio dell’anima d’esso testatore e suoi defunti con l’invito di sei sacerdoti i quali celebrino la messa con la cantata… vuole parimente che ogni anno in perpetuo nel dì 13 giugno, giorno di S.Antonio da Padova, oppure infra ottava a piacimento del pievano di Murlo, si faccia dal medesimo la festa di detto Santo nella chiesa della Madonna SSma della Pieve a Carli coll’invito di sei sacerdoti che celebrino la messa colla cantata… ogni di più che si ricaverà dall’impiego dei denari retratti dalla sua eredità, vuole che sia erogato nella collazione di una o più doti di scudi cinque l’una, a favore delle povere ed oneste fanciulle della cura di S.Fortunato di Murlo, non minori d’anni diciotto, ne maggiori d’anni trenta, da estrarsi a sorte nel giorno della festa di S.Fortunato, inter misteriorum solemnia…(6). Storia di un’antica ceramica murale, di una venerata tavola dipinta, di un semplice pievano di campagna… storie di Murlo. (1) Tutti i dati concernenti nascita, matrimonio, morte, età, luogo di residenza, vincoli di parentela delle persone menzionate, sono tratti dai Libri parrocchiali della Pieve di S.Fortunato a Murlo, reperibili all’Archivio Arcivescovile di Siena (AAS). (2) AAS, n.2811: Stati d’Anime diocesani,1672. (3) AAS, n.3054: Ordinationes ecclesiasticae sub Ill.mo et R.mo D.D.Alexandro Zondadari Senarum Archiepiscopo XIII. (4) AAS, n.3279: S.Fortunato a Murlo, carta sciolta. (5) L’assegnazione delle cariche amministrative (priore, camarlingo, consigliere, ecc.), dei Proventi delle attività economiche (osteria, canova, pizzicheria, macello, ecc.), dei vari incarichi (cerusico, maestro di scuola, predicatore, ecc.), all’interno della Comunità di Murlo nel ‘700, è documentata nel materiale dell’Archivio Storico del Comune di Murlo. (6) AAS, n.5103: Cause civili (36). |
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