MURLOCULTURA
n. 3/2007 |
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Carrellata sui mestieri in mutazione IL MURATORE di Luciano Scali 8a puntata
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Abbiamo accennato alla volta a botte definendola come estensione di un arco in senso longitudinale facendo così comprendere che, al pari degli archi, anch’essa ha il proprio massimo nel tutto sesto, ed il minimo nel tendente verso la piattabanda.
Da non dimenticare l’altra proprietà relativa alla spinta
laterale esercitata sugli appoggi, anche questa, come per gli archi
sarà inversamente proporzionale all’estensione della freccia o
monta dell’arco. Vale a dire: più la freccia si avvicina
al raggio dell’arco, meno intensa sarà la spinta
esercitata sulle spalle (o imposte) (Fig.1).
Fig. 1 - Esempi di volte a botte.
Fig. 3 - Volta a crociera.
Un esempio classico è rappresentato dalle volte con lunette frequenti nel palazzi cinque-seicenteschi allorché un’apertura, una finestra ad esempio, interferiva sul rinfianco della volta. La finestra veniva dotata di una volticina che andava ad incastrarsi in quella principale creando, appunto una “lunetta” attorno alla finestra stessa, chiaramente visibile dall’interno dell’ambiente coperto (Fig.3). Fig. 3 - Volta a botte con lunette
Anche
questo caso ne creava altri legati alla posizione e dimensioni
dell’apertura, dando luogo: dapprima ad una volta a crociera e, quando l’apertura si trovava ad una quota più alta della chiave di quella principale, ad una volta con “strombo” o “a gola di lupo” (Fig.4).Fig. 4 - Volta a strombo o "a gola di lupo".
La versatilità del muratore nell’impostare ed eseguire tali manufatti senza porsi eccessivi problemi derivava, anzitutto dall’esperienza acquisita praticando i cantieri fin da bambino, ma soprattutto nell’essersi impadronito del meccanismo che gli consentiva di affrontare i problemi con estrema chiarezza avendo ben noti i comportamenti delle strutture durante e dopo il loro completamento. Un’altra variante della volta a botte è quella “conica” che ognuno di noi può facilmente vedere allorquando recandosi al villaggio della Miniera, e giunto alla fine dell’abitato, si fa prendere dalla curiosità di dare uno sguardo ai fornelli della fornace, purtroppo in rovina. Al fornello posto alla base di un pozzo cilindrico rivestito da pietra refrattaria, si poteva accedere attraverso un’apertura che, partendo da una dimensione abbastanza ampia per consentire al fornaciaio di eseguire le operazioni di scarico del prodotto finito, andava restringendosi fino ad esaurirsi sulla bocca piuttosto angusta del fornello. La tecnica per realizzare una volta così singolare si rivelava essa stessa altrettanto originale poiché, lungi da lasciarsi condizionare dall’idea di doversi scartare tutti i mattoni per adeguarsi alle ridotte dimensioni della bocca del fornello, procedeva alla realizzazione come se si trattasse di una comune volta a botte con fasce perfettamente parallele, salvo a cucire la chiave della volta alla stregua di una normale sutura attestando gli strati di ambo i lati alternativamente l’uno contro l’altro (Fig.5). Fig. 5 - Volta conica. Questa tecnica di esecuzione apparentemente complicata ma di facile esecuzione per coloro che la praticavano d’abitudine può restare abbastanza comprensibile per la sua genialità osservando i manufatti ancora in essere (Fig.6). Fig. 6 - Un esempio di volta conica.
Tecniche simili, del tutto scomparse con l’avvento del cemento armato e dei prefabbricati, si possono tuttavia riscontrare nei collettori di fognature oppure negli anessi di antica fattura dei mulini ad acqua ancora esistenti. Un’altra autentica chicca da manuale riguardo alla tecnica di esecuzione della volta a botte, si può osservare nella tombinatura del fosso Serpentaio sotto l’attuale strada per l’Olivello. La volta di quella galleria venne realizzata in due epoche diverse di cui la prima, verso monte, con la tecnica tradizionale e la seconda, invece, col disporre i mattoni in diagonale (o a ventaglio) facendola apparire a chi la guarda, come se si avvitasse su se stessa (Fig.7). Fig. 7 - Particolare di volta a botte con mattoni in diagonale.
L’adozione di una diversa tecnica è da ricercarsi, anzitutto, nella tendenza della strada a girare
in quel punto e quindi nella difficoltà di adeguare il manufatto
alla mutata direzione della sede ferroviaria. Il disporre i filari in
diagonale faceva si che si allungassero e quindi consentissero un
più facile adattamento alle esigenze richieste (Fig.8).Fig. 8 - Volta a botte con mattoni in diagonale.
La cosa più singolare si rileva però alla fine della galleria. In quel punto si evidenziano le capacità professionali del muratore capace di adattarsi ad ogni situazione ove, in questo caso, era richiesto un manufatto che terminasse con un arco obliquo di tre teste ed a tutto sesto. L’anonimo operaio dell’epoca risolse brillantemente il problema realizzando l’arco di chiusura integrando i suoi elementi nella parte terminale di ogni singolo filare della volta (Fig.9). Fig. 9 - Esempio di volta a botte con mattoni in diagonale. Un altro tipo di volta veniva usato di frequente allorché si voleva dare un aspetto “compiuto” alla copertura di spazi piuttosto ampi facendo in modo che l’inizio e la fine si raccordassero con le pareti per mezzo di altrettante semivolte. Si tratta della volta a Padiglione (Fig.10), una volta che può considerarsi, nel caso più semplice, composta di tre parti di cui la centrale tb un tratto a botte normale, le due porzioni ad arco lv come semibotti ed i quattro raccordi di chiusura p, anch’essi come porzione di botte variabili a seconda della variabilità del lato l. Fig. 10 - Volta a padiglione.
La variabilità del lato sarà, infatti, quella che determinerà le caratteristiche della volta a padiglione trasformando il concetto originario di volta a botte con testate in qualcosa di più ampio, dove non è più consentito alla struttura di espandersi verso l’alto ma è costretta ad assumere un profilo molto più vicino ad un arco a tre centri. La realizzazione di questo tipo di volta presume un’adeguata armatura che può variare a seconda se il manufatto dovrà restare a faccia vista oppure intonacato. Di solito era la seconda soluzione a prevalere poiché tali tipi di volta, dopo intonacate, si prestavano benissimo ad essere decorate a fresco. Alla struttura portante non si richiedeva un alto grado di finitura ma lo si raggiungeva in seguito attraverso le successive mani d’intonaco. In questo caso la realizzazione avveniva dal di sopra previa adeguata preparazione sull’armatura, curando di effettuare la muratura in contemporanea sui quattro lati in modo da chiudere filaretto per filaretto rinfiancandolo non appena ultimato. Qualora l’intradosso della volta fosse dovuto restare a faccia vista, la stessa poteva essere realizzata dal di sotto curandone l’aspetto estetico secondo il disegno previsto. Altre varianti potevano conferire alla volta aspetti ancor più raffinati, addolcendo gli spigoli d’incontro tra fianchi e testate, con pennacchi a porzione sferica che potremo cominciare a vedere fin dalla prossima puntata. (Continua)
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