MURLOCULTURA
n. 3/2007 |
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Curiosità più voglia di conoscere uguale a storia La fornace di Arniano di Luciano Scali |
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cose succedono spesso per caso, all’improvviso e all’ultimo
momento, tutte condizioni che, tra l’altro implicano stati
d’animo ed emotività. Ma non vorrei addentrarmi in
discorsi troppo difficili dove correrei il rischio di perdermi. Vorrei
rimanere sul concreto, al momento in cui, passando dinanzi al Circolo
Arci, ho intravisto alcune persone non più troppo giovani
godersi la frescura in questa torrida giornata di giugno. Mi sono
fermato per rispondere ad una domanda fattami da Cesare Tortoli
interessato a sapere dove i costruttori del Castello di Murlo avessero
preso la calce, ovvero dove avessero fatta una fornace per produrla.
Domanda interessante di ”archeologia pratica” rimasta senza
risposta che avrebbe riportato ad oltre un millennio addietro e quindi
a situazioni completamente diverse dalle attuali per la totale
scomparsa di infrastrutture abbandonate dopo essere state utilizzate.
Il tema fornaci è però rimasto ed i presenti si sono
divertiti a mettermi in difficoltà nominandomi i resti di
strutture ancora esistenti ma per me sconosciute. Il gruppetto dei
presenti che comprendeva Enzo Brogi, Alighiero,
“Gabriello”, Marcellino Turi ed altri due che conosco ma
non so il nome, hanno invece dimostrato di essere informati stimolando
la mia curiosità. Fra gli altri, Alighiero, mi ha dato
un’informazione precisa, cosicché, appena finito di
mangiare sono corso subito nel posto indicatomi. Quando, abbandonato lo
stradone per Pompana e attraversato un oliveto sono rientrato nel bosco
ove la macchia riprende il sopravvento, ho seguita l’unica
indicazione certa: il cambiamento di rocce dai diaspri, alle argille
con calcari palombini per giungere ai frammenti di calcare balzano.
Solo allora ho avuta la certezza di trovare quanto stavo cercando. La
piccola fornace, ancora in buono stato si trova a poco più di
cinquanta passi dalla cava di balzano coltivata ad anfiteatro, ove il
calcare con le sue particolari stratificazioni simula addirittura
ordinati muretti che farebbero invidia a quelli che “il
Governi” costruì ovunque durante il secolo scorso. Una
giornata proficua, che ha consentito di aprire, con foto e schizzi
prospettici, una nuova scheda corredata di dati attendibili su tracce
di attività ormai scomparse. Si tratta di un ulteriore tassello
di “storia patria” che consente di tenere vivo il ricordo
su avvenimenti lontani le cui testimonianze si fanno sempre
più rare. Vorrei così ringraziare l’allegro gruppo
di cui sopra, costantemente impegnato in discussioni su i più
disparati argomenti, invitandolo a tradurre in memoria i ricordi di
vita vissuta su cose che non esistono più, ma che hanno
rappresentato il percorso obbligato per giungere alle realtà di
oggi. Qualcuno può non essere d’accordo; padrone di farlo
però sbaglia, poiché si tratta di storia! E senza storia,
anche la comunità meglio strutturata avrà sempre grosse
difficoltà a continuare ad esistere.
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