MURLOCULTURA
n. 3/2007 |
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Un’era più serena si apre per gli abitanti del villaggio minerario e frazioni limitrofe Il ponte a due vie sul Crevole di Luciano Scali |
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Tanto tuonò che piovve! ...verrebbe voglia di dire nel vedere ultimato il ponte a tre vie giù alla Miniera, e lo faremmo a ragion veduta perché, anche se piovesse davvero “a ritrecine”, non dovrebbero esserci più paure o preoccupazioni. Ma questa volta non me la sono sentita di ascoltare per intero il lato ironico e dissacrante del mio carattere che avrebbe voluto sintetizzare con una facile battuta, il commento sul lavoro realizzato dall’Amministrazione Comunale al villaggio della Miniera. Ho sentito che sarebbe stato ingiusto e per nulla generoso il farlo poiché avrebbe significato non aver compresa l’importanza dell’opera eseguita. La nostra è una piccola comunità incline alla critica, dove bene o male ci si conosce tutti e ciò che accade in giro non passa inosservato, quindi sarebbe stato anche ipocrita ignorare le intenzioni e l’impegno profuso da personaggi pubblici e privati per la realizzazione del “Nuovo ponte sul Crevole”. Non mi sarei nemmeno potuto riconoscere in una critica riduttiva specie dopo quell’esperienza notturna del 29 ottobre 2004, vissuta con Marcello Trefoloni ed altri abitanti di miniera, per consentire a Sandrina Riccitelli di arrivare a casa in tempo, allattare la piccola Sara e togliere Simone dai guai. Il lungo e avventuroso giro in fuori strada sotto un autentico diluvio, è fra quelli che non si dimenticano facilmente specie quando, come accadde a me, possono poi fruttare anche una bella bottiglia di grappa. Quell’evento dimostrò, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che la misura era veramente colma, che il tempo del dire era trascorso e che si era proposto con autorevolezza quello del fare, con chiari motivi per avviare una seria riflessione atta a risolvere un problema non più differibile. Confesso che da vecchio capocantiere legato alle “tecnologie murarie” ed alla professionalità di un tempo più inclini a integrarsi col paesaggio, avrei preferito l’impiego di materiali “più naturali” ma debbo riconoscere che l’opera eseguita, tenuto conto delle difficoltà che presentava, non è poi così male. Importante è la soluzione del problema primario legato all’accessibilità al villaggio da parte di una sempre più numerosa comunità, e lo stesso dicasi per l’Olivello, Resi, gli abitanti di Pieve a Carli e, volendo, anche per Vignali e Bufalaia. Questo avvenimento è, secondo un mio personale parere, uno dei più importanti degli ultimi anni poiché nell’andare incontro alle esigenze di una parte della cittadinanza penalizzata da particolari condizioni ambientali, ha inteso ristabilire quello stato di equità che deve sempre sussistere tra individui appartenenti alla stessa comunità. Inutile aggiungere di non “crogiolarsi ora sugli allori” ma volgere lo sguardo attorno per rendersi conto che di cose da fare ce n’è abbastanza. Io ne ho citate molte ed all’Ufficio Tecnico Comunale lo sanno benissimo ma, in un giorno come questo, con l’animo pieno di bontà, non me la sono proprio sentita di infierire elencandole. Mi auguro solo che non ci si dimentichi del luogo dove viene conservato il mio “cahier des doleances” e, magari ci si ricordi di consultarlo “di tanto in tanto”. |
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