MURLOCULTURA n. 3/2007

Alla scoperta delle origini di una strada

La Via di Siena
Ovvero la voglia di percorrelra almeno una volta ad occhi aperti

di Luciano Scali
8a puntata
Associazione Culturale di Murlo
Torna all'indice


Oltrepassato il Villaggio di Radi, la strada inizia a scendere mentre si spalanca dinanzi agli occhi del viaggiatore la vista stupenda del paesaggio delle crete verso Siena. Sulla destra una carrabile conduce nel piano alluvionale del torrente Sorra oltre il quale si trova il podere S. Niccolò. Sulla sinistra è visibile il laghetto formatosi a seguito dello sbarramento del fosso degli Zingari. Al termine della discesa, oltre il ponte sul detto fosso, la strada procede in piano e da essa si diparte un’antica “via traversa” che “a man dritta” conduce, dapprima al podere le Caggiole e da questi, procedendo su vecchi tracciati, fino alla Grancia di Cuna. I numerosi poderi ancora esistenti, magari destinati ad altro uso, la dicono lunga sia sul periodo in cui l’intera zona era intensamente popolata, che sui rapporti di dipendenza con la Grancia alla quale erano collegati per mezzo di sentieri interpoderali. Sulla sinistra, il podere Poggiarone è oggi una importante azienda agricola con un qualificato allevamento che consente, a chi transita per la Via di Siena, di assistere ad uno spettacolo d’altri tempi rappresentato da numerosi bovini al pascolo. La strada procede ancora in piano per mezzo chilometro circa, prima di giungere al ponte sul torrente Sorra ove, nei pressi, vi confluisce il fosso del Brigantino. In passato il piano era conosciuto come “Piano del Mulino” per l’evidente presenza di uno dei numerosi edifici molitori della zona, che poteva avvalersi in quel punto, oltre alle acque dei corsi d’acqua appena menzionati anche di quelle copiose del fosso Fusola immessosi nel Sorra poco prima. Fanno da corona all’ampio piano alluvionale Corsanello, San Donnino e Guardastrada che deve il suo nome alla posizione dominante nei confronti della via di Siena, del Sorra e dei suoi numerosi affluenti. Quasi parallelamente all’attuale strada che dopo il piano del Mulino si inerpica sul poggio mantenendosi in cresta prima di ridiscendere nel piano del Tressa, scorre il breve fosso del Brigantino, responsabile della formazione di una vallatella sul fondo della quale, per lungo tempo dovette passare la Strada originale oggi scomparsa.  Un passo significativo riportato dal Costituto del Comune di Siena del 1262 nel Distinctio III (CCXXXIIII) e trascritto integralmente, appare oltremodo illuminante in tal senso suggerendo, come vedremo in seguito, l’ipotesi più attendibile del tracciato dell’antico percorso.
“De actanda via de plano castri Radi de Greta,
silcem ad pedem Bracantini per ipsun planum
usque ad pontem factum de novo in Sorra, e a
dicto ponte usque ad Fontanellam, actetur et
aformetur, ubi necesse est, et elevetur, ita quod
aqua pluvia non iaceat in ea, ita quod homines
possint comode transire, cum salmis et sine
salmis, (et) venire ad civitatem per eam; expensis
illorum, quibus est utilis dicta via.
Come si può vedere trattasi di un passo molto importante poiché, oltre ad indicare chiaramente il tracciato della strada, ne sottolinea il tratto soggetto a periodiche inondazioni per la sua vicinanza ai corsi d’acqua Bracantino e Sorra, ordinando di apportarvi le necessarie modifiche. Altri poderi come Casenove di Grotti, Deserto e Pianello, posti su sentieri traversi diretti verso la via per Monistero, hanno storie recenti per fatti legati alla Resistenza ed alle lotte contadine. Ma è sul versante verso il torrente Tressa, dopo aver scollettato presso Belvedere che restano ancora testimonianze del tessuto medievale nella zona, grazie ad edifici di culto alcuni dei quali trasformati, oppure in rovina.
Stemma del Comunello di TroiolaSulla destra scendendo, si trova la piccola frazione della Troiola già Comunello della Repubblica di Siena, dal nome e dallo stemma pittoreschi dove si ha notizia dell’esistenza della chiesa dedicata a S. Lucia e S. Tommaso. Questa ebbe vari Rettori ma venne spesso riunita a Parrocchie più importanti probabilmente per la impossibilità economica di potersene mantenere uno esclusivo. Anche questo insieme di costruzioni ha oggi mutato destinazione divenendo, col nome di San Giorgio un noto agriturismo della zona. Il nome della Troiola ricorre nel Costituto del Comune di Siena del 1262 e precisamente nel: Distinctio III (CCXXXIII):
"De via a Molendino Franceschi Bonaventure.
Item statuimus et ordinamus quod via a molendino Francisci Boneventure, quod fuit Bonfili Gallerani, iuxta pontem de Tressa, ab inde usque ad villam de Troiola, actetur et aformetur undique, et prohiciatur terra in viam publicam, ita quod via elevetur, ne iaceat in ea aqua, cum dicta via sit adeo destructa et dissipata, quod tempore vernali nemo ad civitatem potest venire, et sit valde utilis civitati; expensisi illorum, quibus est utilis dicta via."

dove si ordina che si faccia manutenzione alla strada che dal Ponte sul Tressa conduce al mulino di Francesco Bonaventura già appartenuto a Bonfiglio Gallerani e fino alla Troiola, soggetta ad inondazione e quindi difficilmente praticabile durante l’inverno. Questa necessaria disposizione finalizzata alla corretta viabilità della strada, fornisce anche una importante informazione sul  tracciato che assumerà in seguito oltre la frazione della Troiola.
Ed anche in quello volgarizzato nel 1309- 1310:
“212.- Che la fonte, la quale è nella contrada de la Troiuola allato a Tressa, si debba racconciare.” “Anco, statuimo e ordiniamo che la fonte, la quale si dice al Pogiuolo, allato a Tressa, ne la contrada de la Troiuola, si debia acconciare et rifare, si per inundatione de l’aqua de la Tressa dal loto rempire non si possa. Et le predette cose fare si debiano a l’expese de li uomini de la contrada, a’ quali è utile. Et le predette cose sia tenuta la podestà far fare per li uomini de la detta contrada, a petitione dé cittadini di Siena, e’ quali ànno a fare ne la  detta contrada”.
Nel poggio di fronte alla Troiola si trova il podere di Sant’Agostino colla vicina chiesa destinata allo stesso santo e normalmente conosciuta come Sant’Agostinello. Di questa antica parrocchia può sintetizzarsi una breve scheda deducendola dalle Memorie Storiche delle Parrocchie Suburbane della provincia di Siena:
Parrocchia di S. Agostino detta S. Agostinello a Tressa. Giuspatronato dell’Abbadia di S. Eugenio conferito a questa abbadia con diploma di Arrigo IV del 1081: “Et locum S. Augustini in quo castrum edificatum est”. Confermata l’appartenenza all’Abbadia di S. Eugenio da: Papa Alessandro III con Bolla data in Anagni nel 1176; dall’imperatore Federigo I con diploma del 1185; da Papa Innocenzo III con Breve dato in Tusculano nel 1207 e da bolle successive. Nel 1476: la parrocchia di S. Agostino in Valle d’Arbia venne riunita alla parrocchia di S. Pietro di Monsindoli.
Si tratta di una bella costruzione realizzata in cotto, con abside semicircolare e l’ingresso rivolto a occidente. Il tetto è ormai franato da tempo assieme alla veletta campanile. L’edera sta avvolgendo la parete nord nascondendo la porta laterale “del morto”, mentre ignoti ladri si sono appropriati degli elementi in pietra che componevano l’elegante portale, come si può rilevare dalle foto poste a confronto e scattate a pochi anni l’una dall’altra (Fig.1).

Il portale della Chiesa di S. Agostinello a pochi anni di distanza

Fig. 1 - Il portale della Chiesa di S. Agostinello nel 1990 (a sinistra) e come appare oggi
(a destra), privato degli elementi in pietra.

I malviventi non si sono limitati ad appropriarsi dello stemma inserito sulla lunetta sopraporta ma hanno trafugato sia l’architrave che le sottostanti mensole di romanica fattura di cui, quella destra, composta da due facce accoppiate (Fig.  2).
Choiesa di S. Agostinello - Particolare del portale
Fig. 2 - Particolare del portale, con uno degli elementi in pietra asportati.


La Via di Siena volge ormai alla fine e dopo attraversato, sul lesionato ponte il torrente Tressa inizia a salire per immettersi nella consolare Cassia Clodia in località Malamerenda mostrando in alcuni tratti i resti della sua massicciata medievale. Vicino è la seicentesca Villa Sani, purtroppo in parte degradata ad annesso agricolo, ed il Pecorile il cui “Podere” rammenta l’omonimo racconto di Federigo Tozzi con le descrizioni di un mondo arcaico ormai scomparso. “Sui prati che cominciavano a fiorire, passavano gli uccelli quasi sempre lungo la Tressa; e una brancata, almeno di una quarantina, si posò sopra un salcio; empiendolo. Le anatre uscirono dall’acqua del fontone, dentro il quale s’erano capovolte e rovesciate le fronde più lunghe degli altri salici già con le foglie verdi. Le diligenze di Murlo e di Buonconvento arrivavano cariche di gente e di fagotti; e quelli dentro guardavano tutti insieme nella strada…. La mattina dopo, era domenica; e mentre la gente passava per andare alla messa stava appoggiato a un pilastro del cancello. I contadini pigliavano anche attraverso i campi, per i viottoli; e alcuni dovevano guadare la Tressa. La chiesa di Colle, in cima a un poggetto aguzzo, tra quattro cipressi alti, con le fronde soltanto in punta, come pennacchi rotondi, suonava.”
Si tratta della chiesa di Colle Malamerenda, dedicata ai Santi Apostoli Simone e Giuda. Il riferimento al nome del colle fa riandare alla leggenda legata  al famoso  banchetto di rappacificazione fra le famiglie Salimbeni e Tolomei poi sfociato in tragedia. Le origini molto antiche della chiesa potrebbero risalire ad un preesistente ospedale detto del Naviglio a sua volta di fondazione incerta (1). Dovette affrontare alterne vicissitudini che la videro farsi carico di altre parrocchie più o meno lontane allorché le loro popolazioni persero di consistenza a causa di carestie, pestilenze e operazioni di guerra.

“Tolte le forche dal Corpo Santo di Pecorile, la chiesa di S. Stefano, che fino allora aveva servito a dar sepoltura ai miseri giustiziati, si mantenne in essere fino all'anno 1650, dopo che ne venne deciso l’abbattimento in seguito al trasferimento” (2).
I materiali di risulta di questa chiesa vennero, appunto usati per effettuare opere di manutenzione alla chiesa di Colle. Alessandro Casolani dipinse la tela dell'altare maggiore, mentre è attribuita a Urbano da Cortona la formella marmorea esagonale con Cristo in Pietà, sorretto dalla Madonna e da San Giovanni, (1455-1460 ca) (3). Oggi la Chiesa è chiusa al culto e versa in uno stato di completo abbandono.




NOTE
(1) e (2) G. Merlotti. ”Memorie storiche delle Parrocchie Suburbane della Diocesi di Siena” curate da don Mino Marchetti. Ed. Cantagalli - Siena 1995.
(3) 23b) Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici per le province di Siena e Grosseto.

Le immagini delle Fig. 1 e 2 sono tratte da: R. Guerrini “Monteroni. Arte-Storia-Territorio”. Ed. ALSABA  1990. Cassa Rurale Sovicille.


                    (Continua)



Torna su