MURLOCULTURA
n. 1/2008 |
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La progressiva scomparsa del sentiero didattico della Ferrovia Carbonifera “Sic transit gloria mundi” di Luciano Scali |
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Un
cartello didattico che racchiude tutto un programma, ma che
difficilmente potrà essere di aiuto a qualcuno in un prossimo
futuro. Basta osservarlo laddove è caduto ormai da
tempo, non si sa se per incuria o vetustà, ma certamente in via
definitiva se persino durante i lavori della rotonda di Murlo, non
è stato nemmeno spostato e la bitumatura lo ha sfiorato per
tutta la sua lunghezza a circa trenta centimetri di distanza. Per anni
ha indicato l’inizio di un percorso di grande importanza
naturalistica e culturale ritenuto, a pieno titolo, il fiore
all’occhiello della nostra Amministrazione Comunale; poi, quasi
in sordina, l’intero tratto si è andato progressivamente
degradando assieme alle sue attrezzature, vuoi per cause naturali, che
per l’intervento imponderabile di quella specie alla quale tutti
apparteniamo e cioè: l’uomo.
Si, proprio lui, come sempre. Lungo il Crevole uno stradello c’e
stato fin dai tempi lontani, non proprio nel punto dov’è
adesso, ma a mezza costa assecondando la morfologia del terreno per
consentire agli abitanti di spostarsi da un capo all’altro del
comune, di sfruttare le risorse del bosco o cavare la pietra per
prepararne calce. Addirittura trent’anni prima dell’avvento
della ferrovia, le propaggini del Crevole erano state oggetto
d’attenzione da parte dell’Amministrazione Comunale per
farvi passare la via più comoda per congiungersi con quella
della Maremma.. Poi venne la ferrovia e a più riprese
l’uomo provvide ad adattare il luogo alle priorità del
momento fino al suo abbandono, al recupero di quanto utile rimasto e
all’oblio. Il segno dello stradello però rimase anche se i
più ne persero la memoria. Soltanto i cacciatori e qualche
spirito solitario continuarono ad aggirarsi sull’antico tracciato
ferroviario che privo ormai dell’originale fisionomia, riusciva
ancora a conservarne qualche apprezzabile traccia. Quando ne venne
deciso il recupero, affinché si conoscesse l’importanza
storica dell’impresa che aveva portata la modernità nel
territorio di Murlo e ne mettesse in risalto, col valore naturalistico,
la sua selvaggia bellezza, non tutti se ne mostrarono entusiasti, ma ad
opera compiuta furono in molti a rallegrarsene e non soltanto i
murlesi. Ebbene: fra questi vi fu chi vide nella nuova opera
finalizzata alla valorizzazione di un patrimonio comune,
l’occasione di avvalersene per scopi strettamente personali. Il
tracciato previsto come sentiero didattico e come meta di passeggiate
nella natura da parte di gruppi famigliari, scolastici o sportivi,
venne ben presto usato per smacchiare la legna in luogo dei sentieri
tradizionali senza curarsi dei danni procurati. Di solito chi opera
“di straforo” lo fa con abilità e furbizia, senza
eccedere ma, talvolta, la presunzione dell’impunità lo
porta a trasgredire oltre misura arrivando persino a modificare le
caratteristiche di un percorso e con esse il suo equilibrio. Tale
sicurezza lo ha spinto a muoversi con mezzi inadatti incurante di frane
aperte, strutture obsolete e non abilitate a supportarne le
sollecitazioni. Anche l’uso dell’alveo di corsi
d’acqua non è stato disdegnato quasi si trattasse di
normale via di comunicazione. L’assoluta inosservanza delle
regole, la carente manutenzione e i numerosi disboscamenti protrattesi
nel tempo, non ne garantiscono più la sicura percorrenza. Nel
tratto laddove i corrimani di legno ormai fradici non esplicano
più alcuna funzione, si riattivano in autonomia antichi
“diverticoli” più sicuri per coloro che, malgrado
tutto, considerano ancora “il vecchio stradello della ferrovia, fra i percorsi più belli e interessanti del territorio di Murlo”. >>>ooo<<< |
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