MURLOCULTURA
n. 1/2008 |
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Poderi, proprietari e mezzaioli nelle comunità di Murlo e lupompesi alla fine del XVII secolo di Giorgio Botarelli |
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Un
primo sommario quadro sugli insediamenti poderali delle Comunità
di Murlo e Lupompesi nell’ultimo quarto del Seicento, è
tracciabile sulla base di elementi tratti da quattro Stati
d’anime compilati annualmente nel 1672, 1689, 1691 e 1699 dal
pievano di Murlo, Giovanni Domenico Panicali. Nei rilievi vengono
censiti, oltre ai popoli del castello di Murlo, dei villaggi di Tinoni,
dell’Antica e di Lupompesi, anche gli abitatori dei poderi
circostanti, vale a dire tutta la popolazione di quel territorio, parte
del dominio vescovile, che rientrava all'epoca sotto la cura della
pieve di San Fortunato a Murlo (1). I documenti tramandati dal
Panicali, sebbene in forma schematica e talora incompleta, permettono
comunque l’acquisizione di dati su alcuni dei molteplici aspetti
inerenti alle unità poderali del periodo, come la loro
consistenza, i toponimi, la composizione delle famiglie coloniche o,
più in generale, la distribuzione dei possessi terrieri nella
zona, dato che talvolta vi è registrata anche la
proprietà del podere. In questa iniziale e concisa ricognizione
sull'argomento, sono riportati di seguito, dapprima la trascrizione
riguardante i poderi dello Stato d’anime del 1689, a titolo di
esempio, con brevi annotazioni a commento; quindi un prospetto sui
proprietari dei poderi ricavato dallo Stato d’anime del 1691,
poiché in quello del 1689 non è registrato
alcunché a riguardo. I toponimi I toponimi registrati nel 1689 sono trentadue e nell’arco dei ventisette anni abbracciati dai quattro Stati d’anime sono sempre gli stessi ad eccezione di quattro, Casa Nuova, Casino Roselli, Castellina e Poggetto, assenti nel rilievo del 1672. Si potrebbe supporre la costituzione dei suddetti nuclei poderali e la costruzione dei relativi casolari avvenuta negli anni intercorrenti fra il 1672 ed il 1689, ma è più facile pensare all’assenza di una famiglia mezzadrile al momento del censimento nel 1672, dato che, ad esempio, del podere Casa Nuova, abbiamo notizie antecedenti quella data. Inoltre nel documento del 1689 non compare il mulino de’ Roselli che invece è presente e risulta abitato negli altri tre; difficile dire, al momento, con quale dei due mulini, quello di Mezzo o quello di Lupompesi - ambedue in rovina e sulla via di una definitiva scomparsa - sia oggi identificabile. Tutti i toponimi poderali menzionati, all'infuori di Castellina, che non è individuabile in alcuna struttura odierna, si riferiscono a poderi oggi funzionanti, o a casolari risistemati per uso residenziale o vacanziero, o a fabbricati in stato di abbandono ormai diruti che nel lasso di trecento e passa anni hanno conservato il primitivo nome. Il toponimo Mulinaccio, non più esistente in zona, è assegnabile, come attesta il Catasto Leopoldino nel 1821, al casolare abbandonato detto Casaccia (2), ubicato sulla sinistra della strada che scende al Villaggio delle Miniere; interessante il toponimo, perchè potrebbe far ipotizzare la presenza in antico di una struttura molitoria, peraltro di non grande efficienza. I due poderi Bufalaie di Sopra e Bufalaie di Sotto sono riscontrabili con i due casolari prospicienti che oggi vanno sotto l'unico nome di Bufalaie. Situazione simile per Valiana di Sopra e Valiana di Sotto, identificabili, sempre dal Catasto Leopoldino, il primo con il casolare oggi detto Valianino, il secondo con il podere situato all’estremità del pianoro che va a scendere verso il Fosso Bucatassi (3). Il casolare oggi detto Valiana di Mezzo, posto fra i due suddetti, è di più recente costruzione, dato che non risulta nel Catasto Leopoldino e che una piccola lastra in marmo bianco, con la data incisa e murata sopra la porta d'ingresso, sembra collocarne la fabbricazione nel 1855. Per quanto riguarda poi i tre poderi denominati Casino, il primo, di proprietà della famiglia Roselli, è registrato nello Stato d'anime del 1691 come “il podere del signor Roselli detto il Casino di Pratale”, per cui è facilmente riconoscibile nell'omonimo podere oggi ubicato sulle propaggini di Poggio Civitate; il secondo, in base a confronti con gli altri tre documenti è da identificare con il podere Bandita, citato invece come tale in quest’ultimi; il terzo, Casino Casalino, si riferisce al casolare in rovina, oggi quasi completamente scomparso, posto un chilometro circa a nord-ovest del Casalino, all’interno del recinto demaniale, annotato col nome di Casina nel Catasto Leopoldino. Le famiglie coloniche Ai trentadue toponimi fanno riscontro trentotto insediamenti familiari: a Iello (oggi Aiello), infatti, i cui fabbricati spettavano a tre proprietari, risiedevano quattro nuclei familiari; tre nuclei distinti della famiglia Borghi abitavano ai Pianelli mentre altre due famiglie erano al Colombaio. Complessivamente nelle strutture poderali vivevano in quell’anno 209 anime, con una media di cinque/sei persone (5,5) per nucleo familiare; la famiglia colonica più consistente si trovava alla Costa (dieci persone), mentre, d’altra parte, vi erano tre nuclei di due persone, due a Iello ed uno al Colombaio, formati da una vedova col figlio o la figlia. A parte questi piccoli nuclei, in genere pigionali (4), per il resto si tratta sempre di famiglie mezzadrili impegnate nella conduzione di poderi appartenenti a possidenti locali, a cittadini, a nobili, a enti religiosi; solo i tre nuclei della famiglia Borghi ai Pianelli e la famiglia Bianchi a Iello posseggono i casolari che abitano. L’età media rilevata è di poco superiore ai ventitre anni (23,3) e, sempre tenendo presente che il conteggio degli anni era abbastanza incerto, i due personaggi più anziani erano i coniugi Savelli che, residenti al podere Pian di Rotella proprietà della mensa arcivescovile di Siena, vantavano rispettivamente un’età di settantotto e sessantanove anni, di tutto rispetto per i tempi, soprattutto in campagna. I proprietari dei poderi Come risulta dalla tabella seguente, nel 1691 si riscontrano trentuno toponimi anziché trentadue, rispetto a due anni prima, poiché Bufalaie non è distinto nei due poderi di Sopra e di Sotto, poi manca il podere Pietre, forse vacante della famiglia colonica, ed in più è registrato il mulino dei Roselli. Gli insediamenti familiari sono trentasei invece di trentotto, uno in meno rispettivamente ai Pianelli e a Iello. Sul totale di trentasei strutture, a parte quattro di cui non è indicato il proprietario (Chiostro, Moscona, Casino del Casalino e Montorgiali che è illeggibile), ben quattordici spettano a proprietari locali; fra quest’ultimi spiccano i Roselli, abitanti a Tinoni, possessori di quattro poderi (Casino di Pratale, Teschio, Costa e Vignali) ed un mulino. Gli altri proprietari locali sono gli Ercolani dell’Antica, i Bianchi di Iello, i Fattioni di Lupompesi, i Borghi dei Pianelli, i Niccoli di Tinoni e Cicilia, vedova Andreucci, che sembra possedere solamente la casa al Colombaio. I proprietari senesi, che posseggono nove strutture, sono i Rubini (Beccano), i Piochi (parte del podere Casabaccini), i Biagi (Preci), i Baroni (Busca), il notaio Niccolò Magnoni (Bandita e Poggetto), il fornaio Sebastiano Luci (Casalino) e i Franceschi (Farnese e Mulinaccio). Fra gli enti religiosi sono proprietari di poderi, naturalmente la mensa arcivescovile di Siena (Colombaio, Pian di Rotella e Ravina), la pieve di Murlo (Casa Nuova e Pieve a Carli), i padri di Crevole, da pochi anni trasferitisi da Montespecchio (Castellina). Due soli poderi sono posseduti da famiglie nobili senesi: Bagniolo dai De Vecchi e Montorgialino dai Massari. Il signor Carlo Lambruco di Buonconvento è proprietario a Iello (5).
Note (1) Giovanni
Domenico Panicali fu pievano di San Fortunato a Murlo dal 1668 al 1717,
anno della sua morte. I quattro Stati d’anime da lui redatti sono
conservati presso l’Archivio Arcivescovile di Siena: Stati d’anime diocesani n.2811 (anno 1672), n.2818 (anno 1689), n.2819 (anno 1691), n.2822 (anno 1699). (2) Archivio di Stato di Siena (ASS), Catasto Leopoldino, Comunità di Murlo, Sezione U di Murlo, part.527. (3) ASS,
Catasto Leopoldino, Comunità di Murlo, Sezione F di Valiana di
Sotto, part.141 (Valianino) e part.148 (Valiana di Sotto). (4) I
pigionali costituivano la fascia sociale più povera, formata da
lavoratori agricoli che venivano impiegati saltuariamente, in genere a
stagione. Risiedevano in case a pigione. (5) La provenienza dei vari proprietari è ricavata da altre fonti. |
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