MURLOCULTURA n. 1/2010 | ||
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Una riflessione nata dal dialogo di Antonio Cozzitorto |
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29 settembre 2007 0re
12,15, papà Carmelo nel silenzio e nella quiete cresce l’anima devota.
Quel silenzio che penetra lo spirito, che lascia il segno e permette di
pensarci profondamente: momenti magici durante i quali, come un fiume,
scorrono dolcemente nell’animo i sentimenti, i propositi e le speranze
della vita. E scopri te stesso, quasi una radiografia dello spirito. La
mia poesia non è altro che il profumo ed i colori dei miei campi , i
valori della mia gente. La Calabria orgogliosa che resiste ai soprusi,
ma anche il camminare tra la gente della mia amata Italia che anche se
vissuta tra mille impegni, mi ha sempre offerto tante provocazioni e
anche tanti attimi di riflessione. 26 marzo 2010 ore 12,15, il mio grande “amico” Franco che
ascolto: è bello camminare attenti tra la gente; solo allora si
sperimenta di persona non solo il male che affligge l’umanità, ma anche
l’esistenza di tanto bene che c’è nel mondo, virtù e peccati
caratterizzano la vita umana. La gente in fondo, è tutta brava,
bisognosa di essere ascoltata, compresa e aiutata; in tutti c’è una
porzione di cuore buono. Infondere coraggio, asciugare una lacrima, far
nascere un sorriso procurano tanta gioia. Donare vale più del possedere. E la speranza diventa vita! La gente che strapazza l’anima con mille problemi e disperazioni è sempre pronta, anche se a tempi lunghi, a ricambiare; del resto, si sa, le gioie vere maturano sempre nel dono segreto e sofferto. Però,
camminare così tra la gente non sempre sarà facile; richiede impegno
costante, serenità, autocontrollo. Bisogna imparare a mantenersi in
equilibrio come gli acrobati nel circo. Da una parte è necessario
superare il pericolo <<narcisistico>>:
quello di contemplarsi nello specchio e dirsi bravo, battendosi le
mani! Un pericolo frequente, incalzante, inavvertito: la vanità è
troppo umana e sta sempre dietro l’angolo. Convincersi di essere bravi
o di avere il mondo in mano è l’inizio della fine. Allora non resta che
ricominciare tutto, è in umiltà. Dall’altra
parte bisogna evitare il pericolo di scoraggiarsi facilmente e
dichiararsi <<chiuso per fallimento>>. Convincersi di non
farcela, di non servire a niente, quasi limoni spremuti; considerarsi
in soprannumero o l’ultima ruota del carro, condannati a vivere sempre
trascinati e rimorchiati da chi si crede più forte e fortunato, è una
tentazione da superare. Anche se molte volte può diventare una vera
scappatoia per sfuggire ai propri impegni. In questa altalena della
vita forse le sconfitte e i fallimenti saranno tanti; ma la forza e la
voglia di riprendere il cammino non devono mai mancare! Allora continuare a camminare tra la gente non sarà una vuota e inutile passeggiata o un peso insopportabile per un mondo
che si rifiuta e si condanna, ma un impegno costante e personale per
diffondere la speranza a quanti vivono disperati. No, queste non sono
parole, tanto meno pensieri di convenienza; è anche vero, però, che
proprio le parole, se ascoltate, diventano l’unico pane che dà vita. Non chiudere mai la porta alla speranza nel tuo cammino. Se hai perso il denaro lo puoi recuperare con un affare, se hai perso il coraggio hai perso tutto. Noi ne abbiamo, ed anche tanto, forse è sparso ma ne abbiano. Quindi
l’esempio della vite, la vita del nostro territorio, che unitamente
all’ulivo ed alle altre piante di macchia mediterranea ed ai pascoli ha
rappresentato tanto per la nostra storia contadina. La mezzadria tutti
la ricordano così come hanno a mente la famiglia con il capoccia. Il
capoccia l’uomo più saggio quello che possedeva più esperienza, oggi un
po’ relegato ad un posizione di secondo piano. Si i tempi sono cambiati ma i tempi come la mia poesia mi ricorda tutti i giorni il profumo e i colori dei
nostri campi, i valori della nostra gente. La Calabria orgogliosa che
resiste ai soprusi. Per questo, vivo da poeta senza attaccarmi alle
cose della vita, in fondo sono effimere. Per concludere, un
pensiero di Corrado Alvaro <<La disperazione più grave che possa
impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia
inutile>> (L’ultimo diario – Bompiani, 1961 pag.8). |
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