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Tra
le numerose opere d’arte provenienti dal territorio di Murlo, oggi
conservate nei più importanti musei del senese, troviamo anche una
tavola molto bella ed interessante di Neroccio di Bartolomeo Landi.
Il dipinto rappresenta una scena sacra, al centro la Vergine Maria
col Bambino siede sul trono e ai lati la circondano i santi Pietro,
Sebastiano, Giovanni Battista, Sigismondo, Bernardino e Paolo. L’opera
proviene dalla chiesa dei santi Pietro e Paolo a Montepescini, come
ci dimostra la presenza dei due stessi santi nel dipinto; firmata e
datata 1492, è attestata per la prima volta nel resoconto della
visita pastorale di monsignor Bossio del 1575, purtroppo però non
sappiamo chi possa aver commissionato il dipinto. Oggi è conservata
presso la Pinacoteca Nazionale di Siena. Neroccio
di Bartolomeo, nato nel 1447, compì forse il suo apprendistato nella
bottega del Vecchietta, mentre siamo certi che divenne socio del
contemporaneo Francesco di Giorgio, collaborazione che si interruppe
nel 1475. Lo stile del nostro pittore è influenzato proprio dal suo
collega, ma anche da un altro artista, Liberale da Verona, col
risultato di un tratto elegante e colori delicati. I volti dei
personaggi sacri dipinti da Neroccio sembrano avere una consistenza
diafana, le figure quando si stagliano sul fondo dorato appaiono come
sospese in una dimensione astratta, caratteristiche riscontrabili
nella maggior parte dei dipinti del nostro conservati presso la
Pinacoteca. Qualcosa
di diverso accade nell’opera proveniente da Montepescini. Siamo
nella fase tarda dell’attività di Neroccio e i santi rappresentati
in questa pala sono tracciati con una notevole plasticità di forme;
essi si schierano intorno alla Vergine in contemplazione e sembrano
quasi racchiudere il suo trono. Pietro e Paolo mostrano uno sguardo
fiero e composto, ma tutti e sei i santi dipinti dal nostro artista
si impongono come figure vive e solide all’interno dello spazio
della rappresentazione. Questo effetto è dovuto in gran parte alla
forza del tratto dei contorni che ricorda, come fanno notare i
critici, le sculture dell’artista senese Vecchietta, e
dall’utilizzo deciso del chiaroscuro che esalta le forme. Mentre al
centro il manto della Madonna la avvolge con una linea fluida senza
alcuna secca interruzione, le vesti dei santi ricadono secondo linee
perpendicolari taglienti, quasi fossero sbalzate su lastra metallica.
Il trono di Maria ha due teste di putto che sormontano delle foglie,
come braccioli, e la spalliera ricorda quasi la decorazione di un
altare marmoreo. I colori utilizzati dal Neroccio si avvicinano molto
alla plasticità della figura; anch’essi rifuggono il precedente
pallore e si fanno maggiormente vigorosi grazie ai caldi toni
dell’oro, dei rosa e del giallo, ancora una volta nei santi Pietro
e Paolo. Da
ricordare, inoltre, l’importanza della datazione (1492) della pala
di Montepescini, che serve appunto da basilare documento e quasi
punto spartiacque, per comprendere al meglio lo stile del pittore
negli anni immediatamente precedenti alla Pala di Montisi (1496), che
presenta ancora altre differenze di stile e di pittura e che si
colloca tra le opere ultime di Neroccio.
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