|
Quest’anno
la consueta gita dell’Associazione Culturale di Murlo si è svolta
in luoghi a noi vicini, ma non per questo meno ricchi di interesse e
fascino. Ci siamo, infatti, incamminati “sulle orme di Piero”
alla scoperta cioè, delle terre dove è nato ed ha lavorato il
grandissimo pittore Piero della Francesca (1412-1492). Non potevamo
che iniziare da Monterchi, paese tra i più pittoreschi della Val
Tiberina e luogo di nascita della madre di Piero, dove si conserva il
famosissimo affresco della Madonna del Parto. Oggi collocata
in un piccolo museo ad essa dedicata, l'opera del 1450 circa
ritrae Maria incinta, che si rivela all’osservatore sotto un
baldacchino di stoffe preziose, i cui lembi vengono sollevati da due
angeli. Questi sono stati realizzati dal pittore in maniera
speculare, addirittura utilizzando lo stesso cartone rovesciato ed
anche i colori con i quali sono dipinti, vesti ed ali rimandano gli
uni agli altri. Ma è la figura di Maria che ci colpisce per i suoi
gesti naturali; una mano sul ventre, sul quale la veste della Vergine
è allentata mostrando il biancore della camicia sottostante e
l’altra mano sul fianco, quasi nello sforzo di sorreggere il peso
del nascituro e per concentrare l’attenzione del fedele
sull’importanza che quella nascita avrà. La solennità delle
figure e la regalità della posa di Maria rimanda ad una atmosfera
sacra e rituale, di grande impatto visivo. Giungiamo,
poi a Sansepolcro, luogo di nascita del pittore, ma anche bellissima
cittadina dai molti monumenti. Basti pensare alla bella fortezza
realizzata da Giuliano da Sangallo ed all’affascinante centro
storico, un susseguirsi di palazzi e chiese che ebbero il loro
massimo splendore tra il ‘300 e il ‘500. Qui abbiamo potuto
ammirare, conservati nel museo civico, il Polittico della
Misericordia (1445-1460) e l'affresco raffigurante la
Resurrezione di Cristo (1463 circa).
Il polittico, composto da numerosi scomparti, presenta al centro la
Vergine che spiega il suo mantello, dove trovano riparo e conforto i
fedeli inginocchiati. Ai lati San Sebastiano, San Giovanni
Battista, San Giovanni Evangelista e San Bernardino da
Siena. Nel secondo registro si vedono San Benedetto da Norcia,
un Angelo Annunziante con la Vergine Annunziata e San Francesco da
Assisi. Nella predella si trovano scene della morte e
resurrezione di Cristo, nelle lesene altre figure di santi (predella
e lesene non sono opera di Piero) e proprio sopra la figura di Maria
troviamo una stupenda Crocifissione, dove è ancora forte la
dipendenza dal vigore plastico e drammatico di Masaccio. Nelle altre
figure, invece, Piero evidenzia la geometria volumetrica dei corpi,
che risaltano inondati dalla luce, ma abbandona il pathos drammatico.
Nella famosissima Resurrezione il maestro pone al centro della
scena il sepolcro, dalla quale la cittadina prende il nome, sul quale
Cristo appare vivo e vigilante, in opposizione rispetto ai soldati
dormienti alla base della raffigurazione. Per dare ancora più
risalto a questo contrasto tra la morte e la vita, la veglia e il
sonno, l'artista pone alla sinistra di Cristo alberi spogli e aridi,
mentre alla destra verdi e frondosi. L'impressione generale è quella
di un equilibrio nella composizione, pur scandito dal dinamismo di
quei contrasti sopra analizzati. Sempre al museo civico si espongono
due affreschi raffiguranti San Ludovico e San Giuliano. Ad
Arezzo si conserva nella chiesa di san Francesco l’opera certamente
più famosa e più completa per comprendere l’arte del nostro
pittore. Si tratta del ciclo affrescato della Leggenda della Vera
croce. Realizzate tra il 1452 e il 1466 su commissione della
famiglia Bacci e accuratamente restaurate nel 2000, le pitture
illustrano un tema assai caro all’ordine francescano, ovvero la
storia che narra il ritrovamento della croce di Cristo, contenuta
nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine del 1265. Gli
episodi sono distribuiti su tre registri e la loro disposizione tiene
maggiormente conto dell’aspetto compositivo che dell’ordine
cronologico. Nella parte superiore sono nei lunettoni due scene che
si svolgono all’aperto, La morte di Adamo e L’esaltazione
della Croce, al centro i due episodi La Regina di Saba in
ginocchio di fronte al ponte sul fiume Siloe e l’incontro con
Salomone e Il ritrovamento e il riconoscimento della Vera
Croce assumono quasi un tono da scena cortese, con la nobiltà
che deriva dalle forme geometriche eleganti e perfette e in basso gli
episodi di battaglie celebri: La Vittoria di Costantino su
Massenzio e La Battaglia di Eraclio contro Cosroe. Qui,
nonostante la forte drammaticità del tema raffigurato, prevale su
tutto un'atmosfera di sacra ritualità. Nella parete centrale
troviamo infine quello che, di fatto, risulta essere il primo
"notturno" della pittura italiano, ovvero il Sogno di
Costantino. L'imperatore dorme nella sua tenda dal perfetto
volume di cilindro, la cui spazialità interna è sondata dalla trave
lignea che sostiene la struttura. Il cielo buio viene improvvisamente
squarciato da un fascio di luce divina che, quasi come una
modernissima luce di scena, illumina Costantino, predicendogli la
vittoria su Massenzio a Ponte Milvio. Ed è la stessa luce che, in
questa stupefacente prova pittorica di Piero, crea bagliori e
riverberi sulle armature dei soldati di guardia, evidenzia i volumi
dei corpi, suggerisce e proietta ombre. |