MURLOCULTURA n. 1/2013
NATURA DI MURLO

OSSERVAZIONI SUI LICHENI DI CREVOLE

di Luca Paoli*, Anna Guttova** e Barbara Anselmi***

* Dipartimento di Scienze della Vita, Università degli Studi di Siena

** Istituto di Botanica, Accademia Slovacca delle Scienze, Bratislava
*** Associazione Culturale di Murlo

Associazione Culturale di Murlo
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Les lichens donnet à leur manière la mesure de la salubrité de l’air”.

Così affermava in uno scritto del 1866 William Nylander, riportando le sue osservazioni sulla scomparsa dei licheni dal “Jardin du Luxembourg” a Parigi ed evidenziando come a loro modo i licheni danno una misura della qualità dell’aria. Da allora in poi, la possibilità di utilizzare questi organismi come indicatori degli effetti dell’inquinamento atmosferico ha fatto incrementare notevolmente le conoscenze su questo gruppo di organismi, altrimenti piuttosto trascurati. Al giorno d’oggi è ben assodato che i licheni sono affidabili indicatori degli effetti biologici dell’inquinamento atmosferico. Nel loro ruolo di indicatori biologici sono un utile strumento di indagine per quanto riguarda gli effetti dell’inquinamento, dell’eutrofizzazione, della gestione forestale e dei cambiamenti climatici.
I licheni possono offrire il loro contributo negli studi di valutazione dell’impatto ambientale di opere di pubblico interesse che potenzialmente rilasciano emissioni in atmosfera. Per rendersi conto dell’importanza di questi organismi in Ecologia Applicata, con le parole licheni e inquinamento atmosferico (“Lichens” and “air pollution”), il database ScienceDirect (il più importante archivio digitale delle riviste scientifiche), fornisce più di 4000 articoli sull’argomento. In tal senso, val la pena ricordare che la ricerca italiana è all’avanguardia per lo studio e l’applicazione delle tecniche di monitoraggio biologico mediante licheni.
Che cos’è un lichene? Un lichene è in definitiva un fungo (“micobionte”) che vive in simbiosi con alghe verdi o cianobatteri (“fotobionti”).
È prassi comune dividere i funghi in base alle loro esigenze nutritive in “saprofiti” (degradano sostanze non viventi di origine animale o vegetale), “parassiti” (si nutrono di organismi viventi) e “simbionti” (che attuano forme di parassitismo controllato, con vantaggi anche per il loro ospite). Nella simbiosi lichenica i due partner traggono mutuo vantaggio dalla vita insieme: con la fotosintesi l’alga produce i carboidrati e le altre sostanze da cui il fungo trae nutrimento, ricevendone in cambio protezione contro l’essiccamento e le radiazioni solari nocive. La simbiosi porta alla formazione di organismi peculiari per morfologia e fisiologia, ovvero per la presenza di nuove strutture e la produzione di sostanze (acidi lichenici), che né il fungo né l’alga singolarmente sarebbero capaci di sintetizzare. In tal modo, i licheni sono in grado di colonizzare ogni substrato, anche negli ambienti più estremi, dai poli ai deserti. Li ritroviamo pertanto sugli alberi (“epifiti”), sulle rocce (“epilitici” ed “endolitici”), sul terreno (“epigei”), sulle foglie (“epifilli”) e sui manufatti. La loro resistenza è da ricondurre alla capacità di passare da uno stato metabolico attivo a uno latente attraverso una rapida disidratazione. I licheni sono in grado di vivere in uno stato di quiescenza anche per parecchi mesi, sino a quando condizioni ambientali più favorevoli non consentano la ripresa della normale attività metabolica. Diversamente dalle piante superiori, non possiedono né radici, né una cuticola cerosa che li protegge e dipendono esclusivamente dall’atmosfera per l’apporto di nutrienti minerali. Queste caratteristiche, insieme al fatto che sono in grado di crescere un po’ ovunque e alla capacità di accumulare elementi in traccia ben oltre i loro fabbisogni metabolici, li rendono ottimi indicatori biologici (“bioindicatori”) dell’inquinamento atmosferico. Nel monitoraggio ambientale i licheni consentono pertanto di individuare segnali di allarme in quanto identificano le aree in cui il livello di inquinamento provoca un effetto su un organismo sensibile, aree che possono perciò essere oggetto di un più accurato monitoraggio strumentale. In pratica, nelle aree inquinate, numero e diversità delle specie licheniche si riducono notevolmente e i licheni tendono a scomparire. Al contrario, diversità biologica e abbondanza delle specie risultano elevate in aree con buona qualità dell’aria. In tal senso, è utile precisare che i licheni non danneggiano gli alberi su cui crescono. Perciò l’abbondanza e la varietà di specie licheniche sul tronco e sui rami di un albero secco, ne riflettono sovente la maggiore disponibilità luminosa, che conseguentemente favorisce la crescita e la diffusione di specie eliofile, cioè amanti della luce.
Perché scrivere di licheni in Murlo Cultura? Questa breve comunicazione è dedicata a Lobaria pulmonaria (L.) Hoffm., anche conosciuto con il nome di "polmonaria delle querce" o "lichene polmone" (figure 1, 2 e 4).

Lobaria pulmonaria

Fig. 1 - Un bell’esemplare di Lobaria pulmonaria nella valle del Crevole.


Lobaria pulmonaria

Fig. 2 - Particolare dei corpi fruttiferi (apoteci) di Lobaria pulmonaria, nei quali vengono prodotte le spore.


Lobaria pulmonaria è il risultato di una simbiosi fra organismi appartenenti a tre Regni diversi: un fungo (ascomicete), un'alga verde e un cianobatterio. Si tratta di un lichene epifita dalle dimensioni ragguardevoli (spesso oltre 30 cm di diametro), la cui forma ricorda vagamente quella di un'insalata. Poiché L. pulmonaria è estremamente sensibile all'inquinamento atmosferico, vive in aree remote non inquinate e caratterizzate da un elevato livello di umidità atmosferica. La specie è influenzata negativamente sia dalla riduzione dell'habitat, sia dalla gestione forestale, tanto che in Europa è considerata specie rara e in forte declino. La presenza stessa della Lobaria in un’area è quindi un indicatore positivo di qualità ambientale.
In tal senso, di recente è stata scoperta una popolazione di L. pulmonaria numericamente impressionante nelle valli che circondano la Rocca di Crevole, che meriterebbe uno studio approfondito ai fini della conservazione di questo ambiente e di habitat con caratteristiche simili. Durante alcune escursioni, sono stati individuati circa 500 alberi colonizzati da Lobaria, in particolare roverella, acero, carpino, frassino, leccio, pruno selvatico e addirittura edera. L’area interessata, sulla base delle conoscenze attuali, corrisponde alla rappresentazione di figura 3.

Valle del Crevole

Fig. 3 - Area di distribuzione di Lobaria pulmonaria nella zona di Crevole, sulla base delle conoscenze attuali.
I cerchietti indicano le zone di ritrovamento.

Le comunità licheniche caratterizzate da un’elevata presenza di L. pulmonaria sono composte da specie fortemente igrofile, non nitrofile, molto sensibili all'inquinamento e generalmente assenti in aree antropizzate. Una ricerca italiana (Nascimbene et al., 2010) ha dimostrato che ecosistemi popolati da L. pulmonaria ospitano immancabilmente anche altre specie rare di licheni che condividono le stesse caratteristiche ecologiche.
I delicati rapporti di equilibrio fra la diffusione di L. pulmonaria e le caratteristiche ecologiche del suo habitat sono ancora oggetto di indagine. Gli Autori riferiscono quanto segue: «.our findings are in accordance with several floristic papers indicating that stands with large populations of L. pulmonaria are core areas for numerous nationally rare lichens. These types of stands were indicated to have a conservation priority due to the higher genetic variability and evolutionary potential of large Lobaria populations compared to small-sized populations». I loro risultati “concordano con vari studi floristici che indicano come i siti caratterizzati da ampie popolazioni di L. pulmonaria sono aree di primaria importanza per numerose specie rare a livello nazionale. Questi siti hanno pertanto priorità in termini di conservazione, grazie all'alta variabilità genetica e al potenziale evolutivo che risiede in popolazioni ampie di Lobaria rispetto a popolazioni di dimensione limitata". Ed è noto che la ricchezza specifica e la presenza di specie rare sono fra i principali criteri nella selezione di aree di interesse e con priorità a fini conservazionistici (Nordén et al., 2007). Queste considerazioni suggeriscono che anche l'area che circonda la Rocca di Crevole possa racchiudere in sé le caratteristiche di un sito di interesse a fini conservazionistici.


Lobaria pulmonaria


Fig. 4 - Gruppi di Lobaria pulmonaria su un singolo albero nella valle del Crevolicchio.

LISTA FLORISTICA DEI LICHENI DI CREVOLE
La seguente è una lista floristica (non esaustiva) dei licheni epifiti rinvenuti insieme a *Lobaria pulmonaria. La nomenclatura segue il database Italic (Nimis & Martellos, 2008), l'asterisco (*) indica specie molto o estremamente rare (Nimis & Martellos, 2008).
I campioni sono conservati presso l’erbario SAV – Slovenská Akadémia Vied, in Bratislava.
Anaptychia ciliaris, Cladonia sp. div., Collema flaccidum, Collema furfuraceum, Collema subflaccidum, Collema subnigrescens, *Degelia plumbea, Chrysotrix candelaris, Evernia prunastri, Flavoparmelia caperata, *Fuscopannaria mediterranea, *Gyalecta derivata, Heterodermia obscurata, Hypogymnia physodes, Lecanora argentata, Lecanora carpinea, Lecanora chlarotera, Lecidella elaeochroma, Lepraria sp., *Leptogium brebissonii, Leptogium lichenoides, Leptogium teretiusculum, *Lobaria amplissima, *Megalaria laureri, *Nephroma laevigatum, Normandina pulchella, Parmelia sulcata, Parmelina quercina, Parmelina tiliacea, *Pannaria conoplea, *Parmeliella triptophylla, Parmotrema perlatum, Peltigera praetextata, Peltigera sp. div., Pertusaria albescens, Pertusaria amara, Pertusaria hemisphaerica, Phlyctis agelaea, Phlyctis argena, Physconia distorta, Physconia servitii, Ramalina farinacea, Ramalina fastigiata, Usnea sp.


Bibliografia

Nylander, W. 1866. Les lichens du Jardin du Luxembourg. Bulletin Société Botanique de France, 13: 364-372.

Nascimbene, J., Brunialti, G., Ravera, S., Frati, L., Caniglia, G., 2010. Testing Lobaria pulmonaria (L.) Hoffm. as an indicator of lichen conservation importance of Italian forests. Ecological Indicators, 10: 353-360.

Nimis, P.L., Martellos, S., 2008. ITALIC - The Information System on Italian Lichens. Version 4.0. University of Trieste, Dept. of Biology, IN4.0/1 (http://dbiodbs.univ.trieste.it/).

Nordén, B., Paltto, H., Götmark, F., Wallin, K., 2007. Indicators of biodiversity, what do they indicate? – Lessons for conservation of cryptogams in oak rich forest. Biological Conservation, 135: 369-379.





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