MURLOCULTURA
n. 3/2006 |
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Personaggi:
BARTOLOMEO VERDICCHIO La saggezza con gli occhi di un bambino
di Annalisa Coppolaro |
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Persone
come lui non se ne incontrano spesso: lo capii subito quando, mentre
entravo timidamente nel fantastico mondo del giornalismo e
all’Albo mancava ancora un anno e mezzo, Bartolomeo mi fu
presentato dal collega Antonio Santelli. ‘’Questo é
un personaggio, vedi, lui sí che andrebbe
intervistato’’, affermò Antonio. Come al solito
aveva ragione. Scoprii quindi, pian piano, il grande, straordinario
Pianeta Verdicchio. Le componenti di questo mondo strepitoso sono,
direi, moltissime, un arcobaleno di realtà sfaccettate, uno
spettro di tinte che non possono che conquistare. Quello che mi
colpì subito di Bartolomeo fu la sua socievolezza, ed una
affabilità naturale che coinvolge e poi ti affascina dal primo
momento: libri, pensieri, opere d’arte, ricordi, ma soprattutto
la fantasia inesauribile di un uomo che sa ancora osservare le cose con
occhi da bambino. Questa sua capacità, credo, é la chiave
di tutto: nasce da questo suo sguardo fanciullo la curiosità di
scoprire, la capacità di osservare, la voglia di narrare. Del
resto, Verdicchio ne ha viste di tutte: il duro lavoro della miniera di
Murlo, iniziato il giorno in cui si entrò in guerra, nel giugno
del ’40, e poi anni dopo, di nuovo, come impiegato, e poi, via
via, lunghi decenni di storia difficile di un territorio come quello a
Sud di Siena che faticosamente si risollevò dopo quegli anni
bellici lottando per scrollarsi di dosso il disastro e guardare oltre.
Bartolomeo Verdicchio conosce in modo profondo gli strati sociali del
nostro territorio, la storia, il passato, la cultura di questo nostro
mondo. Ma soprattutto la volontà e il desiderio di condividerne
il patrimonio, e sa farlo nella maniera più diretta ed utile:
raccontandolo in modo comprensibile ai piccoli come ai grandi. Lo vedo
di rado, Bartolomeo, ma ne sento parlare molto. Mi é accaduto pochi mesi fa di aprire un libro su Monteroni: c’erano suoi contributi, e non é che uno dei tanti volumi che si avvalgono della sua saggezza. Ma già tempo fa, dopo una pausa lunga un decennio e mezzo, sentii il suo nome pronunciato con entusiasmo da mio figlio. |
Allora gli chiesi chi fosse
ad insegnare l’arte di lavorare la creta, e lui mi fece il nome di
Bartolomeo. Mi fu quindi tutto chiaro: il mago della fantasia e dei
ricordi lavorava con i bambini, affascinava loro come da sempre
conquista me. Non ne fui affatto stupita. E non mi sorpresi nel vedere
negli occhi di mio figlio una scintilla gioiosa, mentre parlava di quel
maestro d’arte così giovane dentro. Infatti, l’entusiasmo di Bartolomeo
é contagioso: a fine anno scolastico l’ho incontrato e mi ha portato
immediatamente a vedere, nella scuola di Monteroni, un incredibile
modello in creta e sassi del Pozzo del Cerrone. Mi ha raccontato come
ha raccolto i sassi, come ha lavorato con i ragazzi per realizzarlo. Un
fiume di informazioni, travolgente e gioioso. Poi mi ha invitato alla
presentazione del quaderno sulla Miniera di Murlo, realizzato coi
ragazzi della scuola, che solo un personaggio come lui, umile, saggio,
colto, sensibile, avrebbe potuto creare.
Mi é dispiaciuto non
andarci, ma di certo nei suoi cassetti vi sono ancora tante pagine che
presto ci regalerà, narrate come sempre con l’arte vera di chi sa
davvero raccontare.
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