MURLOCULTURA
n. 3/2008 |
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La storia del territorio attraverso i documenti conservati nell’Archivio Comunale di Murlo Campione delle strade, e fabbriche comunitative
a cura di Giorgio Botarelli Terza parte |
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Descritto il tracciato di collegamento tra il castello di Murlo, il borgo di Tinoni, l’Antica e il Vado di Beccano (1), il Campione
passa in rassegna le strutture presenti nei suddetti luoghi che erano
divenute di pertinenza della neonata Comunità di Murlo dopo la
fine del dominio vescovile, e consistenti in edifici o fabbricati
destinati a vari usi e in opere di pubblica utilità, come
cisterne, pozzi o fonti, il cui mantenimento competeva ora al nuovo
governo del territorio. Fabbriche esistenti in Murlo, Tinoni, Antica ridetti Murlo Murlo. Palazzo
pretorio, composto di quattro stanze superiori, archivio, cancelleria,
e due carceri, cioè una segreta, e l’altra larga, a cui
confina da tre parti la strada, e a mezzo giorno parte del palazzo
della Mensa Arcivescovile di Siena.(nota a lato: Non si pone nel Campione delle strade perché si appartiene al feudatario a carico del quale è la manutenzione). Una
casa per servizio del Caporale di Corte composta di stanze tre, due
superiori, e l’altra inferiore, confinando a levante la strada,
da ponente le mura castellane, componenti la medesima, da tramontana
una abitazione della Mensa, e a mezzo giorno, una casa dei signori
Sforazzini. Una cisterna, posta a latere della chiesa plebana di Murlo,
dalla parte di ponente, con sua grata di ferro sopra, e sue doccie
pendenti alla denominata chiesa, prestando ella stessa la
servitù delle medesime. Una fonte murata detta al Doccio, presso il fosso Crevole, a cui confina Antonio Gorini, e la strada. Un pozzo presso la cappella di S.Niccola, a cui confina la strada comunitativa, e il signore Ferdinando Magnoni Nel castello di Murlo appartenevano alla Comunità: l’edificio adibito a Palazzo pretorio,
una casa a uso abitativo, una cisterna per la raccolta dell’acqua
piovana situata accanto alla chiesa di San Fortunato. Negli immediati
dintorni del castello: la fonte al Doccio, ubicata nei pressi del torrente Crevole, il pozzo vicino alla cappellina di San Nicola. Lo
stabile al centro del castello di Murlo, oggi Palazzina, dopo aver
ospitato come Palazzo di giustizia i vicari vescovili per circa mezzo
secolo, era divenuto Palazzo pretorio, sede
della nuova amministrazione della Comunità. La Palazzina era
stata edificata, molto probabilmente sulla base di precedenti
strutture, durante l’episcopato dell’arcivescovo Zondadari
(1715-1745), il cui stemma di famiglia, in marmo, venne murato sulla
facciata prospicente Piazza della Cattedrale (2). Dal Campione
il fabbricato risulta allora costituito da quattro stanze superiori, da
altre due utilizzate l’una come archivio e l’altra come
cancelleria, più due ambienti, di cui uno sotterraneo, usati
come carcere. Da un lato la Palazzina, tramite un cavalcavia fatto
costruire dall’arcivescovo Cervini nel 1759 (3),
era stata collegata al palazzo attiguo, il cosiddetto Palazzone,
secolare residenza dei vescovi senesi quando giungevano in visita al
Vescovado (attualmente sede del museo etrusco). Il palazzo era rimasto
proprietà della mensa arcivescovile, alla quale, ribadisce il Campione,
competeva naturalmente la manutenzione. La Comunità possedeva in
Murlo anche un’abitazione che veniva data in uso al Caporale di Corte,
una sorta di pubblico ufficiale al servizio dell’amministrazione.
La casa era la medesima utilizzata dai famigli durante il periodo
vescovile, cioè due persone, l’uno con la qualifica di
caporale e l’altro con quella di messo, in genere padre e figlio,
alle dipendenze del vicario e stipendiati dalle comunità del
Vescovado (4).
Era composta da due stanze superiori e una inferiore, confinando a est
con la strada, a ovest con le mura del castelllo, a nord con una casa
della mensa e a sud con un’altra dei signori Sforazzini (5)
(potrebbe essere individuabile in uno dei primi edifici
dell’odierna Via delle Carceri). Accanto alla pieve di San
Fortunato si trovava poi, e si trova ancora oggi, una cisterna con
grata di ferro che veniva utilizzata per la raccolta dell’acqua
piovana, convogliata da docce pendenti dal tetto della chiesa. Fuori
del castello di Murlo, ma nei pressi, lungo il fosso oggi detto fosso
Grillo, che scorre parallelo alla strada in discesa diretta a Vignali,
poco meno di un paio di centinaia di metri prima di immettersi nel
Crevole si trovava una fonte in muratura denominata fonte al Doccio
(nel Catasto Leopoldino il fosso Grillo è infatti indicato come
fosso della fonte al Doccio) (6).
Della fonte, utilizzata fino a tempi relativamente recenti per la sua
buona acqua di vena, non resta visibile quasi nulla, se non una parte
di una piccola volta in muratura crollata che spunta dal terreno sul
bordo del corso d’acqua. Anche il pozzo presso la cappellina di
San Nicola, a cui abbiamo accennato nella precedente puntata,
apparteneva alla Comunità e confinava da una parte con la strada comunitativa e dall’altra con terreni del signor Ferdinando Magnoni (7).
Tinoni Due
fonti murate, presso il podere detto il Poggetto, cioè
abbeveratoio, lavatoio, e suo bottino, a cui confina la strada, ed i
signori Bernardino e fratelli Ciuoli. Un pozzo d’acqua viva in mezzo di Tinoni, ad una piccola piazzetta, a cui confina la strada comunitativa. Nel borgo di Tinoni appartenevano alla Comunità le due fonti in muratura con abbeveratoio, lavatoio e bottino che tutt’oggi si trovano, in realtà leggermente fuori dell’abitato, sulla destra dello stradello che scende verso il podere Poggetto; confinavano all’epoca con proprietà dei fratelli Ciuoli. Poi, il pozzo che si trovava in un piccolo slargo di Tinoni e che fu riempito nei primi anni Sessanta del secolo scorso, come ricordato in precedenza. (continua) ___________________________________________ Note (1) Vedi la seconda parte in: Murlo Cultura n.4/2007, pp.8-9. (2)
Il vicario vescovile Bernardo Giuseppe Pandini, in carica dal 1744 al
1750, testimonia la costruzione del Palazzo di giustizia (Palazzina) da
parte dell’arcivescovo Zondadari nella sua relazione sul
Vescovado redatta a metà Settecento. Vedi: Una signoria nella Toscana moderna. Il Vescovado di Murlo (Siena) nelle carte del secolo XVIII di
M.Filippone, G.B.Guasconi, S.Pucci, Siena 1999, pag.47. Per notizie
sullo stemma Chigi-Zondadari murato sulla facciata della Palazzina
vedi: Murlo Cultura n.3/2006, pp.10-11. (3) Alla costruzione nel 1759 del collegamento con il palazzo vescovile, accenna il Merlotti. Vedi: Memorie storiche delle parrocchie suburbane della diocesi di Siena
di G.Merlotti, a cura di Mino Marchetti, Siena 1995, pag.323.
Sull’odierno cavalcavia si può notare in facciata una
nicchia vuota che alloggiava uno stemma, da tempo scomparso,
dell’arcivescovo Cervini. (4) Sui famigli vedi: Una signoria nella Toscana moderna. Il Vescovado di Murlo (Siena) nelle carte del secolo XVIII di M.Filippone, G.B.Guasconi, S.Pucci, Siena 1999, pp.66-67. (5)
Gli Sforazzini erano possidenti del luogo; durante il periodo
napoleonico Antonio Sforazzini rivestì la carica di Maire di
Murlo dal 1809 al 1811. (6) Archivio di Stato di Siena: Catasto Leopoldino, Comunità di Murlo, sezione U detta di Murlo. (7)
I Magnoni abitavano a Siena. Il notaio Niccolò, originario di
Monte Follonico, era stato auditore vescovile dal 1722 al 1727 anno
della sua morte in Siena. |
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