MURLOCULTURA
n. 3/2008 |
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Sono in esposizione alla Collegiata di San Quirico d’Orcia quattordici formelle La Via Crucis di Agostino Golinelli A breve termine saranno poste in opera all’interno dello stesso importante monumento
di Luciano Scali
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Agostino Golinelli è un personaggio che non abita a Murlo ma lo vediamo spesso e da molto tempo dalle nostre parti. Qui ha diversi amici e poi è fra i soci più anziani della nostra Associazione Culturale. Oltre a questo è un artista dal carattere schivo che non ama molto mettersi in mostra preferendo lavorare in silenzio e dimostrare con i fatti, anziché con le parole, quello che sa e può fare. Non ha gran tatto con le persone che potrebbero facilitargli il cammino artistico ma, al contrario, le rifugge dando l’impressione di aver fatto suo il pensiero di Cyrano de Bergerac allorché afferma: “ … salirò non in alto, ma da solo!” Così è infatti. Ogni tanto sparisce e per lungo tempo non si sa nulla di lui salvo riapparire con qualcosa d’inedito quale risultato di un lavoro costante e solitario seguendo idee che talvolta sconfinano nell’utopia. Il fatto che scolpisca non meraviglia più di tanto vista la sua mole che gli ha consentito, fino a poco tempo fa, di sollevare “sassi” dalle dimensioni e peso di tutto rispetto, per trarne fuori quello che fin dal primo momento ci vedeva dentro, ma stupisce di più saperlo capace di destreggiarsi con un graphos dello 0,1. Molti lo ricorderanno quando venne a presentare la sua opera grafica nella sala polifunzionale della Palazzina; una rivisitazione in chiave satirica dell’Iliade, aiutato da centoventitre tavole che ne illustrano gli avvenimenti più salienti. Ma l’oggetto dell’attenzione odierna si riferisce alle quattordici formelle di travertino sulle quali Golinelli ha scolpite le stazioni della Via Crucis per essere poi murate definitivamente sulle pareti della Collegiata di San Quirico ove attualmente si trovano in mostra. Un’opera prestigiosa che la dice lunga sulle capacità di Agostino, sulla sua sensibilità e la sua costanza. A fondo pagina ne riproduciamo tre fra le più significative dove la tecnica usata per realizzarle, si è adoperata affinché i protagonisti avessero il giusto risalto giocando, non soltanto con le profondità per evidenziare i diversi piani ove si svolge l’azione, ma anche col trattamento della materia dove le figure lucide contrastano con la bocciardatura del fondo. Una tecnica antica, anch’essa rivisitata ed adattata ad un disegno moderno depurato di ogni retorica lasciando pieno campo alle linee ed ai gesti essenziali. Le figure saltano fuori dal fondo, nulla le trattiene dando l’impressione che si siano liberate dal loro peso rappresentato da inutili panneggi e riferimenti paesaggistici dei quali molte realizzazioni analoghe fanno spesso uso. Un successo allora della sobrietà capace di esprimersi da sola senza parole di troppo e senza ricercatezze formali che nella maggior parte dei casi, nulla hanno a che vedere con la realtà o con l’argomento di cui si tratta. Vorrei aggiungere per finire che questa grossa opera mostra senza ombra di dubbio cosa sia Agostino che, per timidezza o quant’altro, tenta di mascherarsi dietro la scorza burbera del suo carattere, non immaginando che il meglio di se stesso possa poi affiorare dalle opere prodotte, proprio come accade alle figure brillanti della Via Crucis dal grezzo dei fondi bocciardati. |
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