MURLOCULTURA n. 3/2009 | ||
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I commenti alla mostra |
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Considerazioni e ricordi di Beatrice Morviducci Il 10 di maggio è stata inaugurata la mostra fotografica “Gente di Murlo”; l’intento è stato quello di documentare quarant’ anni di attività degli scavi di Poggio Civitate.
Commento di Luciano Scali “Civita Magna gran tesoro, Pievarcalli gran Perdono…” Una
frase sibillina che d’improvviso cominciò ad prendere consistenza nella
mente di Ranuccio Bianchi Bandinelli fino ad associarla a ritrovamenti
sporadici nella zona e tradursi
in messaggio chiaro seppur vecchio di oltre venti secoli. Il rapporto
che da sempre intercorre fra ricordi, leggende e storia vera, anche
questa volta si era rivelato giusto materializzandosi tra le pieghe di
un’apparente filastrocca per bambini ambientata nel tratto fra il Piano
del Tesoro e la Pieve a Carli. A pensarci bene, seppure il Poggio delle Civitate abbia rivelati molti dei suoi segreti, passando per quei luoghi si ha l’impressione che qualcosa debba accadere ancora. Un
qualcosa d’importante capace di far luce sugli interrogativi che gli
esperti continuano a porsi senza riuscire a darsi una convincente
risposta. In questa insaziabile sete di conoscenza, sta il costante
interesse di coloro che ebbero il privilegio di partecipare ai primi
scavi ed alla raccolta dei primi reperti. Fu
l’inizio di un’avventura senza fine alla quale prese parte tutto il
paese , poiché in ogni frammento venuto alla luce si alimentava quella
specie di malattia collettiva nella quale si aveva la percezione di
contribuire, tutti insieme, a riscoprire la storia del nostro
territorio. Arrivai a Murlo allorquando tale avventura era avviata da
un pezzo e le storie personali di coloro che vi avevano dato il via,
contribuivano ancora a dare un’aura di mistero allo stile di vita di un popolo incamminatosi troppo presto verso il tramonto. L’idea
dell’Antiquarium di Poggio Civitate aveva preso corpo riuscendo a
concretizzarla con l’assegnarle una sede di tutto prestigio: l’antico
palazzo Arcivescovile. Vissi il periodo che precedette l’inaugurazione
del Museo come un evento eccezionale e se oggi può sembrare sopita
l’atmosfera esaltante di quei giorni, basta farvi una breve visita
allorché le sale sono deserte, per ritrovare quella giusta
concentrazione per tornare indietro nel
tempo. Le pareti del museo scompariranno e il paesaggio arcaico
apparirà nella notte incipiente, rischiarato dai fuochi accesi sul
palazzo del Principe di Poggio delle Civitate e, soprattutto dalle presenze della gente di allora e degli etruschi di oggi la cui opera ha reso possibile l’autentico miracolo che stiamo vivendo. |
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