MURLOCULTURA n. 3/2010 | ||
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Realtà
minerarie nel territorio di Murlo
La Miniera di Poggio Abbù di Luciano Scali |
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La Miniera di Poggio Abbù in sezione, in un disegno dell'epoca (dall'Archivio Minerario di Grosseto) “Di tutta l’area in permissione, la parte interessante dal punto di vista minerario è quella che si trova lungo il fosso del Convento, affluente di destra del torrente Grevole. La sponda destra del detto fosso Convento, è formata da una massa di diabase molto compatto, che si osserva lungo il fosso stesso, per una lunghezza di oltre 200 metri, mentre sulla sinistra del fosso suddetto, vi è serpentina alterata in una argilla verde cupo, entro la quale si notano piccole formazioni di amianto. Il fosso trovando la serpentina disfatta, ha compiuto una profonda incisione solo in questa roccia, effettuando così una divisione netta tra la serpentina e la diabase la quale è rimasta pressoché a picco lungo la sponda destra del torrente.” Sulla parete a strapiombo di destra furono aperte tre gallerie di esplorazione per determinare la consistenza del giacimento e procedere in seguito alla sua coltivazione. Anche ad una quota superiore venne aperta una galleria di saggio e di coltivazione in prossimità dell’antica strada di monte Moro. Ancora oggi, in ciò che rimane del piazzale antistante la galleria scomparsa, si possono scorgere cumuli di minerale alterato dalla esposizione prolungata all’azione degli agenti atmosferici.
Il piazzale superiore della Miniera di Poggio Abbù, con i cumuli di minerali di rame
Delle tre gallerie aperte lungo il fosso rimaneva ancora accessibile fino a meno di tre anni fa quella più in basso, la n°1, anche se dal suo interno continuava a fuoriuscire acqua che andava poi a gettarsi nel corso d’acqua attraversando un fitto tappeto di equiseti e tussilago. Una frana annunciata da ampie fessure nella parete ne occluse in parte l’ingresso lasciando però intravedere il quadro di pino ancora in opera all'inizio della galleria.
L'ingresso della galleria nel 2003 La relazione così prosegue: “E’ stato portato nella ricerca un motocompressore tipo Pescara, trasportabile, della Ditta Loro & Parigini che non viene ancora utilizzato. Vi sono 400 m. di binario da mettere in opera con relativi scambi e n. 8 vagoncini. Sono stati piantati tutti i pali per portare l’energia elettrica nella ricerca, dall’abitato di Casciano di Vescovado, per una distanza di Km.4. Verrà installato un trasformatore da 75 Kw, che è già arrivato a Siena,, come trovasi pure a Siena un compressore tipo Ingersol con relativo motore elettrico che sarà installato nella ricerca in parola quando gli impianti elettrici saranno sistemati, in sostituzione del motocompressore Pescara il quale sarà successivamente trasferito nella vicina ricerca di rame Vallerano della stessa società permissionaria. E’ stata costruita una polveriera per esplosivi della I° e 2° categoria, e un magazzino- ufficio in legname su un’area di 4x8 m. vicino ai ruderi di un vecchio convento sulla sinistra del fosso omonimo. La strada tra la località L’Orsa e il convento è stata sistemata e può essere percorsa per un buon tratto da automobili e autocarri.” Nella relazione del 4 dicembre dello stesso anno si legge: “E’ stata ultimata la costruzione della linea elettrica ad alta tensione(10 KV) che partendo da Casciano porta l’energia al ns. cantiere situato al Convento sotto Poggio Abbù. La lunghezza di questa linea è risultata di mt. 4390. Contemporaneamente sul piazzale del cantiere è stata costruita in muratura la cabina elettrica di trasformazione e installato un trasformatore della potenza di 75 KVA con rapporto di trasformazione 10.000/260 Volta. Sullo stesso piazzaletto è stato installato, su predisposto blocco di fondazione, un compressore d’aria… E’ stata eseguita la posa di tubazioni Mannesmann per la presa d’acqua dal fosso Convento al compressore, nonché per portare l’aria compressa nelle gallerie. E’ stato ultimato il locale predisposto per l’impianto del compressore con attiguo localino ad uso officina e costruita una baracca per ufficio dei sorveglianti. E’ stato costruito un muretto di sostegno adiacente alla cabina di trasformazione, tra il piazzaletto della cabina stessa e la strada a monte”. A leggere queste testimonianze di intensa operatività vissuta lungo il fosso del Convento sembra impossibile che quanto riportato sia accaduto davvero. Percorrendo il fosso ai giorni d’oggi non si riscontrano tracce delle lavorazioni protrattesi oltre l’ultimo conflitto mondiale e se non fosse per un muretto di sostegno rimasto e qualche traccia di una base in cemento armato, nulla farebbe immaginare che il luogo fosse stato interessato per anni dal lavoro di una trentina di operai. Dopo la rovinosa alluvione del 1966 che interessò buona parte della Toscana, le strutture ancora presenti lungo il fosso vennero spazzate via e ben presto la natura riprese il sopravvento sull’operato dell’uomo. Eppure percorrendo le sponde di questo breve corso d’acqua è impossibile non restare incantati dal suo aspetto e non ammirarne la selvaggia bellezza. L’acqua fresca che scorre formando cascatelle e pozze contornate da rigogliose piante acquatiche, invita a dissetarsi ed è possibile farlo inginocchiandosi sui sassi raccogliendo l’acqua “a giumelle” senza timore di buscarsi un malanno. Le pulci d’acqua che pattinano sulle superfici delle pozze possono garantire della sua purezza. Un vero piccolo Eden quel luogo, pieno di rumori naturali, canto di uccelli, ranocchi e frinire di cicale che contrasta col nome di valle Orrida con il quale era conosciuto un tempo. Questione di opinioni allora? Può darsi, ma il fosso degli Alteti resta sempre per me un posto magico ove, in particolari momenti è possibile ritrovare se stessi.
L'ingresso
della galleria nel 2010
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