MURLOCULTURA n. 3/2010 | ||
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Carrellata sui mestieri in mutazione
IL MURATORE di Luciano Scali diciannovesima puntata |
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Fig. 1 - La tracciatura di una linea ortogonale.
Il
muratore esperto non si limitava ad usare il "magico spago"
per questa sola operazione ma, all'occorrenza si dimostrava capace di
dividere il quadrante VOB in due o tre parti uguali ricorrendo
all'analogo sistema praticato dai disegnatori tecnici venutisi a
trovare di fronte a problemi similari. Il ricorso a furberie del
genere messe in atto in casi di estrema necessità da parte di
personaggi che appena riuscivano a leggere e digiuni dei più
semplici concetti di geometria descrittiva, la dice lunga sul loro
senso pratico basato in prevalenza sulla sperimentazione quotidiana.
Durante la costruzione di un immobile, allorché gli operai del
cantiere erano chiamati a lavorare in sintonia affinché il lavoro
procedesse "di pari passo" in ogni suo punto, occorreva
effettuare il periodico controllo dello stato di avanzamento dei
lavori per verificare che la crescita dei muri avvenisse in piano e
che non si creassero dislivelli di sorta. Il capo cantiere affidava
all'operaio più esperto e preciso il compito di "tirare su le
cantonate e le spallette dei passaggi interni" per consentire
agli altri di effettuare i “tamponamenti di muratura" in
sintonia con il progetto, avvalendosi della posizione di tali punti
fissi. Il procedimento richiedeva periodici "controlli di quota"
per accertarsi che la muratura procedesse in piano e consisteva nello
stabilire sulla muratura opportuni segnali ai quali il muratore
potesse riferirsi. La prima operazione consisteva nel "battere i
piani" ovvero a partire da una quota base facente capo al piano
d'arrivo della scala, tracciare sulle pareti da costruire un segno,
di solito a 100 centimetri sopra la quota base, dal quale considerare
poi le misure successive di accrescimento. Per effettuare il
tracciamento dei punti si ricorreva al principio dei "vasi
comunicanti" usando un lungo tubo di gomma con alle estremità
due tubetti trasparenti di plastica rigida, o di vetro, capaci di far
intravedere il livello dell'acqua con la quale era stato riempito.
L'operazione richiedeva la presenza di due persone di cui una addetta
a tenere un tubetto fisso sul segno di riferimento e l'altra a
spostarsi lungo i muri della fabbrica pronta a tracciare un segno
sulla parete allorquando il livello sul suo tubetto si stabilizzava.
Una operazione piuttosto semplice e nel contempo efficace a patto che
entro il tubo non restasse imprigionata la più piccola bolla d'aria
che avrebbe impedita la continuità del fluido e di conseguenza
falsato il valore delle quote. Fig. 2 - La tracciatura delle linee di livello. Un'altra prova dell'inventiva del mastro muratore era quella di riuscire a fabbricarsi uno strumento semplice col quale risolvere problemi pratici di grande interesse: "la diottra". Ricordo anche di averne costruita una presso la scuola media di Vescovado durante l'anno scolastico 1998/99. Si tratta di un antico strumento molto semplice ed efficace precursore dello "squadro agrimensorio" con il quale era possibile effettuare allineamenti per determinare una porzione di terreno, stabilirne i confini o tracciare il perimetro di un fabbricato da costruire. Si trattava di un'asticella piatta della larghezza di cinque o sei centimetri e della lunghezza di circa sessanta alle cui estremità erano poste ortogonalmente due porzioni di asticella della stessa larghezza ma di circa dieci centimetri di altezza. Su ognuno di questi terminali veniva praticata una fessura ed una finestrella con reticolo. La fessura collimava con la finestrella del terminale opposto consentendo l'allineamento di più paline. Veniva montata sopra un treppiede munito di filo a piombo mentre sul lato in piano poteva porsi la livella. Una versione più completa presentava un analogo strumento posto ortogonalmente e la possibilità di ruotare sopra il proprio supporto corredato di un piatto graduato (fig. 3). Fig. 3 - La diottra. Il rudimentale strumento aveva, oltre alle applicazioni ricordate, anche quella di poter determinare la distanza tra due punti inaccessibili come la larghezza di un torrente. E’ singolare come fosse possibile riuscire a tanto ma l’uso appropriato dello strumento lo consentiva. Si immagini di dover misurare la larghezza di un torrente abbastanza largo sul quale si debba costruire una passerella. Individuato il luogo dove il futuro manufatto dovrà essere costruito si identificheranno i punti A e B sulle due sponde tra i quali dover misurare la distanza. Su detti punti si pianteranno due paline, quindi si piazzerà la diottra sul loro allineamento ad una distanza misurabile a piacere dal punto accessibile vicino, per esempio B, determinando così il punto C. Stabilito l’allineamento ABC, se ne traccerà un secondo ortogonale ad esso sul quale, sempre con una misura a piacere, si identificherà un punto O, riportando poi la stessa distanza sul medesimo allineamento in D. Si piazzerà lo strumento in D e, traguardando l’allineamento COD se ne traccerà un altro parallelo ad ABC. Facendo scorrere lo strumento in quest’ultima direzione si intersecherà l’allineamento virtuale passante per i punti BO che indicheremo con B1 e proseguendo nella stessa direzione, si intersecherà l’altro allineamento virtuale passante per i punti AO che indicheremo con A1. La distanza accessibile e quindi misurabile tra i punti A1 e B1, sarà la medesima esistente tra A e B (fig. 4). Fig. 4 - La determinazione delle distanze con la diottra. Semplice vero? E senza l’ausilio di strumenti ottici sconosciuti nei nostri piccoli cantieri fino a pochi decenni fa. Le cose potevano complicarsi quando occorreva effettuare misurazioni di altezze o pendenze, ma anche in questi casi l’ingegno e, soprattutto il bisogno, riuscivano quasi sempre a spuntarla.
(continua) |
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