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La pineta che piange L'eremo di Montespecchio, un tempo quasi
inaccessibile, si può raggiungere oggi con facilità grazie alla strada
riaperta a cura dell’Amministrazione Provinciale. Il percorso non si
limita soltanto ad arrivare ai ruderi della chiesa, ma prosegue
fiancheggiato da cartelli didattici, fino ad innestarsi nell’antica via
di Pian del Re. Non tutti i visitatori, conquistati dal fascino del
luogo, riescono ad accorgersi “del pianto della pineta”, delle lacrime
di resina che sgorgano copiose da ipotetici occhi nascosti tra la
corteccia dei pini allungatisi a dismisura alla ricerca di luce e d’aria.
Altri di questi invece provano a suturare le ferite che i cinghiali
nello sfregarsi alla corteccia procurano loro, nell’intento di
liberarsi dal continuo tormento dei parassiti. Nell’atmosfera cupa del
crepuscolo, il biancheggiare dei grumi d’incenso sulle cortecce nere
dei pini, testimonia di un evento tragico in corso nella parte iniziale
del cammino diretto dalla Valle Orrida al castello di Crevole. Un
pianto anomalo proveniente da creature non coscienti, surreale e
misterioso che nel viandante induce all’inquietudine ed alla
riflessione: sentimenti che la sacralità del Piano degli Altari è
riuscita da sempre a ispirare.
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