MURLOCULTURA n. 4/2005
Alla scoperta delle origini di una strada
La Via di Siena
Ovvero la voglia di percorrerla almeno una volta ad occhi aperti

di Luciano Scali
Associazione Culturale di Murlo
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Vi di Siena di Luciano Scali
La Via di Siena in un disegno di Luciano Scali
Dopo avere inquadrata a grandi linee la Via di Siena, proviamo un po’ a percorrerla assieme a piedi. Avremo modo di osservarla da vicino perdendo il minor numero di dettagli possibile. Il disegno qui sopra potrà aiutarci nel primo tratto del percorso e, se tale espediente si dimostrerà valido lo adotteremo anche in quelli successivi. La via di nostro interesse aveva ufficialmente inizio dalla soglia della chiesa di S. Fortunato, a Murlo, chiamata addirittura Cattedrale poiché vi officiava il Vescovo di Siena nei periodi in cui decideva di soggiornarvi.
Il primo tratto della strada si chiamava “Via Vescovina” e lo stradario del 1844 lo definisce così:
Questa strada è ruotabile. Si stacca dalla Porta della Chiesa curata di Murlo passa dalla Porta Principale del Castello suddetto, giunge al Villaggio di Tinoni che lo traversa nel mezzo e pianeggiando prosegue passando alla destra della Cappella della Natività di Maria Vergine; seguita traversando una parte del Villaggio di Vescovato fino all'imboccatura della via di Lupompesi. Giunge quindi al Ponte del Fosso detto degli Zingari (1) e di qui al Fosso Stile confine colla Comunità di Monteroni e Murlo.
La strada passava accanto “alla Cattedrale” dov’è possibile vedere ancora una cisterna coperta con grata di ferro alimentata dalle acque delle tettoie della Chiesa Curata, della Canonica e Cappella annessa. La porta di Tramontana costituiva l’ingresso principale al castello. Rimase seriamente lesionata dal terremoto del 1909 e forse, in quell’occasione, andò anche perduta la targa fatta apporre dall’Arcivescovo Bandini dopo la riparazione dei danni causati al castello dalla guerra del 1555. La porta di Tramontana, dopo aver perduta la sua funzione d’ingresso principale, soppiantata dal più agevole accesso attuale, perse anche il nome d’origine divenendo per tutti “la Porta di Ferro” in ricordo di un cancello scomparso posto a chiusura della strada proveniente dall’aia sotto il pino. In fondo alla discesa c’è il bivio della vecchia strada per Pieve a Carli e per Casciano dove si trova un piccolo oratorio dedicato a S.Nicola oggi adibito a “capanno” per ricovero attrezzi accanto al quale un sentiero aggirava il colle di Murlo per congiungersi con la via proveniente dalla Casanova. La strada prosegue incontrando nei pressi della provinciale, una Croce di ferro che, poco più di un decennio fa, andò a sostituire una più antica di legno. Si trova murata sopra un basamento di travertino che porta incisa la scritta: MISSIONE IMPERIALE 1898 per ricordare la visita di predicatori missionari svoltasi in quell’anno. A sua volta il basamento poggia sopra una macina da frantoio coricata.Da questo punto si staccava la “Traversa di Buonconvento” che raggiungeva i confini della comunità attraversando Poggio delle Civitate. Ecco come lo stradario del 1844 menziona la Croce e la strada:
Questo tratto di strada potrebbe ridursi ruotabile. - Si stacca da quella di n°1 (Vescovina) presso la Croce fra Murlo e Tinoni e giunge al confine con la Comunità di Buonconvento passando fra terreni macchiosi in gran parte e quindi fra terreni cretacei presso il Podere delle Pietre… - Percorre fra terreni Landi, Pieve di Murlo, Mensa di Siena e Del Taja col Podere delle Pietre.
L’attuale villaggio di Vescovado riunisce due antichi borghi: Tinoni e Andica i quali hanno subito sostanziali mutazioni nello spazio di un secolo e mezzo circa. La strada Vescovina li attraversava per tutta la loro lunghezza incontrando varie realtà interessanti. L’Oratorio S.Leonardo, detto anche “il Madonnino di Tinoni” aveva un affresco con la Vergine e Santi che sovrastava l’altare. Di proprietà Landi aveva annesso un piccolo ospedale. Venne restaurato nel XVIII secolo ed era ancora presente nella pianta del Catasto Leopoldino del 1821. Il Brogi, nel suo inventario del 1864 non ne parla avallando la supposizione che a quella data fosse già stato demolito. Dal luogo ove sorgeva l’Oratorio di S.Leonardo si stacca sulla sinistra una strada che conduceva alla Fonte Pubblica di Tinoni.
La Fonte pubblica di Tinoni è presso questo Villaggio. Vi si giunge per una strada che vien descritta fra le Vicinali. La sua sorgente è di filtrazione. Vi è una conserva, un lavatojo ed un abbeveratojo. Tutto il terreno sodivo presso la predetta Fonte appartiene alla Comunità. La Comunità non ha sino da vario tempo dato in accollo il mantenimento dei muri della Fonte, Lavatojo.
Lungo il villaggio di Tinoni s’incontrano bei palazzi di antiche famiglie che ebbero un ruolo attivo nella vita della comunità di Murlo: Landi, Luchini, Sforazzini, Ferretti. Continuando si giunge alla Piazzetta del Borgo di Tinoni ove si trovava il Pozzo di Tinoni.
Per il suo mantenimento non ci è un accollatario. - Questo pozzo riceve la acque di Vena; E' murato e trovasi coperto da una tettoja sostenuta da due rozzi pilastri. Non si riscontra verun documento comprovante che la Comunità abbia mai concesso ai privati di tenervi aperte finestre dalle cantine nella sua gola. Le acque provenienti dalla cantina di Antonio Sforazzini pregiudicano all'acqua che serve al pubblico uso. E' questo un abuso malamente tollerato dalla Comunità, malgrado i reclami del Popolo.
A seguito di recenti lavori di riattamento è stato riempito di detriti ed è scomparso mentre la cisterna ancora visibile dinanzi all’ex Consorzio non era menzionata nell’inventario delle Fabbriche Comunicative del 1844, né riportata nel Catasto del 1821.
La strada procedeva tra due muri a contenimento di altrettanti oliveti fino al congiungimento col Villaggio dell’Antica. In epoca recente venne sbancata tutta la zona compresa fra i due villaggi con l’intento di collegarli assieme. Durante i lavori vennero alla luce diverse sepolture di epoca etrusca i cui arredi furono in parte dispersi, e in parte accolti nel Museo Archeologico di Siena. Nello spazio risultante vennero edificate la sede Comunale ed il Consorzio Agrario. Nella casa all’inizio di via dei Macelli operò per un periodo di tempo un mulino di cui, qualcuno ricorda ancora l’attività. Alla biforcazione della strada esisteva la Cappella dell’Andica dedicata alla Natività di Maria S.S. così descritta: - Ha la Tettoja a due pendenze. Una Porta di faccia all'Altare con due finestrine laterali munite di ferrata e sportelli. Vi è un accesso laterale dalla parte della Strada Maestra. Una sola finestra. Un solo altare di stucco con quadro in tela a olio della Natività. Predella di legno ed uno scalino di materiale che si estende fino alla metà della Cappella. Il pavimento è di mattoni e la Cappella è semplice, priva di ornati. Lateralmente all'Altare esistono due piccole porte che conducono in Sagrestia, e sopra ad una di queste trovasi una antica pittura rappresentante la Beatissima Vergine Maria. La Sagrestia ha due piccole pilette di pietra fatte a nicchia attaccate al muro e prossime alle porticelle di Chiesa. Il pavimento è di mattoni. Ha un accesso ancora dalla parte della Strada ed una sola finestra di contro alla medesima Porta. Non esiste Coro mentre la Sagrestia ne fa le veci secondo le circostanze. -Si riscontra un Campaniletto fatto a vela con una piccola campana la di cui fune corrisponde in un salotto della Canonica. La casa annessa alla Cappella serve di abitazione al Cappellano e serve ancora di Pubblica Scuola. La Canonica ha un accesso dalla parte posteriore del fabbricato mediante alcuni scalini esterni. La prima stanza è la cucina a tetto. Vi sono tre altre stanze soffittate ed una di queste soffitte è praticabile dalla cucina col mezzo di una scala movibile a pioli. Sotto ad una camera ed alla cucina corrispondono due stanze che sono a terreno per legnajo, cantina che hanno accesso esterno dalla parte della Via Maestra. Due stanze, cioè una camera e salotto corrispondono alla Sagrestia già descritta.
Continuando a percorrere la strada Maestra si giunge all’attuale via Marconi sulla quale si affaccia una costruzione che vale la pena di menzionare Il citato inventario del 1844 così la descrive:
Questa Fabbrica era ad uso del Tribunale per la Po­testeria e per l'abitazione del Giusdicente, ma dopo che col Motuproprio del di'2 venne soppressa la Potesteria di Murlo in Vescovado, la Comune affitto' questa Fabbrica al Medico Condotto.
L'orto è pure affittato come retro. A Terreno di questa Fabbrica vi è una stanza, la cucina dalla quale si passa nell'orto. Trovasi una cantina dalla quale si passa per la prima d'accesso. Il Forno è in cucina. Al primo piano a palco vi sono cinque stanze delle quali sono quattro le camere. Nel salotto vi è il Caminetto. - Trovasi un andito a capo scala ed una loggetta. Gli affissi sono mediocri.
Al secondo piano a palco si riscontrano quattro stanze tutte a tetto. Le scale sono di mattoni. Dal salotto del primo piano esiste una scaletta segreta a mattoni che mette nella cucina presso alla quale trovasi una stanzetta. Questa Fabbrica ha due Botteghe corrispondenti nella Via Maestra ed attualmente date a pigione. -Sul Tetto trovasi un Campaniletto a vela che serviva pel Tribunale, ed attualmente senza Campana quale fu venduta dalla Comunità. La casa occupa uno spazio di braccia 469. L'orto occupa una superficie di braccia 371.
E' situata in Vescovado in una strada prossima alla Piazza. A questa Casa è annesso l'orto descritto di contro.


NOTE
Archivio Comunale di Murlo — Campione delle Fabbriche  e Strade Comunicative depositato nell'Archivio della Cancelleria di Montalcino il 23 Dicembre 1844.

1) Si tratta del ponte sul fosso della Spina.

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