MURLOCULTURA
n. 4/2006 |
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Alla scoperta delle origini di una strada
La Via di Siena Ovvero la voglia di percorrerla almeno una volta ad occhi aperti di Luciano Scali (5a puntata)
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Effettuata
la visita a Barottoli si discende di nuovo all’incrocio con la
via di Siena contrassegnato da una croce di legno su basamento in
muratura di chiara fattura settecentesca. La Croce di Pociano
Attraversata la strada e proseguendo sul prolungamento della via di Barottoli, si giunge a Pociano, antica Villa del Seminario Arcivescovile di Siena rappresentata dal Romagnoli durante una delle sue frequenti visite nel territorio di Murlo. Divenuta in seguito podere, oggi è sede di un qualificato agriturismo. La Villa di Pociano
La strada, tecnicamente considerata fra le traverse, prosegue verso l’abitato di Arniano, ben noto per gli interessanti ritrovamenti etruschi del secolo scorso. Si congiungeva poi con la via per Lucignano d’Arbia, oggi privatizzata e interdetta al transito, attraverso un paesaggio di rara bellezza. Riprendendo il viaggio dal crocevia sopra menzionato si perviene dopo trecento metri circa, ad una fonte, corredata di abbeveratoio e di un sedile in muratura. Prende il nome dalla villa appena ricordata e durante la stagione estiva costituiva un punto di sosta per le corriere in servizio fra il Vescovado e Siena. La fonte, posta sul bordo della strada, viene tuttora alimentata da una sorgente d’acqua perenne, proveniente dal Poggio della Pigna. L’acqua di rifiuto, anziché disperdersi, attraversava la strada per andare a raccogliersi in una vasca attorno alla quale si riunivano le donne a lavare la biancheria. Ancora oggi è possibile vederne le sommità con i bordi inclinati verso l’interno per facilitare il lavaggio. Veniva usata dalle abitanti di Radi e del circondario dopo esservi giunte a bordo di carri trainati da buoi. Con lo stesso mezzo facevano ritorno a casa assieme alla biancheria pulita, lasciata ad asciugare per tutto il giorno sopra le siepi. Posta a circa un terzo di strada fra Murlo e Malamerenda, è stata recentemente oggetto di attenzione da parte d’ignoti ladri di pietre. Qualcuno, attorno al 1995, forse per souvenir o per impiegarla in altro modo, rimosse la pietra dal bordo sinistro della pila che venne poi rimpiazzata da muratura anch’essa sfregiata subito dopo dai soliti ladri. L’acqua della fonte ha fama di essere miracolosa, e per questo, nel passato oggetto di grande attenzione. Oggi la si ritiene capace di esaudire i desideri di coloro che vi si avvicinavano con animo sincero scevro da ogni secondo fine. Pare che vi abitino ancora tre minuscole fate intente al lavoro mentre si godono la frescura della fonte durante i mesi estivi, evitando con cura di farsi vedere. Ad ogni buon conto, chiunque si ferma per dissetarsi, un “pensierino” in proposito lo fa, e nell’esprimere fra di se il proprio desiderio recondito, confida che qualcosa di vero possa esserci. La Fonte di Pociano
Più avanti dalla Via di Siena, si distacca una strada privata che conduce ad un gruppo di edifici identificato col nome di Fontanelle. In questo luogo, costituito in origine da una decina di case (1), esisteva la chiesa di S. Donato della quale si ha notizia fin dall’anno 1079 allorché venne donata, assieme a tutte le sue pertinenze ad un monastero e frati di S. Maria, forse situato a Casciano (1). Di questa Chiesa non si conosce gran che, salvo le notizie che riguardano le elargizioni delle decime dovute per la sua conduzione e l’avvicendarsi di alcuni suoi Rettori. Il Merlotti, nella pregevole opera dedicata alle parrocchie della Diocesi di Siena, così si esprime: “Questa parrocchia probabilmente venne a cessare in conseguenza dei danni arrecati a quelle misere famiglie dal terribile contagio del 1348, che gran parte di quel popolo toglieva dal numero dei viventi. |
Fra le altre prove, una ne sia, che
digià negli anni 1374 Ser Grazia rettore della Chiesa di S. Pietro di
Radi, percepiva dallo Spedale di Siena le decime dovute a questa
parrocchia per alcuni terreni che vi riteneva: segno manifesto della
dipendenza di questa all’altra parrocchia di S. Pietro.Riscontrasi
pertanto, che questa chiesa fu riunita definitivamente alla predetta di
Radi con Decreto del giorno 14 novembre dell’anno 1395 siccome
riscontrasi da una Lettera di Monsignor Lorenzo Vicario Generale di
Monsignore Antonio Casini Vescovo di Siena, del giorno 16 decembre
1410, diretta al Clero ed al popolo senese relativamente a questa
parrocchia di Radi.” Fontanella in un cabreo di Radi
Il Merlotti continua sottolineando come il territorio nei pressi della parrocchia di Fontanelli, fosse quasi del tutto sprovvisto di abitazioni ma non dei segni lasciati dal lavoro dell’uomo. Infatti la presenza degli oliveti e del gran numero di querce secolari, autorizzava ad immaginare una zona intensamente abitata al punto da potersi permettere di eleggere un proprio parroco capace di seguire spiritualmente la comunità. Sia le abitazioni che le persone presenti dovevano rappresentare i resti di quanto sfuggito alla pestilenza, alle scorrerie delle compagnie di ventura ed alle spedizioni dell’esercito senese contro i vicini castelli di Campriano e di Radi. Gli eventi che condussero allo spopolamento ed alla distruzione di gran parte del contado, dovettero essere ben gravi se la tradizione e la memoria dei superstiti riuscivano appena ad indicare ove questi luoghi si trovassero. Durante la “sacra visita” alla parrocchia di Fontanelli, voluta dall’Arcivescovo di Siena Francesco Piccolomini nell’anno 1466, la situazione sullo stato di abbandono della chiesa dovette apparire agli occhi del delegato, Monsignor Giovanni Cinughi Vescovo di Pienza, veramente drammatica tanto da consigliarlo di abbatterla per recuperarne il materiale. “Fu allora che trovatone il materiale quasi distrutto, e la chiesa priva della porta d’ingresso, serviva più ad usi inconvenienti che sacri, ordinò che si distruggesse affatto, non essendovi più scopo di ufficiarla, non tanto perché quasi diruta, quanto perché assai vicina alla parrocchia principale.” Fontanella in uno stralcio del Catasto leopoldino in periodo francese
Proprio in quell’occasione il delegato “ebbe ad asserire che da moltissimo tempo era stata riunita all’altra di Radi” e quindi non c’era ragione di mantenerla ancora. Attualmente Fontanella è costituito da un gruppo di case raggiungibili attraverso brevi tracciati in buono stato di conservazione ed in parte abitati. Poco più avanti, subito dopo la curva, si trova il podere Arsiccioli, o Sircioli, che in passato ebbe anche funzione di comunello. Di Dario Neri è celebre una vista di Siena “ripresa da Sircioli”. Nei pressi, “com’era costume in tutte le grandi tenute agricole della Toscana, vi era una fornace, collocata presso Arsiccioli. Produceva con una o due cotture annuali, materiali sufficienti per i necessari lavori di manutenzione e costruzione edilizia interna. Ma già nel 1850 alcuni laterizi prodotti dal fornaciaio Luigi Rossi venivano venduti: (mattoni terzini 2430-1650; quadrucci 1790, pianelle e mezzane 1000; docci 30; tegole e gronde 400; mattoni sottili 50; bardelloni 389).” (2) Secondo testimonianze dirette, la piccola fornace cessò la sua attività nei primi anni 30. (Continua)
Note (1) Dipl., Riformazioni, 1212/6/21-7/9 (2) Guido Pratesi, Bartolomeo Verdicchio – “Due Fattorie in Valdarbia: Radi di Creta”, pag 64, EditoreCantagalli Siena, 1987 |
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