MURLOCULTURA
n. 4/2006 |
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Indietro nel tempo alla riscoperta di luoghi perduti
La scomparsa cappella di San Pietro d'Alcantara di Giorgio Botarelli (parte prima)
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Fino ad oggi, sul territorio di Murlo, non era stata individuata con esattezza l’ubicazione della scomparsa cappella sotto il titolo di San Pietro d’Alcantara (1), cappella di cui si fa menzione in documenti d’archivio collocandola genericamente nei pressi del podere Belvedere, situato sulla destra della provinciale che da Vescovado conduce a Casciano, qualche centinaio di metri dopo il bivio per Crevole (2). Daltronde, l’assenza di strutture abbandonate o ruderi riconducibili a un edificio sacro nei campi o nei dintorni boscosi di quel podere, nonché la mancanza di una qualsiasi traccia residua sui muri della pertinente casa colonica, facevano presumere avvenuta da tempo la perdita definitiva di quella chiesetta. In effetti, vedremo, accertandone finalmente l’antica ubicazione, che anche questa cappella ebbe a subire lo stesso destino di diversi altri luoghi di culto del territorio di Murlo, come la cappella della Natività di Maria all’Antica, la cappella della Madonna del Carmine a Lupompesi, la pieve di Santa Cecilia a Crevole, la cappella di Sant’Anna a Resi o, più di recente, la chiesa di San Donato a Vallerano: cioè la radicale trasformazione, con sostanziali modifiche, in fabbricato ad uso civile. All’identificazione del luogo ove sorse la cappella di San Pietro d’Alcantara indirizza una lapide, incisa con una scritta e murata sulla facciata dell’edificio più grande che compone l’agglomerato de La Palazzina, complesso di costruzioni posto sulla sinistra lungo la provinciale per Casciano, a circa trecento metri di distanza in linea d’aria dal podere Belvedere. La lapide, ovale in marmo bianco, è collocata ad altezza d’uomo, inserita nell’intonaco bianco esterno, sul lato sinistro del portone d’entrata di quella casa, vera e propria palazzina signorile di campagna. L’iscrizione recita:
D.O.M. / ARAM HANC / AEDEMQUE D.PETRO DE ALCANTARA / A FUNDAMENTIS
CONDITAM / A. D.NI MDCCXXX / PUCCIONORUM FAMILIA / IN PERENNE
RELIGIONIS MONIMENTUM / DICAVIT
(D[eo] O[ptimo] M[aximo], questo altare ed il tempio, fondati
l’anno 1730, la famiglia Puccioni, a perenne memoria di
devozione, consacrò a San Pietro d’Alcantara).Con evidenza, la targa proviene dalla cappella in questione ed attesta la sua fondazione, incluso l’unico altare, da parte della famiglia Puccioni nell’anno 1730. Ragionevolmente, la cappella non doveva trovarsi molto distante da dove è ora situata la lapide, la cui collocazione non corrisponde ovviamente a quella originaria. D’altra parte, il Campione delle Strade, e Fabbriche della Comunità di Murlo 1779 (3) - interessante relazione sulle vie di comunicazione di pertinenza della Comunità di Murlo e sugli immobili di sua proprietà nell’anno 1779 - ci informa sulla localizzazione della cappella, oltre che sulla sua appartenenza sempre alla medesima famiglia: all’epoca, la strada comunitativa che conduce da Murlo a Casciano, passa per Crevole, quindi: perviene alle Fontaccie, di lì, se ne va al podere di Belvedere, quale lascia su la sinistra, e traversando per i campi del medesimo, giugne ad una Cappella del Sig.re Giacomo Puccioni, sotto il titolo di S.Pietro dal Cantarà, quale resta su la sinistra di detta strada, di lì tira per il Poggio alle Verdi, e perviene alla Troscia del Ruspatoio... Nel 1779 la strada che da Murlo portava a Casciano passava quindi sulla destra del podere Belvedere (oggi è sulla sinistra) e proseguiva per i suoi campi finchè giungeva a costeggiare la cappellina di San Pietro d’Alcantara che restava sulla sinistra, risalendo poi, come ora, verso Poggio alle Verdi e il Rospatoio. Siccome poco dopo il podere Belvedere, sulla sinistra si trovava (e si trova) La Palazzina, molto probabilmente la cappella era nelle sue immediate vicinanze. In più, il Catasto Leopoldino, nella cartografia della zona, ultimata nel marzo 1821, ci conferma la presenza di una piccola cappella sulla sinistra della strada in direzione Casciano, passato il podere Belvedere e posta quasi adiacente all’edificio de La Palazzina su cui è murata la lapide: a questo punto, non dovrebbe esserci dubbio che proprio lì era la scomparsa cappella dedicata a San Pietro d’Alcantara (4). |
Diciamo “scomparsa” perché,
come chiarito di seguito, dopo essere caduta in stato di abbandono e
venendogli addossata poi una nuova costruzione, restò
praticamente incorporata in un fabbricato più ampio destinato a
tutt’altro uso.
Nei primi anni trenta dell’800, alla messa in opera del suddetto
catasto, la proprietà della cappella risulta già passata
dalla famiglia Puccioni a Luigi Sani di Pietro, patrizio senese che,
nel comprensorio della Comunità di Murlo ed in particolare nei
dintorni del villaggio di Crevole, possedeva oltre ad alcuni beni
fondiari, il fabbricato de La Palazzina vicino alla cappella, il podere
Belvedere e un paio di case con un forno annesso dentro Crevole.
Avvenuti due passaggi di proprietà all’interno della
famiglia Sani, la cappella e altri beni passano nel 1850 ai
comproprietari Francesco Senesi, Pietro Bartalini e Carlo Bartoli: il
passaggio riguarda …un podere denominato Belvedere a Crevole con
Palazzina, casa colona, casa da pigionali, cappella diruta… e ci
attesta quindi che a metà Ottocento la cappella era già
in disuso e in pessime condizioni di conservazione. Tre anni dopo, la
proprietà resta al Senesi e al Bartalini, sin ché nel
1861 sarà rilevata dal solo Pietro Bartalini.
E sotto il Bartalini avverrà la trasformazione della cappella in
casa colonica: nel luglio 1883, l’edificio, dalle 182 braccia
quadre (1 bq=0,3406 mq) rilevate per la cappella nel Catasto
Leopoldino, risulta ampliato a 742 bq, quindi più che
quadruplicato, e viene indicato come casa colonica Una veloce
ricognizione all’interno di quest’ultima ha consentito di
individuare in un locale oggi adibito a officina quello
dell’antica chiesetta: la superficie del vano coincide quasi
esattamente con quella originaria della cappella di 182 bq.
I resti della Cappella oggi
In sostanza, la cappella non venne demolita ma, ripresi i suoi muri, gli fu costruito attorno per due lati, lasciando una delle pareti laterali libera sulla strada per Casciano; proprio lungo la base di questa parete, all’esterno, in una fila di pietre leggermente sporgenti che si sviluppa per circa nove metri, sembra di ravvisare le antiche fondamenta della cappella. Poco più di un secolo e mezzo era decorso dalla sua fondazione alla sua definitiva scomparsa.
(Continua)
Note 1) Pedro
Garavita, poi San Pietro di Alcantara, nasce nel 1499 ad Alcantara
(Estremadura, Spagna). Dopo essere entrato nel 1515 nei francescani
dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti si laurea in utroque jure a
Salamanca. In seguito diviene promotore di una riforma dell’Ordine
volendo ricondurlo all’osservanza più stretta della regola francescana
e fonda la Congregazione dei Francescani Scalzi o Alcantarini. Ordinato
sacerdote nel 1524, ha contatti con San Giovanni d’Avila e Santa Teresa
d’Avila. Muore ad Arenas (Estremadura) il 18 ottobre 1562. Beatificato
nel 1622, è santo nel 1669.
2) In Il territorio di Murlo e le sue
chiese, Siena 1994, a cura di M. Filippone, nota 12 p.75, si accenna
alle scomparse cappelle di San Pietro di Alcantara e di Santa Caterina
delle Ruote, nel comprensorio sotto la cura della pieve di Santa
Cecilia a Crevole, come a cappelle annesse a residenze signorili di
campagna: della prima si erano finora perse le tracce mentre della
seconda non restano che poche pietre e coppi nei pressi della casa
colonica diruta della Cucculeggia.
3) Archivio del Comune di Murlo, Campione delle Strade, e Fabbriche della Comunità di Murlo 1779, n.113 c.4r.
4)
Archivio di Stato di Siena, Catasto Leopoldino, Comunità di Murlo,
sezione S detta di Crevole, part.84. Dallo stesso sono tratti i dati
sui passaggi di proprietà e sulla variazione della particella.
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Una verosimile ricostruzione della Cappella
(disegni di Luciano Scali) |
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