MURLOCULTURA n. 4/2007

Desideri e proposte per il ritorno in loco di alcune Opere d’Arte già appartenute alle chiese del Vescovado

Recupero dell'arte sacra del Vescovado

di Carlo Cenni
Associazione Culturale di Murlo
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Non tutto il male vien per nuocere, secondo un antico detto di saggezza popolare. Mi è venuto di commentare così uno spiacevole accadimento riportato anche in questo foglio dell’Associazione Culturale di Murlo, che da molto tempo dimostra di avere a cuore la ricchezza storico–culturale e ambientale del nostro territorio. Mi riferisco alla temporanea rimozione dalla chiesa di Vescovado delle opere di due artisti contemporanei e viventi dei quali è giusto essere orgogliosi: il pittore Graziano Bernini nostro compaesano e lo scultore Massimo Lippi conterraneo Valdarbiese.
Ne parlo tanto più volentieri ora che il caso è quasi del tutto risolto, dopo che sono stati chiariti alcuni equivoci, con merito particolare del Parroco. Mi sono deciso ad intervenire in questa sede culturale, non tanto per dare giusto riconoscimento ai nostri artisti locali e alle scelte meditate e moderne di Don Mauro Taccetti (un prete modesto e generoso che molto ha dato alla nostra comunità… e andrà ricordato), quanto per riproporre una questione che l’episodio accennato pone nuovamente alla nostra valutazione.
Si tratta della “ricollocazione” nella nostra memoria e nella nostra comunità delle non poche e preziose opere d’arte, che in origine appartenevano alle chiese del Vescovado, inteso storicamente come territorio del Feudo (o Signoria) del Vescovo di Siena.
Le più importanti opere pittoriche delle chiese del Vescovado sono state riprodotte nel bel calendario 2006 realizzato per l’impegno dell’Associazione Culturale di Murlo. Vi sono altre opere che, a prescindere dal valore artistico, compongono un insieme di “beni culturali” di cui dovremmo riappropriarci, per rendere giustizia alla nostra comunità e per farne un patrimonio di incalcolabile valore anche ai fini della promozione del nostro territorio.
So bene che l’idea non è propriamente originale, mentre la sua concretizzazione è tutt’altro che scontata. Per non essere faciloni e populisti occorre rispondere a delle obiezioni che immagino verranno contrapposte dai realisti o scettici addetti ai lavori. Le principali:
1) - E’ possibile che gli Enti e relativi Musei (la Pinacoteca Nazionale di Siena, l’Opera del Duomo ed il Museo della Valdarbia) restituiscano a Murlo le opere che sono attualmente in loro custodia?
2) - Come superare gli innumerevoli “lacci e lacciuoli” (cioè norme di legge, regolamenti e quant’altro) che sono di ostacolo a questo obiettivo?
3) - Dove collocare eventualmente le opere, di fatto realizzando un ambiente museale con tutte le caratteristiche necessarie per la tutela delle stesse?
Ecco le possibili risposte:
1) - Oramai è affermata, sia a livello nazionale, che (e ancor più) a livello regionale, la tesi che i beni storici–artistici–culturali debbano essere collocati nei territori di provenienza. Quindi, diciamo, il “clima” culturale–politico è diverso da quello precedente al referendum e alla legislazione (pur sempre incompleta e in buona parte inattuata) federalista, che attribuisce alle Regioni e agli Enti locali in genere la titolarità delle competenze in questa materia.
2) - Non dobbiamo illuderci che si possano superare gli ostacoli dall’oggi al domani, ma non ci possiamo attardare ulteriormente nel prendere l’iniziativa e mettere in atto un processo che richiederà tempo e costanza per vedere dei risultati. Occorrerà in primo luogo elaborare un progetto di vasto respiro, ben congeniato e sostenibile per la sua validità tecnica e per la sua realizzabilità.
3) - Diversamente dal passato (quando avvenne la “dispersione” delle nostre opere d’arte), oggi Murlo dispone di un Museo molto conosciuto e molto apprezzato, che può rappresentare un motivo concreto di legittimità per un programma di ampliamento e di aggregazione di altri settori tematici oltre quello etruscologico. E’ evidente che gli spazi da destinare alla sezione di arte sacra non possono che essere rinvenuti nel complesso edilizio chiesa–canonica del Castello di Murlo.
Naturalmente un simile progetto dovrebbe avere come partners promotori l’Amministrazione Comunale e le Parrocchie di Murlo (in primis, per ovvi motivi, quella di Vescovado). Ma dirò di più: il progetto dovrebbe coinvolgere tutti i soggetti pubblici e privati che possono, per motivi storici, culturali, o anche semplicemente promozionali, mostrare interesse alla sua realizzazione.
Con un impegno corale, intelligente e appassionato dell’intera Comunità l’obiettivo può essere raggiunto.




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