MURLOCULTURA
n. 4/2007 |
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Tratto dalla tesi di laurea “L’eremo di Montespecchio: storia, analisi dei materiali, progetto di recupero” S. Maria a Montespecchio: un futuro parco archeologico? di Cinzia Vaselli |
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Unico
elemento superstite in elevato del complesso architettonico di
Montespecchio è la chiesa, la cui conservazione è stata
per lungo tempo trascurata e continua ad esserlo tuttora. La struttura
si fa giornalmente più pericolante, prossima ad un collasso che
comprometterà in maniera ancora più grave i resti
conservati; per questo sarebbe auspicabile un attento progetto di
conservazione indirizzato innanzitutto al consolidamento della
struttura. Montespecchio è infatti un monumento da salvare sia
per la singolarità delle sue soluzioni formali che per la
testimonianza della presenza eremitica in territorio senese. Ci sono
molteplici opzioni che ci consentirebbero di comprendere la vita
dell’eremo di Montespecchio e che contemporaneamente saprebbero
garantirne la conservazione. Tra queste emerge quella del parco
archeologico, strumento di fruizione culturale per porre a disposizione
del cittadino un bene culturale da conoscere e da godere.
L’interesse archeologico, con l’entrata in vigore della
legge 431/85, può essere oggetto di due tipi di tutela
concorrenti: quello storico artistico, che impone un vincolo diretto
sul singolo bene ed, eventualmente, indiretto sulle aree circostanti;
quello paesaggistico, che tutela l’intero territorio su cui si
trova il bene, in quanto esso rappresenta un’attitudine alla
conservazione e fruizione (1). Elemento essenziale da definire prima di tutto e che rappresenta un presupposto necessario al parco, è evidenziare l’area di interesse archeologico: e cioè una porzione di territorio sufficientemente consistente nella quale il senso del luogo sia connotato dalle presenze archeologiche oltre che dal valore paesaggistico. Si potrebbe lavorare quindi su un progetto di musealizzazione dell’area del complesso e dintorni; per fare ciò occorre, prima di tutto, perimetrare la zona intorno ai ruderi della chiesa, creando così un’area da attrezzare e mantenere efficiente nel corso dell’anno. La perimetrazione dell’ipotetico parco per Montespecchio deve essere fatta tenendo presente che deve comporsi da: un’area archeologica (zona A), un’area di rispetto (zona B) e un’area di interesse paesaggistico (zona C). La funzione del parco deve essere quella di consentire una risposta quanto più immediata e ragionata ai problemi posti dal territorio, dalla sua estensione e dalla sua natura, ottimizzando i livelli di interazione con la comunità locale, al fine di organizzare al meglio non solo la ricerca archeologica ma anche di rendere fruibili i beni diffusi attraverso una visione ragionata degli stessi. Per fare ciò occorrerebbe ridefinire e sistemare la sentieristica, comprensiva di cartelli indicatori che permetterebbero a tutti di arrivare agevolmente ai ruderi, dove sarà poi possibile sostare e apprendere informazioni sulla storia dell’eremo, grazie a informazioni storico-naturalistiche esposte in modo chiaro e comprensibile su appositi e semplici pannelli illustrativi. L’interesse archeologico della zona deve risiedere prima di tutto nei beni “emersi”, cioè quelli che almeno in parte sono stati recuperati, ma ciò non toglie che nella stessa area si possa dar spazio anche a ciò che sicuramente è ancora presente nel sottosuolo; ciò potrebbe essere un modo per aprire la prospettiva di un ampliamento degli scavi e quindi della fruizione da parte del pubblico secondo un piano di valorizzazione e ampliamento delle ricerche che mirino a completare il quadro storico della zona. Come ultimo aspetto, il progetto potrebbe prevedere anche l’ordinamento di un network del parco, e quindi l’adozione di marchi, immagini e iniziative promozionali. Da un punto di vista più complessivo, infatti, l’attuazione del sistema dei parchi archeologici in generale, richiede chiarezza di pianificazione strategica e unità di programmazione operativa e gestionale, senza le quali gli interessi particolaristici segnerebbero il fallimento dell'operazione. Per questo occorrerebbe che per Montespecchio venissero definiti aspetti importanti per la sua conoscenza e quindi: presenza di percorsi attrezzati, itinerari ragionati o sussidi didattici, nonché di misure di sicurezza di qualità. Il parco dovrebbe poi offrire anche strumenti per l’approfondimento della conoscenza del luogo e della storia dell’eremo. Si potrebbe intervenire con la programmazione di visite guidate aperte a tutti i tipi di visitatori; magari nel caso in cui i visitatori fossero scolaresche o gruppi di bambini, si potrebbe integrare la visita con attività di laboratorio. Si potrebbe inoltre pensare ad un’esperienza di cantiere-scuola, dove far svolgere esercitazioni pratiche a tecnici che compiono il loro aggiornamento, a studenti, sia delle scuole, sia delle università, senza togliere ovviamente spazio e opportunità di approfondimento a studiosi interessati; in questo modo sarebbe disponibile una manodopera che pur muovendosi senza la destrezza di abilissimi operatori, si accosta tuttavia al complesso con molta prudenza e rispetto per la storia e con la consapevolezza che Montespecchio è una testimonianza del passato. L’amministrazione locale dovrebbe intervenire con la preventiva conoscenza del programma delle attività del parco e prendere parte alla compilazione del programma stesso e del Regolamento che ha come scopo quello di definire le modalità d’uso, vincoli e divieti del Parco stesso; in questo modo si potrebbe far sostenitore delle iniziative di gestione del parco o demandarle ad Associazioni e/o Enti predisposti. Note (1) R. Francovich, R. Parenti, Archeologia e restauro dei monumenti, Firenze 1988, pp. 65-74. |
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