MURLOCULTURA n. 4/2007 |
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Importanti ed appropriati restauri alla fornace per cemento
La rinascita della Fornace Nuova di Luciano Scali |
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La fornace nel 1920. Della
“Fornace Nuova”, il nostro quaderno trimestrale n° 4
dell’anno 2000 ne parlò dotandola di disegni esplicativi
derivati da descrizioni e da uno schizzo di Dario Neri del 1921, poi
ridimensionati da foto dell’epoca che ne hanno ristabilito
l’originale aspetto. Il motivo per ritornare sull’argomento
è stato dettato dagli sviluppi che da quel giorno hanno
interessato il Villaggio Minerario. Dopo la cessazione di ogni
attività le strutture che costituivano il nucleo
dell’abitato vennero acquisite da vari proprietari che, con
intenti diversi, cercarono di recuperarle al fine di un nuovo utilizzo.
Alcuni eseguirono ristrutturazioni più o meno felici per poterle
abitare, altri sovrapposero nuove costruzioni su quelle antiche altri
ancora se ne disinteressarono in attesa del momento opportuno per
specularci sopra allorché sui cumuli di rovine fosse possibile
costruire senza troppi vincoli e limitazioni.
Così sta accadendo davvero, e pregevoli strutture come quelle del cosiddetto ”Podere della Miniera” stanno scomparendo malgrado fossero, più di ogni altre, adatte ad un totale recupero abitativo. Anche la “Fortezza” mostra il suo paramento esterno al limite della resistenza e le catene di contenimento allentate ne sottolineano lo stato di degrado. E pensare che costituiscono oggi un singolare cimelio realizzate come sono con residui dei binari di tipo Vignole appartenuti alla prima linea ferroviaria per Monte Antico. Ma accantoniamo la tristezza derivata dalla preannunciata perdita di testimonianze di un periodo storico a cui la comunità di Murlo deve molto, per prendere atto di un positivo avvenimento: il recupero della Fornace Nuova. Dopo la scomparsa del proprietario, Cavalier Coniglio, e l’abbandono dell’immobile da parte della sua famiglia, il complesso venne acquisito dall’attuale proprietaria che ben presto manifestò la volontà di trasferirvisi stabilmente. Iniziarono così importanti lavori ex novo non del tutto condivisi, ma che seppero inserirsi in maniera accettabile nel contesto esistente. Fu a questo punto che accadde qualcosa d’importante a Louise: lo stabilirsi di una sorta di sintonia fra la sua sensibilità ed il fascino di strutture misteriose piene di storia, da sempre in attesa di qualcuno capace di dialogare con loro. Conosco la vicenda per averla marginalmente condivisa assieme al desiderio della ragazza di operare un recupero che oltre a conferire alle strutture le caratteristiche di una residenza straordinaria le avesse nel contempo restituito immagine e identità. Il rifarsi all’aspetto originale per ricreare attorno alla propria dimora un’atmosfera un po’ surreale ma col fascino d’altri tempi, fece vagheggiare anche la possibilità di realizzare almeno uno dei fantastici camini dell’epoca. L’idea dovette essere accantonata a malincuore per il costo proibitivo e la difficoltà di reperire maestranze capaci di realizzarla. Seppure ridimensionato, il progetto ha raggiunto per il momento un duplice obiettivo: quello di restituire aspetto e dignità ad una struttura condannata a scomparire e far convivere, in felice connubio, la realtà abitativa attuale con le testimonianze del passato. La fornace oggi: vista d'insieme.
La fornace oggi: il fronte restaurato.
Ma di quale storia sono testimoni le strutture che oggi vediamo ringiovanite dopo gl’importanti lavori di recupero? Correva l'anno 1886 allorché i beni appartenuti alla fallita Compagnia delle Miniere di Murlo e Pienza furono rilevati dalla Società Generale per l'Industria delle Ligniti Italiane che chiamò in qualità di direttore della Società l'Ing. Jules Pirckher, uomo di grande esperienza a cui si debbono le maggiori realizzazioni per la escavazione della lignite e per la produzione di calci, cementi e laterizi. Convinto del ruolo importante, ma subalterno della lignite a causa del suo basso valore commerciale, si adoperò a privilegiare lo sviluppo della produzione di articoli più remunerativi e più facilmente collocabili sul mercato. Decise allora di potenziare gli impianti di produzione affiancando a quelli ormai vecchi di tre lustri, due gruppi di fornaci nuove a fuoco continuo di cui una soltanto fu completata. I resti di quella incompiuta sono tuttora visibili e dalle loro dimensioni si può affermare con certezza che sarebbero state l’immagine speculare di quelle appartenenti oggi alla signora Legard, vale a dire: un altro gruppo di quattro forni con immobile per la cernita ed imballaggio del cemento separati solo da un piazzale in comune. Disaccordi con la Società che riteneva di affrontare la gestione della miniera con tutt’altri criteri, costrinsero l’ingegner Pirckher a dimettersi lasciando così incompiuto un progetto ambizioso destinato ad avere un sicuro successo nel tempo. Dei forni nascosti dal massiccio rivestimento in muratura, si può avere l’idea della loro imponenza, affacciandosi ai fornelli e volgendo lo sguardo verso l’alto. Spaccato della fornace.
Adesso s’intravede il cielo ma in origine i camini che li sovrastavano davano l’impressione che fossero coperti da ampie cupole come si può ancora vedere al culmine del pozzo all’interno della fornace a torre nei pressi dei Pianelli. I pozzi misurano cm. 250 di diametro e sono circondati da un passaggio che permette la circolazione dell’aria occorrente ad alimentare la combustione al loro interno. La pianta schematizzata dell’intero complesso mostra i cunicoli di cui si parla, disposti attorno ai pozzi e comunicanti tra loro. Vista assonometrica del complesso di fornaci.
Una serie di strutture interessanti, realizzate interamente in pietra ivi comprese le volticine a botte. Louise assicura l’illuminazione appropriata di questi ambienti divenuti una rarità dopo la loro rinascita e riscoperta. Questa pregevole opera di restauro fa tornare alla mente il progetto di qualche anno fa attorno al quale la nostra Associazione si dedicò e che pareva avesse preso un buon avvio: la creazione di un Museo dell’attività mineraria annesso ad un parco che ne valorizzasse e conservasse la memoria. Ma i buoni propositi finalizzati a qualcosa di concreto che duri nel tempo, difficilmente vanno in porto a beneficio dell’effimero capace, con spettacolini, cene e fiere, di attrarre più consensi di quanto non lo possa un Museo. Accadrà, magari, che un giorno si abbia l’esatta dimensione dell’immenso patrimonio culturale evaporatoci tra le mani e che l’Amministrazione del momento recrimini sulle opportunità perdute, sia per miopia o per non essersi mossa nel senso giusto. Sotto tale ottica il recupero del “complesso operativo” della Fornace Nuova da parte di iniziativa privata “seppur proprietaria”, rappresenta un esempio raro di sensibilità verso cose di comune interesse. Esempio per chi? Per qualcuno o per tutti noi? Vogliamo provare a rifletterci un po’ su e cercare di comprendere il senso vero di comportamenti così lontani ormai dal comune modo di pensare e d’essere? L'interno di un camino come doveva apparire all'epoca (foto della Fornace Bandini). |
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