MURLOCULTURA
n. 4/2007 |
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La storia del territorio attraverso i documenti conservati nell'Archivio Comunale di Murlo "Campione delle strade, e fabbriche comunitative della nuova Comunità di Murlo, e i suoi Comunelli annessi" di Giorgio Botarelli seconda parte
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Nel giugno 1779 il provveditore di strade e fabbriche della nuova Comunità di Murlo, Ansano Pancanti (1), porta a compimento e consegna al magistrato comunitativo il Campione delle strade, e fabbriche comunitative della nuova Comunità di Murlo, e suoi Comunelli annessi,
una sorta di percorso ricognitivo sul sistema viario e sulle strutture
divenute di pertinenza della Comunità dopo la fine del dominio
vescovile, la cui manutenzione e cura facevano ora carico
all’amministrazione pubblica. Il Campione
prende le mosse dalla pieve di San Fortunato a Murlo, simbolo e perno,
con il vicino palazzo rimasto proprietà della mensa
arcivescovile di Siena, dell’autorità esercitata sul
territorio dai vescovi senesi fino a un anno e mezzo prima: partendo
dalla chiesa, ripercorriamo l’intero itinerario, capitolo per
capitolo, con l’inserimento nel relativo commento di riferimenti
moderni, per una più agevole comprensione del contenuto. //c.1r//Campione delle strade, e fabbriche comunitative della nuova Comunità di Murlo, e suoi Comunelli annessi Dalla chiesa plebana di Murlo, sotto il titolo di S. Fortunato, parte una strada comunitativa, e giugne alla porta esposta alla parte di ponente, di lì, prosegue a mano destra, e perviene alla cappella detta di S. Niccola, posta a mano sinistra presso detta strada, di lì prosegue, e giugne ad un pozzo d’acqua viva, situato a mano destra a detta strada, parte da detto pozzo, e perviene presso la Croce, denominata i Vallini, piantata su la destra, a latere della medesima, e proseguendo, conduce alla piccola cappella di S.Bastiano dello spedale detto di S. Leonardo, posta su la sinistra, presso detta strada, proseguendo per la Villa di Tinoni, e di lì, giugne presso un pozzo d’acqua viva, situato a mano destra, presso la medesima, parte da detto pozzo, e perviene ad una chiesa, sotto l’invocazione di Maria SS.ma della Antica, di lì, se ne giugne alla Villa della Antica, fino alla casa del mag.co Pietro Martini, di poi, volta a mano sinistra, presso l’orto del mag.co Bartalommeo e fratello Angiolini, ed entra in altra strada, che dall’anzi detta Villa, giugne in detto luogo, e partendo dall’orto predetto, giugne fino ad un leccio grosso, situato a mano destra presso la medesima strada, denominato il Leccino, e proseguendo, perviene al Vado di Beccano, //c.1v// ove fa confino la Comunità di Murlo, ed il Comunello di Lupompeso, in oggi riunito, in detta Comunità. La strada comunitativa partiva da Murlo e si snodava sul lato sinistro della chiesa di San Fortunato (2) per giungere dopo poche decine di metri alla porta del castello, oggi conosciuta come Porta di Tramontana: attraverso quest’ultima, nel corso dei secoli, erano transitati i vescovi di Siena per recarsi nella loro residenza locale, quando, in occasione del loro insediamento, di visite pastorali, di battute di caccia o di altre rare evenienze, venivano in visita al Vescovado. La porta costituiva infatti l’accesso principale al castello e solo in seguito l’apertura attuale la sostituì nella sua funzione, perché più agevole e adeguata a sopravvenute esigenze. Sopra la porta, si trovava in passato una lapide scolpita con lo stemma dell’arcivescovo Francesco Bandini-Piccolomini (1529-1588) e con una scritta relativa ai lavori di restauro del castello, effettuati dal Bandini stesso nel 1562, in seguito ai danni patiti da Murlo otto anni prima, nel corso della Guerra di Siena. La scritta sulla lapide recitava: Franciscus Bandini de Piccolominibus Murlum bello Senensi dirutum, palatiumque combustum, instauravit et novam iuris sedem erigi curavit MDLXII. Questa targa, di cui non è rimasto frammento, andò probabilmente perduta con il terremoto che colpì i Comuni di Monticiano, Murlo, Buonconvento e Monteroni la notte del 25 agosto 1909, causando notevoli danni alle strutture murarie del paese, compresa la Porta di Tramontana che rimase gravemente lesionata (3). Fuori dal castello, la strada comunitativa proseguiva in discesa sulla destra, pervenendo alla cappellina intitolata a San Nicola, che restava sulla sinistra, e subito dopo a un pozzo, sulla destra della via; oggi la strada, ancora sterrata, risulta leggermente spostata e lascia sulla destra, oltre al pozzo, tuttora esistente, anche l’oratorio, convertito da tempo in capanno per uso agricolo. Nei primi anni dell’Ottocento, il Romagnoli disegna una veduta di Murlo nella quale s’intravede, sull’estrema destra, ai piedi della collina del castello, il cappellino di San Nicola con una entratura ad arco sulla facciata opposta a quella che oggi dà sulla strada (4). Nell’edificio odierno non si vede traccia di quell’entrata, ma esiste invece una porticina sul lato sinistro, aperta in seguito al cambio di utilizzo del fabbricato, mentre sulla parete che si affaccia sulla strada è ricavata in alto una piccola edicola ora vuota: in passato doveva alloggiare una statuetta devozionale. In data 14 luglio 1883 è registrato dal catasto il passaggio della cappella a fabbricato per uso civile, proprietari Dario Neri (5) e Leopoldo Di Ignazio; in precedenza, fino al 1853, aveva fatto parte dei possedimenti di Antonio Sforazzini, notabile locale e maire di Murlo nel periodo napoleonico (6). Dopo l’oratorio si giungeva a una croce, detta allora i Vallini, piantata sulla destra della strada comunitativa. Nella medesima posizione si trova oggi una croce in ferro murata in un basamento di travertino, a sua volta poggiante su una vecchia macina da frantoio coricata. Sul basamento è scolpita la scritta, Missione Imperiali 1898, a testimoniare la visita di predicatori missionari in quell’anno. Da lì, la strada piegava in direzione della Villa di Tinoni e prima di immettersi nel borgo, incontrava sulla sinistra una piccola cappella, detta di S. Bastiano. Meglio conosciuta all’epoca come il “Madonnino di Tinoni”, ricorda il vicario Pandini, aveva la parete interna retrostante l’altare, ornata da un affresco raffigurante la Madonna con ai lati San Sebastiano e San Leonardo (7). La cappella apparteneva all’ospedale di San Leonardo, modesto istituto pio locale di antica fondazione, che, accanto ad essa, possedeva anche un casamento di sette stanze adibite a vari usi (8). Di questa cappella non esiste più alcuna struttura residua e solo il Catasto Leopoldino, di quaranta e più anni posteriore al Campione, ci dà la sua antica ubicazione (vedi figura) e la indica come proprietà della famiglia Landi di Siena, così come la vicina casa padronale cui facevano capo i loro poderi di Tinoni, del Poggetto, del Casalino, del Casino ed altri. Al 9 gennaio 1891 è registrata nel catasto la demolizione dell’oratorio, con il passaggio da fabbricato a sodo (la scomparsa poteva comunque essere avvenuta anche anni addietro) (9). La strada comunitativa si inoltrava nel villaggio incontrando poco dopo sulla destra un pozzo, che si trovava in un piccolo slargo proprio di fronte all’attuale numero civico 54 di via Tinoni; il pozzo, dopo esser servito anche per la refrigerazione di salumi, vino e quant’altro i circostanti abitanti momentaneamente vi ricoveravano, fu riempito di detriti e chiuso in seguito a lavori di riattamento della strada nei primi anni sessanta del Novecento. Proseguendo, la via giungeva alla chiesa intitolata alla Natività di Maria (10), che, trasformata in fabbricato civile nei primi del Novecento, costituiva allora il punto di raccordo tra i borghi di Tinoni e dell’Antica, ancora nettamente separati da campi di ulivi. Attraversava l’abitato dell’Antica fino a imbattersi nella casa di Pietro Martini, posta all’inizio dell’odierna Via di Pizzicheria, per poi voltare a sinistra nei pressi dell’orto dei fratelli Angiolini e da qui giungere a un grosso leccio detto il Leccino: della grande pianta è rimasta memoria nel nome della via che oggi, in quella zona, partendo dal retro della chiesa parrocchiale, conduce a Belcano. La strada comunitativa continuava sino al Vado di Beccano (11), dove prima confinavano le riunite Comunità di Murlo e di Lupompeso. (Continua)
Il borgo di Tinoni nel Catasto Leopoldino del 1821.
Note (1) La famiglia Pancanti, residente nel Vescovado almeno dalla seconda metà del Seicento, all’epoca del Campione abitava nella Piazza del Mercato all’Antica. Agostino, padre di Ansano e piccolo possidente, era rientrato nella borsa per l’estrazione dei membri del consiglio generale della nuova Comunità di Murlo (vedi il precedente numero di Murlo Cultura). (2) Per notizie sulla chiesa di San Fortunato: Il territorio di Murlo e le sue chiese, a cura di M. Filippone, Siena 1994, pp.107-115. (3) Tramanda la memoria di questa lapide il vicario vescovile di Murlo, Bernardo Giuseppe Pandini (1744-1750), nella sua descrizione del Vescovado redatta a metà Settecento. Vedi: Una Signoria nella Toscana moderna. Il Vescovado di Murlo (Siena) nelle carte del secolo XVIII, a cura di M. Filippone, G.B. Guasconi, S. Pucci, Siena 1999, p.47. (4) Vedi: Vedute dei contorni di Siena di Ettore Romagnoli, a cura della Biblioteca Comunale di Siena, Siena 2000, p.193. (5) Antenato del famoso pittore Dario Neri, nativo di Vescovado di Murlo. (6) Archivio di Stato di Siena (ASS), Catasto Leopoldino, Comunità di Murlo, sezione U detta di Murlo, part. 404. (7) Vedi: Una Signoria nella Toscana moderna., cit, p. 54. (8) Ibidem, p. 293. Dell’ospedale di San Leonardo a Tinoni si parlerà più diffusamente in futuro, grazie anche al ritrovamento di un suo libro contabile. (9) ASS, Catasto Leopoldino, cit, part. 236. (10) Per notizie sulla chiesa dell’Antica, intitolata alla Natività di Maria: Il territorio di Murlo, cit, pp. 33-35. (11) Vado sta per varco, passaggio. La fattoria di Belcano (Beccano) era allora proprietà della nobile famiglia senese Spannocchi-Piccolomini. |
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