MURLOCULTURA n. 4/2008

Per una informazione più corretta, perché non dare un’occhiata al passato?

 Efficacia dei mezzi di comunicazione


di Luciano Scali
Associazione Culturale di Murlo
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Accade con maggior frequenza che iniziative importanti, sia pubbliche o private vadano deserte malgrado siano state spese energie e risorse per pubblicizzarle come meritavano. Il nostro comune è vasto, ma ben poche notizie passano inosservate perché di gente non ce ne sta molta. Anzi, a tale proposito si può affermare che nulla sfugge allo stretto controllo dei cittadini specie se le informazioni raccolte servono ad alimentare quel vezzo innato in ognuno di noi di scoprire qualcosa d’insolito sui comportamenti dei nostri vicini. Esiste, è vero, un certo disinteresse per iniziative che non a tutti restano gradite, ma lungi dal volerlo ammettere si preferisce giustificare tale distacco con l’affermare di non esserne stati a conoscenza. Proprio da una così infantile furberia ebbe origine l’antico detto: “Non c’è peggiore sordo di quello che non vuol sentire” e credo che definizione migliore non poteva essere coniata per l’occasione. Infatti ogni promotore di qualsiasi iniziativa, si preoccupa sempre di tappezzare vetrine, porte e banchi di negozi, di locandine, opuscoli e manifesti ove sono indicati programmi, date e orari degli avvenimenti in questione. Purtroppo il cittadino fa vagare uno sguardo spento su questi mezzi d’informazione anche se l’autore si è dato un gran da fare per infiocchettarli con disegni dai colori sgargianti che ne attirino l’attenzione. Non è certo per cattiveria se ci si comporta così ma ogni giorno l’inerme cittadino è sottoposto a un costante martellamento di offerte, occasioni, promozioni che sotto molteplici forme, lo assalgono da ogni parte costringendolo a tutelarsi in qualche modo se vuol venire fuori indenne da questa aggressione che non conosce tregua. Da qui prende avvio una sorta di autodifesa che spinge a “trarsi fuori” da tutto quello che possa assomigliare a un possibile coinvolgimento in qualcosa di sconosciuto, quasi si trattasse di uno stradello inedito nel bosco ove, una volta imboccato non si potesse poi tornare indietro. Meglio allora non sapere, oppure farne finta. Resta però una eccezione da non trascurare: se l’informazione insita nel messaggio è anche accompagnata da un piccolo rinfresco al termine della conferenza, allora può anche divenire interessante. Non per niente, a leggere bene, in fondo ad ogni avviso appare quasi sempre la formula magica che vi fa riferimento. Allora l’interesse per la cultura o la cosa pubblica ritorna e, d’improvviso, il cittadino si scopre più evoluto. Quale morale trarre dall’osservazione ravvicinata dei nostri comportamenti? Senza dubbio occorre stimolare l’interesse della gente con qualcosa di diverso e più coinvolgente di un semplice manifesto oppure di un altoparlante portato a spasso sopra una macchina che vada in giro a diffondere canzoni alternate alle notizie che si vogliono dare. Ormai se ne servono tutti: il pescivendolo, l’arrotino, la ragazza della lavanderia e chi propaganda le scelte del partito; per questo forse, ben pochi li ascoltano ancora. La gente deve essere punzecchiata di continuo e siccome ha perduta la capacità di andarsi da sola a cercare le novità, occorre stupirla con l’inedito, l’inusuale pescando magari nel passato laddove nessuno si sogna di volgere il pensiero proprio perché è passato. La proposta sarebbe di ripristinare il mestiere del banditore con il costume e gli accessori dei quali si serviva per fare il proprio mestiere con successo. Un bel costume giallo e rosso, un copricapo da buffone di corte e i bubboli in cima ad ogni pinzo; due tamburi allungati con pelle poco tirata per dare alla percussione un tono grave e, soprattutto, un asino per starvi a cavalcioni. Le notizie arriverebbero di sicuro specie se date a voce spiegata, aiutandosi magari con un megafono ornato di nastri multicolori o con una trombetta simile a quella degli spazzini di un tempo. Così facendo si potrebbe scoprire una insolita efficacia nel suono del tamburo capace di risvegliare meglio di altri mezzi le coscienze sopite, facendo loro ricordare che oltre ai diritti personali che vorremmo fossero tenuti sempre presenti dagli altri, esistono altrettanti doveri verso la comunità che di solito cerchiamo di ignorare.


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