MURLOCULTURA
n. 4/2008 |
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Parole libere e poesia: due diversi modi per esprimere emozioni
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U na poesia di Antonella
su Vallerano pervenuta in redazione qualche tempo fa, mi ha spinto a
tornare laggiù quasi di nascosto, con l’intima speranza di ritrovarvi
la traccia delle emozioni provate quando vi giunsi per la prima volta.
E’ proprio vero che le illusioni sono le ultime a morire poiché, guarda
caso, sono ancorate alle sensazioni del primo incontro, allorché per
curiosità o per caso, si arriva in un borgo speciale. Senza saperlo, i
dettagli del suo aspetto si imprimono nella mente restandovi come foto
in un album di ricordi e da quel momento l’identità del luogo vi sarà
legata per sempre. Nel frattempo il borgo pressoché abbandonato dagli
originari abitatori ha iniziato a morire e sul suo corpo sono apparse
ferite sempre più ampie e evidenti che gli sporadici interventi dei
nuovi proprietari non sono riusciti a sanare. Ben altre sono le cure di
cui un borgo antico avrebbe bisogno per trasformarsi pur mantenendo
intatta la propria identità. Gli ultimi arrivati ci hanno provato
riuscendo solo ad evidenziarne la decadenza con interventi che non
riescono a legare con l’esistente. Se la trasformazione di un borgo
possa avvenire così non lo so, ma sta per certo che l’atmosfera del mio
primo ricordo ormai non c’è più. I versi di Antonella sapranno rendere
meglio il senso di quanto io provi, assai di più delle parole che hanno
tentato di farlo. Lo scorrere del vecchio fosso fa gorgogliare l’acqua fra i sassi. Il vento mormora all’orecchio la storia, un rumore il vecchio molino quali generose acque un tempo gli hanno donato vita. Odore di farina e una madia che si chiude. Poi il crepitare di scopi che avvampano nel forno del paese. E la mente evoca nell’innocente intelletto ricordi mai vissuti e raccontati dall’amore per le cose semplici. Semplice e immutato nel tempo come è rimasto questo magico borgo. Antonella Guidi |
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