MURLOCULTURA
n. 4/2008 |
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Carrellata sui mestieri in mutazione IL MURATORE
Tredicesima puntata |
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Il principio
delle volte con nervature nelle soluzioni più elaborate costituì il
presupposto per realizzazioni più ambiziose e azzardate quale supporto
per impostare la costruzione di vari tipi di cupola.
Il dettaglio della figura 2 esamina il quarto di pilastro rivolto verso l’interno dell’area da coprirsi a volta, ove si evidenziano le imposte delle varie nervature che faranno da supporto alla volta stessa.
Sulla pianta indicata nella figura 3 sono invece riportati i riferimenti dei vari componenti della volta. A partire dal pilastro n. 3 e muovendosi in senso orario, con la lettera A maiuscola viene indicato l’arcone che andrà a unire i due pilastri opposti (3 e 1), con la lettera B maiuscola l’arco fra i pilastri 4 e 2. Con la lettera b minuscola si indicheranno i quattro semiarchi che partendo dai pilastri 3 e 1 incontreranno, con una inclinazione di 22° e 30’ l’arcone B, mentre con la a minuscola si indicheranno i quattro semiarchi che partendo dai pilastri 4 e 2 incontreranno, con la stessa inclinazione dei loro omologhi, l’arcone A. L’incontro degli archi A e B nel punto C indicherà la loro chiave di chiusura, l’incontro fra gli otto semiarchi a e b ed il loro punto di arrivo sugli arconi A e B, indicherà otto nodi che costituiranno altrettanti punti di contrasto (vertici di ottagono), che potranno divenire in seguito gli appoggi di una struttura più ardita come il tiburio di una cupola. ![]() Ma osserviamo più da vicino la figura 3.
Dall’incrocio di archi e semiarchi, l’intera volta risulterà frazionata
in sedici spicchi suddivisi in tre gruppi: quattro periferici; quattro
di chiusura e otto intermedi. Si procederà in primo luogo a realizzare
le nervature a partire dagli arconi A e B poi, realizzata la struttura
portante, a completare gli specchi curando di mantenere in ogni momento
il mutuo contrasto facendo avanzare contemporaneamente i lavori al fine
di non sollecitare le strutture con carichi laterali squilibrati. Come
accennato in precedenza, gli arconi e i semiarchi erano costruiti da un
certo numero di tozzetti di pietra o laterizio predisposti per
incastrarsi tra loro e, nel caso
specifico esaminato: di una chiave di chiusura, di quattro nodi
d’imposta per semiarchi e di altrettanti nodi d’incrocio per i
semiarchi tra di loro. Da qui l’esigenza assoluta che i lavori
venissero eseguiti con la massima cura e precisione.
Nella figura 4 sono stati riportati tre esempi limite e, per rendere più evidente quanto asserito, si è immaginato il semiarco composto da due soli elementi. Ciò premesso, per realizzare i tozzetti componenti gli arconi, in funzione del razionale utilizzo del materiale disponibile, si procedeva a stabilirne il numero avendo cura che l’inclinazione delle facce terminali venisse determinata dallo stesso “angolo al centro”. In tal modo l’arco risultava composto da un numero n di tozzetti con intradosso ed estradosso aventi eguale curvatura, facciate laterali parallele tra loro mentre le opposte (quelle a contatto col tozzetto precedente e col successivo) debitamente rastremate a seconda del valore dell’angolo al centro. Il tenone che doveva inserirsi nella mortasa del tozzetto precedente, aveva le pareti esterne rastremate di un angolo x ( di 4–5 gradi) mentre la mortasa aveva le pareti interne anch’esse rastremate di un angolo x–y (dove y rappresenta il necessario aggiustaggio per garantire un facile inserimento). Analogo criterio veniva applicato nella preparazione dei pezzi speciali (nodi) a chiusura degli arconi e dove archi e semiarchi s’incrociavano. La figura seguente ne mostra la complessità ma anche l’indubbia funzione pratica oltre indicare la successione delle fasi di montaggio dell’intera struttura(fig.6). ![]() Fig. 5 - Pianta dei pezzi specialinel dettaglio di 1/4 di volta
(continua nei prossimi numeri di Murlo Cultura)
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