MURLOCULTURA n. 4/2009 | ||
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I percorsi della memoria Ritorno a Mont Saint Michel di Luciano Scali |
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Nell’ambito
del programma di scambi di visite
tra i paesi gemellati di Murlo e Giberville, mi si è presentata di
nuovo l’occasione di ritornare con un gruppo di concittadini a Mont
Saint Michel, dopo circa quarant’anni. Non sto a dilungarmi su quanto
mi sia apparso cambiato da allora, ma piuttosto affermare come la sua
vista sia stata di nuovo capace di procurarmi incredibili emozioni.
Ma il mio chiodo fisso di sempre stava all’interno, lungo il perimetro del chiostro, con la sua parte coperta da una volta a doghe di legno quasi fosse la chiglia rovesciata di una nave e quel suo incredibile, impossibile e incomprensibile doppio colonnato. Mai visto altrove un manufatto simile né altrettanta meraviglia realizzata sopra uno schema estremamente semplice reso complicatissimo in corso d’opera con l’inserimento di fantasiose decorazioni. Venne iniziato con l’abate Thomas des Chambres e terminato nel 1228 da quello successivo Raoul de Villedieu Viene subito di domandarsi in quale particolare stato mentale si trovasse il maestro d’opera che concepì un siffatto capolavoro. Il luogo, la meditazione e il digiuno dovettero giocare un ruolo importante nella vicenda consentendo all’anonimo monaco di attuare il vuoto mentale necessario per riuscire a vedere chiaro nel nulla. Un’idea utopica da rendere concreta in spazi angusti ove il muoversi sembrava impossibile ma che non ammetteva deroghe di sorta per ottenere, ad opera ultimata, l’effetto desiderato. Se il visitatore focalizza lo sguardo sulle sequenze degli archi interni ed esterni del chiostro ed a quelli trasversali interni fra colonne, avrà l’impressione camminando, che questi ultimi siano anch’essi in movimento poiché variando il punto di vista sembrerà che l’arco più vicino accorci la propria luce mentre il successivo l’aumenti. Tale effetto seguirà il visitatore attento per tutta la lunghezza del lato fino ad ognuno dei vertici del chiostro allorché l’interno del colonnato appare per intero. Si avrà l’impressione che il tutto sia mutato ancora e che il cortile ed il camminamento coperto siano scomparsi e sia rimasto solo un tunnel angusto, impossibile da percorrere data la sua ridotta dimensione, ma con un effetto surreale capace d’intense emozioni. Ove potrebbe condurre un camminamento simile ammesso che fosse stato pensato per essere percorso? E se un punto di arrivo esistesse, non soltanto nella mente di chi l’ha concepito, quale aspetto incredibile dovrebbe avere? Interrogativi senza risposta legati soltanto all’immaginazione. Ho tentato più volte di seguire la sequenza della strana orditura, ed ogni volta mi sono arreso irritandomi per non riuscire a capire, eppure la soluzione stava davanti agli occhi, talmente ovvia da apparire complicatissima alla mente dell’uomo moderno ormai incapace di “pensare semplice”. Una serie di foto ravvicinate sono finalmente riuscite “a mettermi in condizione di vedere” , vale a dire: definire lo schema sul quale l’idea del chiostro era stata impostata e, di seguito individuare i singoli elementi che assemblati tra loro davano luogo al doppio colonnato. Forte di tale convinzione mi sono ripromesse due cose: descrivere oggi in breve quanto di singolare sia rilevabile nel complesso del chiostro per pubblicarne in seguito i dettagli costruttivi di maggior rilievo di cui questi si compone. Il chiostro dell’abbazia di Mont Saint Michel è un’opera d’arte unica al mondo per l’interesse della sua struttura e per le sue decorazioni. Quanto risulta da un primo esame della pianta è il desiderio di dare al chiostro la più grande estensione possibile soprattutto il larghezza. Pianta del chiostro di Mont Saint Michel Si presenta con aspetto leggermente trapezoidale ove i lati maggiori
hanno la medesima dimensione e quelli minori differiscono tra loro per
due colonnette soltanto. Trovasi ubicato al terzo livello dell’intera
struttura eremitale, vale a dire nella parte più alta dove venne
edificata la chiesa dell’abbazia. La parte centrale del chiostro è
costituita dal cortile ove la porzione di muro al di sopra del
colonnato, è intonacata e priva di decorazioni. I quattro corridoi
interni del chiostro, detti “gallerie”,
presentano il lato cortile totalmente decorato
fino all’imposta della volta e vengono
individuati riferendosi al loro orientamento. Nella
galleria sud si
apre l’accesso al “lavatoio”
dove i monaci procedevano alla cerimonia del
lavaggio dei piedi e verso l’Abbazia. Sulla stessa galleria sono
ubicate finestre a bocca di lupo per dare luce alle sale inferiori. La
parete della galleria nord è
caratterizzata da numerose aperture che
consentono di spaziare con la vista sul mare aperto verso l’isoletta di
Tomberline.
Nella galleria ovest
esistono tre aperture intenzionalmente
destinate a mettere in comunicazione il chiostro con la sala del Capitolo
mai costruita, mentre nell’angolo nord- ovest, è
presente la porta che immette su “le Chartrier”, il luogo ove venivano conservati i documenti
amministrativi dell’abbazia. Le colonnette del chiostro di Mont Saint Michel Le colonnette, realizzate in granitello colorato, vennero restaurate alla fine del XIX secolo dall’architetto Edouard Corroyer. Tutte le strutture al di sopra delle colonne chiamate “écoinçonce” furono realizzate in pietra di Caen che, per la sua facile lavorabilità permise la realizzazione di una ricca decorazione scolpita in prevalenza con motivi floreali salvo nei punti prospicienti le porte delle sale poste attorno al chiostro dove, seguendo il costume monastico, veniva raffigurato un crocifisso. Non mancavano però anche decorazioni di maggior rilievo come lo stemma dell’arcivescovo di Rouen raffigurante un agnello con la croce pastorale sovrastato da una costruzione su arco trilobato e due angeli inginocchiati ai lati, una scena di vendemmia con fanciullo tra tralci e grappoli, oppure la prima rappresentazione conosciuta di San Francesco di Assisi ormai quasi del tutto scomparsa ma riconoscibile attraverso un disegno d’archivio che ha resistito alle ingiurie del tempo. Tra le curiosità sono da annoverare: la riproduzione di alcune facce degli scultori che lavorarono alla realizzazione delle decorazioni del chiostro e qualche rifacimento sommario della pittura, effettuato durante il XVII secolo, di cui l’intero complesso era coperto. Tutto qui per adesso anche se la mente corre avanti cercando di figurarsi il corridoio tra le colonne del chiostro decorate in verde, tale da apparire come un qualche angusto sentiero fiorito dei nostri boschi. Le infiorescenze scolpite nella pietra di Caen che sbucano dai capitelli all’imposta delle minuscole volte potrebbero, appunto richiamare i nappi fioriti della Vitalba o del Viburno, e dare così l’impressione di condurre in quei luoghi incantati dell’immaginario che ognuno di noi porta dentro di se. |
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