MURLOCULTURA n. 4/2010 | ||
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Scoprire il territorio di Murlo attraverso le emozioni che procura
Riflessioni durante un "Viaggio attorno Casa" di Luciano Scali |
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Se
esiste un luogo ove presente e passato si mischiano e confondono in
un’atmosfera di surreale normalità, quello è il territorio di
Murlo. Nel percorrere quanto resta delle antiche strade che lo
attraversano è possibile cogliere e provare emozioni inedite che non
appartengono alla nostra epoca ma che vengono stimolate dalla vista
di un ambiente in costante trasformazione. Quello che meraviglia di
più è l’impressione che il tempo scorra a ritroso e che cancelli
le tracce di un’antropizzazione realizzata dalla secolare presenza
dell’uomo nel territorio. Sembra quasi che la natura sia
intenzionata a riappropriarsi di quanto le era stato tolto, e nel
farlo si preoccupi di cancellare quanto si riferisce alle civiltà
trascorse. Nel leggere i testi che descrivono le condizioni di vita
delle genti dell’antico feudo, non sfugge il confronto tra le loro
difficoltà e l’attaccamento verso una terra ostile stimolata a
fornire ogni possibile risorsa capace di assicurare una seppur
miserabile forma di sopravvivenza. Tracce di questa lotta tenace sono
visibili ovunque ma non più alimentate da presenze assidue che ne
facciano ragione di vita, vengono oggi ricoperte da una coltre di
terriccio e dall’oblio. Imbattersi in esse rappresenta
un’esperienza esaltante che induce a soffermarsi curiosi e spinti a
saperne di più per carpire quanto di evidente sia possibile recepire
dai muti messaggi che le cose sono ancora in grado di trasmettere. Le
macerie di un podere, di una pieve, di un mulino o di una fornace,
invase dal muschio e dalla macchia, diverranno dapprima ricovero per
le piccole creature del sottobosco per adeguarsi in seguito, al
profilo del terreno confondendosi con esso al riparo di ogni futura
indagine. Cosa significa tutto questo? Non lo so con esattezza ma
forse si tratta della normale routine che accomuna uomini e cose
nella logica del loro viaggio di ritorno in grembo alla natura dalla
quale tutto ha avuto origine.
Ciò che conta invece trae spunto dal trovarsi in mezzo al riflusso invisibile del tempo che, simile alla risacca del mare si ritrae sulla spiaggia dopo averne momentaneamente scolpito l’aspetto e lasciate le tracce del suo passaggio. Nel nostro caso non saranno alghe, né conchiglie o fili d’erba ma qualcosa di più. Saranno i segni dell’attività che l’uomo lascia dietro di se e la cui interpretazione da la possibilità di scriverne la storia assieme a quella del luogo ove ha vissuto e operato. Se nel periodico girovagare fortuna vuole di poter sollevare un lembo del manto che tutto avvolge e gettare così uno sguardo sui nascosti segreti sarà come essere risucchiati nel passato e trovarsi in quel mondo straordinario del quale sarà possibile percepirne i contorni attraverso le tracce ancora visibili. Le buche informi nel folto del bosco, ubicate nei pressi di pareti scoscese di calcare e stranamente contornate da sentieri che non portano da nessuna parte, divengono d’improvviso fornaci arcaiche brulicanti di vita al pari di un formicaio o di un alveare in piena attività. Agli occhi della mente la realtà attuale lascerà il posto a paesaggi e situazioni diversi succedutisi nel tempo ma accomunati dal medesimo intento, quello della sopravvivenza e delle necessità del momento. Sparse laddove il materiale abbondava, avevano vita breve, quanto bastava per mettere assieme il materiale occorrente a realizzare una piccola costruzione prima di divenire inservibile, ma mai abbastanza rapidamente da impedirle di lasciare una traccia di se. E così le pievi, i mulini, la recinzioni, le fornaci più importanti, i cimiteri rurali, i poderi e i castelli. Una folla di segni dalle funzioni ancora evidenti ma divenuta ormai silenziosa anche se pare di ravvisare in quanto resta, la volontà di manifestarsi e rivivere, magari per pochi attimi, una realtà scomparsa da tempo. Ma forse proprio dall’utopia di potersi aggrappare ai relitti di un mondo ormai svanito, nasce la possibilità di ritrovarsi e prendere atto di quelle forze misteriose che governano i comportamenti dell’uomo spingendolo nel contempo a riflettere sulla caducità delle cose del mondo.*
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