MURLOCULTURA n. 4/2011 | ||
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Mancato rispetto delle regole ovvero dovere volutamente dimenticato Vecchie enuove crtiticità: di Luciano Scali |
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A chiunque venga voglia di farsi una passeggiata attraverso i boschi di Murlo non sfuggirà la vista dei numerosi cumuli di legna da ardere disposti in piazzole create per l’occasione nei pressi delle zone tagliate di recente. Le radure createsi nel bosco dopo il taglio, sono oggi divenute impraticabili dalla coltre di ramaglie abbandonate alla rinfusa sul terreno, oltre i bordi, nei fossi e perfino sulla sede stradale. Il taglio dei boschi non è un’invenzione recente, lo si è praticato da sempre sia per ragioni economiche che per necessità. Gli esperti del settore economico forestale rilevano l’opportunità di eseguirlo periodicamente e sottolineano come la rotazione di tale operazione contribuisca a mantenere una produzione legnosa periodica. Tutti principi validi sui quali è possibile trovarsi d’accordo a patto che vengono rispettate le norme e i sistemi che li regolano. Ogni cosa a questo mondo ha il suo motivo di essere e le sue leggi; il derogare da esse conduce spesso alla prevaricazione e all’anarchia, qualunque sia il motivo che se ne accampa. Se poi, a conti fatti, il ricavo dell’operazione va a beneficio di pochi e reca disagi e danno alla comunità allora le cose cambiano davvero. Le strade che attraversano i boschi di Murlo sono sempre le stesse di secoli fa con la differenza che in passato venivano mantenute regolarmente e percorse da muli o da mezzi trainati da buoi, che si spostavano a passo d’uomo. Anche lo smacchio del legname tagliato avveniva nel rispetto dell’ambiente, con mezzi idonei che non incidevano sul suo equilibrio e lasciavano inalterati i percorsi attraverso i quali la gente si spostava. Oggi tutto questo è preistoria e per smacchiare il legname si aprono nuove strade nei boschi con mezzi che fino a poco tempo fa si potevano solo vedere al cinema. Anche il prodotto finito viene avviato ai vari mercati servendosi di motrici che agganciano carrelli con oltre duecento quintali di peso e ad una velocità ben superiore a quella del passo d’uomo! I tracciati riportati dal Catasto Leopoldino, derivati da quelli medievali più antichi e rimasti percorribili fino a qualche anno fa, sono stati in buona parte spazzati via e l’iniziativa presa dalla Regione Toscana di mettere in rete tale preziosa cartografia per facilitare le consultazioni agli studiosi appare solo come un costo, priva di senso e di nessuna utilità. Resta incomprensibile come i vari enti preposti alla tutela ed al controllo del territorio, continuino ad operare in autonomia invece di coordinarsi per evitare che importanti realtà storiche e culturali presenti possano scomparire. Mi sembra giusto che Provincia, Comunità Montane, Unioni dei Comuni, Corpo Forestale abbiano competenza sui boschi, ma reputo altrettanto giusto che l’Amministrazione comunale nel cui territorio il bosco si trova, sia in qualche modo edotta sugli interventi che avverranno nelle aree da lei amministrate. Se le cose marciassero così sarebbe facile dare disposizioni affinché una parte importante del patrimonio di cui sopra venisse tutelata segnalando in maniera adeguata le realtà da proteggere. Proprio con tale intento la nostra Associazione Culturale dette inizio sei anni fa ad un programma adeguatamente pubblicizzato e a costo zero, di escursioni finalizzate alla scoperta del territorio, ricalcando i tracciati dell’antico catasto per condividerne con chi ne fosse interessato le proprie conoscenze. Oggi, dopo circa settanta percorsi effettuati, siamo giunti alla conclusione che gran parte di essi non sono più utilizzabili perché definitivamente scomparsi nei calanchi scavati dalle ruote dei mezzi meccanici e sotto i cumuli di ramaglie lasciate marcire in loco sperando che ciò avvenga in tempo ragionevole. Se qualcuno, leggendo queste righe, ritiene che si voglia fare del sarcasmo o, peggio ancora, della demagogia per sordidi e inconfessabili fini, è invitato a seguirci nei nostri “Viaggi intorno casa”. Potrà rendersi conto di persona come sia possibile arrecare gravi danni alla cosa pubblica, irridere chi li denuncia, negarne l’evidenza e soprattutto lasciare che i soliti furbetti la facciano franca. Basterà dare un’occhiata alle condizioni dei tratti di strada tra il podere di Casenovole e la località Fangaie, oppure tra il Leccio bruciato ed il Botrino per domandarsi a chi verranno addebitati i costi dei lavori di ripristino: se ai fatiscenti responsabili dei danni oppure alla solita comunità di Murlo. |
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