MURLOCULTURA n. 4/2011

EVENTI NEL TERRITORIO

Il restauro del bacile etrusco

di Maria Paola Angelini


Associazione Culturale di Murlo
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Restauro bacileSabato 17 settembre è stato presentato a Murlo il risultato di un importante restauro promosso dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, dal nostro Comune e dalla Fondazione Musei Senesi. Tale intervento è stato compiuto su un pezzo molto singolare, un bacile bronzeo che, tra il 1970 e il 1971, fu recuperato insieme ad un altro di foggia simile dall’archeologa Ingrid Edlund a Poggio Civitate, precisamente nell’area Nord del Piano del Tesoro. La conferenza ha visto l’intervento del presidente della Fondazione Musei Senesi dott. Gianni Resti, che ha lanciato un accorato appello alla partecipazione di tutti per la salvaguardia delle realtà che operano nella cultura, proprio come il nostro museo e gli altri della rete del senese; hanno poi partecipato per la Soprintendenza dei Beni Archeologici la soprintendente dott.ssa Silvia Goggioli e la dott.ssa Sorge, il direttore dell’Antiquarium dott. Filippo Cenni; per il nostro Comune l’assessore Emilio Giuggioli e la vicesindaco Paola Brocchi. Emilia Muzzi, competente restauratrice del nostro museo, ha poi bene illustrato le fasi del recupero e del restauro del bacile, che lei stessa ha operato. Il manufatto, quando ancora era esposto nell’Antiquarum prima del restauro, si presentava in parte pieno di terra, vi erano state applicate delle garze per preservare alcune porzioni della superficie ed era stato effettuato un saggio di pulitura. L’aspetto deformato del lebete è sicuramente da imputare all'incendio che vide coinvolto il palazzo arcaico di Poggio Civitate; qui si conservava il bacile, insieme all'altro suo simile probabilmente in una stanza che in termine tecnico viene definita "storage", ovvero un luogo dove venivano conservate ed esposte le suppellettili. La particolarità del nostro bacile sta ovviamente nel fatto che sia realizzato in un materiale di pregio come il bronzo. Pochi oggetti di queste dimensioni vengono rinvenuti, poiché spesso il bronzo e gli altri metalli venivano rifusi per realizzare armi, ma singolari sono anche le raffigurazioni con le quali possiamo paragonarlo. Nelle lastre fittili decorate con la scena del banchetto e con la corsa dei cavalli, conservate nel nostro Antiquarium, osserviamo come al centro della prima vi sia rappresentato un calderone simile al nostro, che serviva per mescere il vino, nella seconda il lebete è sicuramente un premio da attribuirsi al vincitore della gara. Come possiamo ben capire, allora, l’oggetto racchiude in sé un valore simbolico, che evidenzia la ritualità e l’importanza del banchetto nel mondo signorile etrusco, ma anche uno scopo pratico. Il restauro ha visto una fase di pulitura meccanica a bisturi e microtrapano dei depositi dovuti prevalentemente all’ossidazione, e una lunga fase di ricerca e attacco dei numerosissimi frammenti. Sulla superficie interna è stata rinvenuta una stupefacente riparazione antica fissata con dodici chiodini ribattuti; ma questa non è stata l’unica sorpresa... All’interno del bacile, infatti, sono stati recuperati dei frammenti di ferro, ancorati al fondo per mezzo dei prodotti della corrosione che, dopo la pulitura, la restauratrice ha capito essere due parti di un’ascia. Questo oggetto non a caso è stato rinvenuto dentro il lebete; esso veniva utilizzato durante il banchetto per tagliare le carni. L'ascia presentava probabilmente una impugnatura così detta a cartoccio, posizionata perpendicolarmente. Il restauro ha dunque portato alla luce un nuovo, unico reperto, ma ha anche permesso di ricostruire l'interessante storia del nostro bacile e dell'altro, simile, ma di cui si erano perse le tracce. Quest'ultimo è stato ritrovato nei depositi della Soprintendenza di Firenze e siamo certi che seguirà al più presto un percorso di restauro come il suo gemello.




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