MURLOCULTURA
n. 5/2006 |
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Alla scoperta delle origini di una strada
La Via di Siena ovvero la voglia di percorrerla almeno una volta ad occhi aperti
di Luciano Scali sesta puntata
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Madonna col Bambino dalla Chiesa di S. Pietro a Radi. Antica effige presso la Soprintendenza alle Belle Arti di Siena
Oltrepassata quella che fu la vecchia fornace per mattoni, oggi recuperata come civile abitazione, si giunge al bivio dal quale si distacca la strada traversa per le Ville di Corsano mentre un tratto della via di Siena, asfaltato di recente, inizia a salire passando tra la Chiesa parrocchiale di Radi di Creta ed il piccolo cimitero della comunità, prima d’inoltrarsi nella frazione. Quando riassumeremo i risultati della nostra ricerca tentando d’illustrare quello che a nostro avviso fu il tracciato originale della via di Siena, sarà facile rendersi conto di come l’aspetto del luogo sia radicalmente cambiato e come l’insieme di quanto resta appaia criptico anche a chi è abituato ad attraversarlo di frequente. I resti del castello di Radi, sono raccolti oggi in due zone poste alle estremità nord e sud del villaggio, e risultano divise da una strada “ammodernata” per consentire il traffico di collegamento tra la Valdarbia e la parte più occidentale del territorio di Monteroni. Questi interessanti resti sono caratterizzati da torri originali “dal possente aspetto” mentre mancano le tracce visibili della cinta muraria, forse inglobate nelle attuali costruzioni. Infatti la “fattoria” e gli annessi rurali, stretti attorno alla villa padronale, nulla hanno a che vedere con le strutture primitive. In definitiva gli aspetti che il castello via via assunse in seguito alle distruzioni e ricostruzioni a cui fu sottoposto prima della sua definitiva trasformazione, resteranno per sempre sconosciute e potranno solamente essere immaginate. Ma torniamo all’antica Chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro, la cui fondazione risalirebbe addirittura al decimo secolo, mentre si hanno testimonianze più certe della sua attività a partire dalla fine del tredicesimo. Apparteneva alla famiglia Placidi di Siena e ad essa venne aggiunta, con decreto del 14 novembre 1395, la chiesa di S. Donato a Fontanelle decaduta d’importanza a partire, dalla pestilenza del 1348 che ne aveva decimata la popolazione. Ai giorni d’oggi anch’essa sta subendo la sorte comune a molte altre chiese del circondario: dapprima ampliate quindi costrette a sottoporsi ad opere di secolarizzazione per essere destinate ad altri usi e scongiurare così la rovina. Risulta evidente, tanto per usare le parole del Merlotti nella sua opera sulle parrocchie della Diocesi di Siena: “che in tempi non molto lontani da noi questa medesima chiesa era d'assai minor dimensione di quello che lo sia al presente, ed in special modo per quella parte che ne formava l'antica costruzione. Questa parte è tutta formata di pietre conce tufacee ben connesse tra loro, che facilmente fan conoscere essere stata un'antica fabbrica già eseguita ed esistente per lo meno fino dal secolo XIII. Cresciuta forse alquanto la sua popolazione, e non essendo perciò più atta a contenerla; o forse perché non conservasse più quell'original decenza che tanto si deve ai luoghi destinati al divin culto in questi nostri ultimi tempi a spese dei suddetti suoi patroni, i Signori Placidi, stabilirono d'ingrandirla per il di più della metà nella parte anteriore, siccome il dimostra il loro Stemma gentilizio (1) collocato sulla facciata, che tutta è formata di mattone arruotato. Nonostante il suo moderno ingrandimento, pure non vedesi nella medesima chiesa che un solo altare all'uso romano fatto a plastica che risiede sotto una maestosa tribuna coperta di volta. Degno di osservazione si è questo delicatissimo lavoro plastico eseguito dai rinomati artefici fratelli Cremoni nell'anno 1803.” Si tratta dunque di una chiesa che, con il trascorrere del tempo si era adeguata alle variazioni avvenute in seno al proprio popolo, e pur disponendo di scarne notizie sulla sua esistenza, dai resti delle strutture originali non esiste dubbio che possa “annoverarsi tra le più antiche parrocchie della Diocesi Senese”. Il Repetti impegnato nella stesura dell’inventario del Granducato così la descrisse: |
"Dedicata
a San Pietro, la chiesa parrocchiale di Radi di Creta compare negli
elenchi delle varie decime pontificie, tra il 1275 e il 1303, come
suffraganea della pieve di San Giovanni Battista a Corsano. La chiesa
si presenta oggi come un modesto edificio ad unica navata, concluso da una piccola abside semicircolare
(non visibile esternamente per esservi stati addossati i locali della
moderna casa canonica, ma forse non originale), con una cappella che si
apre quasi al termine del lato sinistro. Il minor spessore dei muri
laterali nella prima parte della navata da l'impressione che l'edificio
sia stato allungato, tanto più che anche la facciata, tutta
realizzata in cotto con caratteri di ispirazione neoclassica, mostra di
essere stata rifatta forse nel secolo scorso. L'interno, intonacato, si
presenta modestissimo nell'arredo architettonico, fatta eccezione per
l'altare settecentesco della cappella laterale. Vistose crepe nei muri
e nel pavimento indicano una diffusa condizione di dissesto statico,
determinata in primo luogo dalla natura del terreno, donde la
necessità di urgenti restauri. All'esterno qualche piccolo
tratto di paramento a filaretto e molte bozze squadrate di recupero
testimoniano l'edificio medievale; notevole il bel campaniletto a vela
posto al termine della parete laterale destra, che mostra di essere
originale.”
Con ogni probabilità, durante il trascorrere dei secoli, molte opere d’arte e suppellettili di culto dovettero far parte del corredo della parrocchia di Radi; di alcune, distrutte o trafugate se n’è perduta la memoria, altre invece sono custodite nei musei o presso la Soprintendenza di Siena. Come spesso accade, le cose cambiano ed anche il villaggio di Radi, in virtù di mutate condizioni ambientali e politiche è divenuto quello che vediamo pur avendo conosciuto tempi migliori. Alla nuova realtà ove il benessere ha soppiantato la precarietà e la miseria, per le illuminate gestioni dei marchesi Bichi-Ruspoli, si riferiva Giuseppe Merlotti nel concludere il suo capitolo sulla parrocchia di S. Pietro a Radi: “Ed ecco fin qui tutto ciò che di più rimarchevole può osservarsi in quanto alla più comune storia concernente questa parrocchia di S. Pietro a Radi, ed il suo perimetro parrocchiale. Sol riflettendo che se essa fu spettatrice di grandi cose; vidde cioè sorgersi a lato un potente Castello, e il vide pressoché distrutto, vidde il suo popolo pressoché disperso dalle pestilenze che in poche ore trascinava al sepolcro, o dalle armi nemiche o dal fuoco che ne divorava le vite e le sostanze, ben si cangiarono quei tristi in più lieti giorni.” Note e Notizie (1) - Oggi scomparso. Memorie storiche delle Parrocchie Suburbane della Diocesi di Siena di G. Merlotti, curate da don Mino Marchetti. Edizioni Cantagalli- Siena 1995 Dizionario geografico fisico storico della Toscana. – Firenze 1883 (Continua)
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La Chiesa di S. Pietro e la Villa Bichi-Ruspoli a Radi disegno di Romagnoli |
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