MURLOCULTURA
n. 5/2008 |
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APPUNTI SULL'ASSEDIO Il rinvenimento di palle da cannone fra i ruderi della rocca e nei dintorni, rievoca |
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N
ell’istruttoria
già presentata, dalle deposizioni degli interrogati, in due casi è
attestato il rinvenimento all’epoca di proiettili d’artiglieria pesante
fra le rovine della rocca di Crevole. Dapprima Giovan Battista Golini,
pigionale a Crevole del fornaio Faleri, riferisce di averne scavate
due, di circa 40 libbre l’una, e di averle poi vendute a Lorenzo
Merlini merciaio di Vescovado; quindi Pietro Poggi, pigionale dei
Perpignani di Siena, afferma di averne trovate altre due, per un peso
complessivo di circa 60 libbre, e di averle vendute a Giovanni Paccani
fabbro di Casciano[ 1].
Il ritrovamento di palle da cannone in ferro fra i ruderi del castello e nei dintorni, cosa che peraltro è avvenuta sino a tempi recenti - ad esempio durante i lavori di restauro effettuati sul monumento nel 1998 (Fig. 1) - è da mettere in relazione con l’assedio portato alla fortezza nel novembre del 1554, in piena Guerra di Siena, dalle milizie imperiali comandate dal marchese di Marignano. Fig. 1.
Due delle palle da cannone in ferro (peso e diametro non rilevati)
ritrovate fra i ruderi della rocca durante i lavori di restauro del
1998. Non è dato sapere quante ne furono scavate in totale e tanto meno
è conosciuta la loro attuale ubicazione (foto di Sandro Nocciolini). In quel frangente è documentato nei suoi dispacci l’impiego di otto cannoni ed il loro utilizzo assai problematico - e al principio inconcludente - a causa di un’incessante pioggia e del terreno fangoso. L’attacco alla rocca era iniziato l’11 novembre, quando il Marignano l’aveva circondata con tremila uomini ed aveva posizionato con difficoltà i cannoni, cominciando il bombardamento. Questo era proseguito con scarsi risultati per tre giorni, finchè i cannoni furono spostati a forza d’argani in cima ad un poggio dal quale si domina il forte, rendendone più efficace l’azione. Il 16 novembre, Crevole, difesa dal vicentino Giulio di Thiene a capo di trecento fanti, si arrendeva: trecentocinquanta colpi erano stati sparati contro la rocca dagli otto cannoni imperiali [2]. L’anno successivo, ai primi d’agosto, Crevole veniva ripresa dai francesi, alleati dei senesi, e poi subito dopo, nel settembre, come abbiamo ricordato in precedenza, era stata di nuovo assediata dagli imperiali del conte Sforza che l’avevano poi smantellata definitivamente. In queste ultime due circostanze non è testimoniato l’uso di artiglieria pesante, tantomeno essa era disponibile o utilizzabile all’interno della rocca, ragion per cui le palle di ferro rinvenute sul posto negli anni a venire dopo il suo abbandono sono senza dubbio da ricondurre all’episodio offensivo del novembre 1554. Sulla base del peso dei proiettili, riferito nell’interrogatorio dal Golini e dal Poggi di Crevole (due palle da 40 libbre circa l’una ed altre due di 60 libbre complessive), ma anche considerando quello di una palla di ferro (poco più di 24 libbre) rinvenuta diversi anni fa nei dintorni del podere Cucculeggia (Fig. 2), probabile punto di collocazione della batteria nell’attacco del novembre 1554, in questa occasione si può constatare l’uso, da parte delle forze assedianti ispano-medicee, di “cannoni ordinari” e di “mezzi cannoni”; pensiamo comunque a quest’ultimi in particolare, poiché rappresentavano allora l’armamento “grosso” più comune nella guerra d’assedio mobile, come fu la Guerra di Siena. Fig. 2.
A sinistra: palla da cannone in ferro (peso kg 8,2 = 24,15 libbre,
diametro cm 13) rinvenuta nei dintorni del podere Cucculeggia; a
destra: frammento di palla trovato nei pendii della rocca di Crevole
(peso kg 3,2, diametro cm 13,2). Vescovado di Murlo, collezione Sandro
Nocciolini.
Fig. 3. Incisione a stampa eseguita da Philipp Galle su disegno di Johannes Stradano (1583) raffigurante l’assedio di Monteriggioni da parte degli imperiali. Attaccato il 28 agosto 1554 e bersagliato da una batteria di quattro cannoni interi e due mezzi cannoni, che aprirono una breccia nelle mura, il castello si arrese il giorno seguente. Nella stampa si vede in primo piano un cannone trainato da ben cinque gioghi di buoi spronati da bovari; accanto, un mulo carico di palle dentro due ceste. Fra gli alberi, sulla destra in alto, è posizionata una batteria di quattro cannoni e più in basso, fra le tende, appare un altro cannone trainato da buoi. La resistenza di quella fortezza, considerata quasi imprendibile, fu di brevissima durata, poiché in realtà, fu il fuoriuscito fiorentino Giovannino Zeti, comandante della guarnigione del castello, a trattare in precedenza la resa con gli imperiali e a fargli sparare duecento cannonate in uno stesso punto delle mura in maniera da apparire, di fronte ai senesi, come costretto ad arrendersi. |
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Palla da cannone in ferro (peso non rilevato, diametro cm 13), ingabbiata e munita di gancio, utilizzata come contrappeso in un antico girarrosto proveniente da un grande focolare presente nella casa sulla destra della porta di Tramontana a Murlo. La casa era stata proprietà della Mensa arcivescovile di Siena fino all’Ottocento, per cui si può senz’altro ipotizzare che la palla provenga dalle rovine della rocca di Crevole, possedimento dell’arcivescovo (la palla, tra l’altro, è praticamente delle medesime dimensioni di quella rinvenuta alla Cucculeggia). Vescovado di Murlo, collezione Sandro Nocciolini | ||
NOTE [1]
Una libbra corrispondeva a kg 0,3395, per cui le palle da quaranta
libbre del Golini erano pari a kg 13,58. Nel caso del Poggi, supponendo
che le palle fossero dello stesso peso (30 libbre ciascuna), erano di
kg 10,18. [2] Vedi: Armi da fuoco e fortificazioni. Architettura militare e guerre d’assedio nella Siena del XVI secolo di S.Pepper e N.Adams, Siena 1995, p.231 (nota 18) e p.239 (nota 59). Vedi anche: La Guerra di Siena (1552-1559) di R.Cantagalli, Siena 1962, p.343. [3]
Le colubrine avevano una canna più lunga e dalla parete più spessa
rispetto ai cannoni, per cui erano più pesanti, più ingombranti e più
costose ma relativamente più sicure e meno soggette ad asplodere in
azione. La “colubrina ordinaria” sparava palle da 32 libbre, poi si
aveva la “doppia colubrina”, la mezza, quella da un terzo e quella da
un quarto. La gittata che realizzavano era maggiore a quella dei
cannoni, probabilmente per il fatto che gli artiglieri preferivano
riempire a pieno carico di polvere le colubrine piuttosto che i
cannoni, proprio per la loro robustezza. La rimanente artiglieria
fiorentina era di tipo leggero, come “mezze colubrine” (palle da 16
libbre), cannoni da un quarto (palle da 12 libbre), petriere,
falconetti, falconi e moschetti pesanti. Vedi: Armi da fuoco e fortificazioni, cit., p.14. [4]
Sin dagli ultimi decenni del Quattrocento si usavano palle di ferro al
posto di quelle di pietra. Nel XVI secolo decadono le bombarde,
sostituite dalle colubrine e dai cannoni, più leggeri e maneggevoli e
che a differenza di quelle lanciavano palle di ferro anzichè di pietra.
I cannoni erano nati nel XV secolo e si cercava di ridurne
progressivamente le dimensioni per facilitarne l’impiego campale. |
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