MURLOCULTURA n. 5/2008

 

Favoletta raccontata anni fa ai bambini della Materna e che anche i grandi possono ascoltare

L'Albero di Natale

 di Luciano Scali

Associazione Culturale di Murlo
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L'Albero di Natale - disegno di Luciano ScaliTanto tempo fa, quando ancora il Natale era atteso con ansia e i bambini si costruivano pian piano il Presepe, c’era una piccola famiglia tanto povera che non se lo poteva permettere, nemmeno quello finto fatto di stecchi e di pannocchie di granturco. I tre fratellini che ne facevano parte, erano veramente dispiaciuti perché l’unica cosa procurata si limitava alla borraccina raccolta nelle prode e negli argini della Sorra. Nient’altro. Ormai si era alla vigilia di Natale, di tempo n’era rimasto poco e nel loro borsellino ballavano solitarie venti monete da un centesimo l’una. Che fare? Uscirono di casa sperando che l’aria fresca facesse venire loro qualche idea, magari andando a curiosare alle vetrine dei negozi cariche di merce. Macché, niente! Più guardavano e più si sentivano depressi. Intanto la gente ritornava a casa carica d’ogni ben di Dio e tanti bambini vestiti bene, coi cappotti dal bavero di pelliccia e il colbacco in capo, passavano carichi di regali. Decisero allora di rientrare a casa. Si stava facendo notte e iniziava a nevicare, anzi: nevicava proprio forte da non vedere da qui a lì. Affrettarono il passo e fu allora che nella foschia videro la sagoma minuta di una bambina seduta su un muretto che stava chiedendo l’elemosina. Era vestita con abiti troppo corti per la sua età, aveva le mani e i piedi rossi dal freddo perché era senza guanti e senza scarpe. I fratellini preoccupati si fermarono dicendole:

“Ma cosa fai così svestita con questo freddo! Corri subito a casa sennò ti prenderai un malanno!”

“Non posso” rispose lei “In tutta la sera non sono riuscita a guadagnare nulla e non posso tornare a casa a mani vuote!”

Il più piccolo dei fratellini si fece avanti dicendole: “Noi abbiamo solo venti monetine da un centesimo, ma te le diamo volentieri se poi corri subito a casa!”

“Grazie” disse la bambina tutta contenta “ma anch’io voglio farvi un regalo: questo semino. Non perdetelo. Grazie ancora!” e volò via. Proprio così, volò via perché attaccate alle spalle aveva le ali! I ragazzi rimasero a naso all’aria e a bocca aperta guardando nella direzione dov’era sparita.

Arrivati a casa il più grande disse: “E se disegnassimo i personaggi del presepio su un foglio, li colorassimo e dopo ritagliati li mettessimo fra la borraccina, non sarebbe bello?” “Siiii!” risposero in coro i fratelli. Paolino però, così si chiamava il fratello più piccolo, aveva tenuto ben stretto il semino datogli dalla bambina e per paura di perderlo lo mise nel vaso dei gerani secchi, in un punto dove lo potesse ritrovare. Dopo aver cenato con una tazza di latte se n’andarono a dormire, ma al mattino, appena svegliati non credevano ai propri occhi: in mezzo alla stanza c’era un albero alto fino al soffitto, tutto scintillante di lumi e di stelle, con palle lucide e colorate ma, soprattutto, con tanti pacchetti appesi ai rami. Riavutisi dalla meraviglia corsero all’albero dove c’era attaccata una busta con scritto “Per Paolino”, dentro c’era un foglio e venti monetine da un centesimo ma tutte  d’oro! “Grazie ragazzi: siete stati proprio buoni e meritate questa sorpresa ma attenzione: le sorprese non sono finite! Arrivederci al prossimo Natale!” Firmato: La fata dai mille colori.

Cominciarono allora a prendere i pacchetti, ma con loro meraviglia li trovarono vuoti. Sempre Paolino allora disse: “E’ stata una bella sorpresa quella dell’albero, ma io nell’aprire il pacchetto pensavo di trovarci una trottola.” Non aveva nemmeno finito di dirlo che si trovò tra le mani la più bella trottola che avesse immaginato e quando la mise a terra per farla girare, assieme alla musica uscì anche una vocina che diceva: “Questo è l’albero di Natale, ma anche dei sogni e dei desideri. Se i vostri pensieri saranno buoni, ne uscirà tutto quello che desiderate.” Così fu e siccome i fratellini erano buoni davvero, decisero d’invitare a casa loro tutti i bambini poveri del paese divertendosi un mondo nel vederli ottenere dai pacchetti dell’albero tutto quello che desideravano e che non avrebbero potuto mai comprarsi.

Quel Natale rimase memorabile e viene tuttora ricordato come il Natale più felice nella storia del paese.

Vi è piaciuta la storia? Ricordatevi sempre:

 
Non si può essere felici se qualcuno vicino è triste.

La felicità va condivisa per avere la certezza che sia quella vera!

 


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