MURLOCULTURA
n. 5/2008 |
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Parole libere e poesia: due diversi modi per esprimere emozioni di Luciano Scali |
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Il
viandante che dalla Val d’Arbia si dirige a tarda ora verso il
Vescovado noterà, alta nel buio dei boschi, una torre illuminata, quasi
un faro verso il quale si sentirà fortemente attratto. Se la curiosità
lo spingerà ad arrivarvi per avere una qualche risposta capace di
soddisfarla, rimarrà forse deluso, ma sarà ampiamente ripagato
dall’aura di mistero che avvolge il colle ed il villaggio immerso nel
silenzio. Un villaggio buio, ma pieno di presenze anche se le case
restano chiuse per la maggior parte dell’anno. Non è facile viverci
stabilmente specie quando il vento ulula tra le rovine o le cornacchie
volteggiano attorno ai resti della torre di pietra. La storia non si è
fermata in questo luogo teatro di eventi importanti, di strenue
resistenze ed episodi cruenti, ma è proseguita sostituendo le gesta di
coraggiosi combattenti con altre meno nobili spesso finalizzate a
trarre dalle residue spoglie del castello quel tanto che consentisse di
sopravvivere a condizioni miserabili di vita. Se il viaggiatore sarà
attento, coglierà anche questa nota stridente tra le molteplici
emozioni dalle quali sarà pervaso, in netto contrasto
con le grida dei valorosi che pugnarono per lungo tempo fra la triplice
cerchia di mura del castello e che tuttora sembra di ascoltare.
Rifletterà così sulla caducità delle cose del mondo e sul valore
effimero di falsi ideali basati più sulla sete di potere anziché sul
quel senso di giustizia che dovrebbe consentire ad ogni essere umano il
diritto ad una dignitosa esistenza. La scala ai piedi della torre e gli
ammattonati del cortile interno e delle zone comuni, furono calpestati
da vinti, vincitori e occasionali predoni ormai scomparsi da secoli,
che senza saperlo lasciarono una parte delle intense emozioni del
momento. Seppur così diverse rimasero sospese nell’aria tanto da fare
di Crevole quel mito immortale che un visitatore sensibile giuntovi per
la prima volta immancabilmente scopre. Per
Antonella, Crevole è un luogo magico, pieno di storia e di epiche
gesta. Ai suoi occhi di ragazza dal cuore sensibile, tutto si trasforma
e diviene poesia, come la composizione che segue. Crevole Vigila le sue colline la vecchia torre il bosco l’accoglie, l’abbraccia sembra nata con esso. Sono una cosa sola. Risaltano d’oro le sue pietre trasfigurate dai caldi raggi ed inerpicata in un cielo indaco, rivolge un saluto al mondo. La natura la cinge come a magnificare e celebrare i fasti di un tempo quando gli zoccoli dei cavalli calpestavan le sue pietre ed il loro rumore echeggiava intorno. Nell’alba invernale quando la brina imbianca i dintorni e la foschia ancora avvolge il sonno, un silenzioso sortilegio rapisce l’anima conducendola tra le colline incantate di Crevole dove la vita ed il mondo si fondono in una sola cosa dando origine all’energia ascetica della perfezione. Antonella Guidi |
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