MURLOCULTURA n. 5/2011 | ||
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Antiquarium di Murlo: evoluzione o involuzione di un museo locale? di Luciano Scali |
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sabato
10 agosto 1985, alle ore 19 nella piazza del Castello di Murlo
verranno inaugurati i locali del nuovo Museo Archeologico ricavati
dal restauro del Palazzone vescovile. Così
recitava il testo dell’invito alla popolazione a partecipare ad un
evento epocale destinato a segnare la storia del piccolo abitato di
Murlo. In serata fece seguito una cena con proiezione di un
documentario RAI sugli itinerari degli etruschi in Toscana al termine
del quale gli allievi dell’Accademia Chigiana tennero un concerto.
L’Amministrazione dell’epoca, guidata dal sindaco Romualdo
Fracassi, dette ampia risonanza all’avvenimento inserito nel più
ampio “Progetto Etruschi”, culminato con la mostra “Case e
Palazzi di Siena”. Tre anni più tardi, il 9 luglio 1988, venne
inaugurato l’Antiquarium di Poggio Civitate con i reperti
provenienti dagli scavi e con una mostra di pittura presentata da
alcuni artisti locali. Significativa è quella data del 10 agosto,
non scelta a caso per sottolineare l’importanza dell’avvenuto
restauro, ma piuttosto per farla coincidere con la pioggia di stelle
della notte di San Lorenzo che avrebbe dato avvio alla settimana
magica di mezza estate per concludersi poi con i grandi fuochi accesi
nelle aie dai contadini in onore della Madonna. Un’usanza forse
pagana dalle origini antiche intesa a riproporre, coi fuochi nella
notte, il fenomeno naturale che si ripeteva in cielo in quel periodo.
La nascita del museo avvenne quindi sotto favorevoli auspici astrali
col sostegno dell’intera comunità che aveva collaborato
attivamente alla campagna di scavi a Poggio Civitate. Più di un
quarto di secolo è trascorso da quei giorni e il museo non si
riconosce più. Ampliato e posto in sicurezza, grazie a sofisticati
impianti elettronici, si trova oggi in buona compagnia nel Sistema
dei Musei Senesi. A fronte però di questa più appariscente
efficienza si fa strada la percezione di un progressivo distacco da
quella realtà locale che ne aveva resa possibile la nascita. Non
esiste più quella specie di simbiosi che dava l’illusione al
cittadino di significare qualcosa per il suo museo e, in un certo
senso, di esserne parte viva. Fino ad oggi il cordone ombelicale
tangibile tra l’entità museale e la comunità di Murlo si è
identificato nei personaggi locali impiegati nella direzione del
museo, nelle opere di restauro e nell’accoglienza dei visitatori:
tutto ciò potrebbe venire meno col possibile cambio di gestione a
seguito della prossima gara di appalto. Un altro “qualcosa” che
per varie ragioni e seppur in maniera virtuale, può ulteriormente
allontanare il museo dal nostro comune sentire, ma così va il mondo. |
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