MURLOCULTURA n. 6/2010 | ||
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Riflessioni sul diverso uso di un percorso didattico
La Vecchia Ferrovia Carbonifera di Luciano Scali |
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Risale
al 1996 l’idea di rendere agibile e da destinare ad uso pubblico
quanto restava di una porzione del tracciato della ferrovia
carbonifera in territorio di Murlo. L’antico percorso segue quello
del torrente Crevole per immettersi poi nella vallata dell’Ombrone
attraversando luoghi selvaggi di grande interesse naturalistico e di
straordinaria bellezza. Del suo aspetto originario resta ben poco
dopo le vicissitudini che portarono alla chiusura della miniera ed
alla successiva dismissione della strada ferrata. Infatti durante gli
ottant’anni di attività mineraria a Murlo, la ferrovia venne
modificata più volte ed ogni volta ridimensionata adattandola alle
esigenze del momento. Dallo scartamento idoneo a raccordarsi alla
rete nazionale si era passati alla fine dell’attività, ad un
modesto scartamento Decauville. Sul tracciato erano rimaste le
notevoli opere di scavo e in muratura per consentire il transito di
treni con dimensioni sempre più ridotte e di questi segni dell’uomo
restano ancora oggi tracce evidenti tali da conferire all’ambiente
quell’aura surreale capace di aprire la mente ad immagini che
sconfinano nel mondo del fantastico. E’ facile, percorrendo in
solitudine questo tracciato, di lasciarsi prendere dal senso di
avventura che suggerisce e stimola con la vista di rocce antiche
incombenti, di numerose frane aperte ad invadere il sentiero e di
calanchi in formazione per effetto delle piogge. Diaspri, gabbri,
calcari e marne si alternano lungo il sentiero che fiancheggia per un
buon tratto il corso del Crevole, mostrando mutevoli paesaggi di
notevole interesse naturalistico. A giusto titolo la comunità di
Murlo vanta il possesso di uno dei più importanti musei etruschi
d’Italia, forse del più singolare in quel campo, ma può anche
andare fiera di possedere un altrettanto notevole museo a cielo
aperto ove l’aspetto geologico del territorio, la sua flora e fauna
sono evidenziati in maniera efficace e copiosa. L’idea maturata tre
lustri or sono, seguita poi dalla sua realizzazione, rappresentò un
evento epocale per Murlo in quanto, oltre a riportare d’attualità
il ruolo esercitato dall’impresa mineraria sullo sviluppo della
nostra comunità, mise a disposizione uno strumento di conoscenza e
di arricchimento culturale di notevole portata apprezzato ovunque. Il
tempo però continua a trascorrere implacabile con la sua azione
disgregatrice modificando le cose nell’aspetto e nella sostanza
aiutato purtroppo dalla insensibilità di personaggi che non
tralasciano occasione per fare il proprio interesse. Le attrezzature
e gli annessi sono stati i primi a farne le spese, infatti la
transenna di accesso al percorso è ormai divenuta inesistente e le
tracce lasciate dalle auto sul terreno testimoniano della
frequentazione illegale dell’area fino alla piazzola del Ponte Nero
ed oltre. Da non dimenticare la stolta distruzione del monolite
di diaspro alla foce del fosso dei Castagni (Foto),
per agevolare lo "smacchio della legna” dal bosco verso
zone più accessibili ai mezzi di trasporto; del taglio insensato
delle piante ai bordi del percorso in proprietà comunale e della
frequentazione lungo il medesimo da parte di mezzi pesanti. La grossa
frana dei diaspri che ha occluso quasi totalmente il sentiero in
prossimità della piccola sorgente venne provocata dall’allargamento
abusivo della trincea con mezzi meccanici per consentire il recupero
del legname; transito proseguito in seguito aggirando l’ostacolo
sull’antica via delle Fornaci. Quale conclusione trarre di fronte a
comportamenti che vedono: da un lato gli sforzi della comunità per
preservare il patrimonio non rinnovabile del territorio di Murlo e
dall’altro individui che ravvisano nelle tracce del passato solo
ostacoli al raggiungimento d’interessi strettamente personali.
Visto tra l’altro, che non esistono mezzi per portarsi via qualcosa
da questo mondo tanto vale allora il farlo lasciando in eredità a
chi verrà, qualche disagio e qualche rovina in meno.
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