MURLOCULTURA n. 6/2010 | ||
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L’epoca dei ritrovamenti di favolosi tesori nascosti è finita da un pezzo e a ben pochi, oggigiorno vien la voglia d’improvvisarsi ricercatori nella speranza di trovarne qualcuno magari seguendo una filastrocca come accadde al professor Phillips Jr. a Poggio Civitate. Ebbene: talvolta il tesoro può essere più vicino di quanto non si pensi, magari sopra la nostra testa tra le cianfrusaglie accumulatesi nel tempo in soffitta. Proprio come accaduto ad una ragazza che, da un momento all’altro ha visto trasformare il sottotetto della casa ereditata dalla nonna in un autentico luogo delle meraviglie.
di Ilaria |
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Nonna
Artemisia in procinto di andarsene da questo mondo, aveva pensato a
lei, alla nipotina lontana lasciandole in eredità la casa dov’era
nata: quattro mura antiche con le finestre affacciate sul Crevole. La
ragazza, giunta da Milano con l’intenzione di vendere la casa, era
piombata di colpo nel passato poiché tutto sembrava rimasto uguale a
quando era andata via quasi che la vita si fosse fermata al momento
della sua partenza. Le cose erano sempre al loro posto così come le
ricordava anche se l’ordine e la cura di come erano conservate le
rammentavano la nonna. La scala di soffitta presso la quale giunse
nell’aggirarsi fra quei ricordi la invitò ad salirvi facendole
intravedere le cose che vi si erano ammucchiate nel tempo. Tra queste
ravvisò il baule del corredo, quello che la nonna si era portato in
dote sposandosi e tra la biancheria piegata con cura, le lenzuola di
lino e le calze fatte a maglia rinvenne un quaderno di appunti che
attrasse la sua attenzione. Vi trovò annotati curiosi rimedi pratici
con i quali fare fronte a piccoli inconvenienti quotidiani
risolvibili facendo ricorso a sostanze naturali, a portata di mano o
facilmente reperibili. Nello scorrere quelle righe vergate con grafia
chiara, quasi infantile riscoprì memorie dimenticate, la vita di un
tempo quando i problemi non venivano enfatizzati ma affrontati con la
convinzione che per ognuno di essi esistesse la soluzione da
ricercarsi tra le cose note di cui se ne conoscevano qualità e
corretto uso. Quel quaderno divenne il suo vademecum al quale
ricorrere ogni volta che se ne fosse presentata la necessità.
Un ritrovamento fortuito e inaspettato ma capace di riportare alle radici della propria esistenza assieme al desiderio di condividere con tutti le esperienze della nonna scomparsa. La pagina autografa riportata accanto mostra l’importanza che nonna Artemisia attribuiva ai rimedi per i piccoli infortuni quotidiani e, forse non più troppo sicura della propria memoria, aveva preferito trascriverli per avere la certezza di poterli ritrovare integri al momento del bisogno. Ai suoi tempi occorreva fare buon uso di quanto si possedeva e la corretta gestione delle cose aveva il pregio di allungarne la durata. Riscoprirle oggi in un epoca di consumismo esasperato appaiono tutt’altro che patetiche o meramente folcloristiche, ma piuttosto cariche di valori ormai scomparsi e ritenuti perduti per sempre. Forse la condivisione delle esperienze di nonna Artemisia sarà bene accolta nel contesto di Murlo Cultura dove, a partire dal prossimo numero, verranno presentate in un’appropriata rubrica.
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