MURLOCULTURA n. 6/2010 | ||
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L'Antiquarium di Poggio Civitate Museo di Murlo di Camillo Zangrandi |
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La vita dell’Antiquarium di Poggio Civitate si può suddividere, per
ora, in due fasi: la prima dall’inaugurazione del 1988 alla fine
del 1999, la seconda dalla riapertura nel giugno del 2002 ad oggi,
con l’interruzione di due anni e mezzo dovuti all’ampliamento e
la nuova sistemazione dei reperti.
Sono passati oltre otto anni da quando sono terminati i lavori di ampliamento e ammodernamento del nostro Museo, con un investimento che, iniziato nella sua parte più importante nel 1997 (ristrutturazione della Palazzina), supera tranquillamente i 500.000 euro nel suo insieme, considerati i citati lavori della Palazzina, il cambiamento del lay-out e delle teche per l’esposizione ed altri rifacimenti interni; non ha importanza se i fondi erano europei, regionali, provinciali o del comune, sempre di un importante investimento si tratta. Nel primo periodo, circa un decennio, la gestione del Museo, a parte le competenze della Soprintendenza, è stata “molto locale”, essendo nelle mani del Comune che affidò i servizi, prima ad una cooperativa ed in seguito per oltre cinque anni all’Associazione Culturale di Murlo, che peraltro, anche nel periodo precedente aveva collaborato in maniera efficace a creare degli eventi collegati al Museo. Dalla riapertura, nel 2002, il Museo è stato inserito nel circuito della Fondazione dei Musei Senesi. Nel primo periodo, la visibilità del Museo a livello internazionale e i visitatori sono progressivamente cresciuti, andando a superare i 10.000 nell’ultimo quinquennio (nel 1999 quasi 12.000), sostenuti sia dagli effetti della precedente grande promozione sul DNA che dagli eventi realizzati in collaborazione tra il Museo/Comune e l’Associazione Culturale di Murlo: ogni due anni seminari a livello internazionale e mostre (1). Dalla riapertura, nel 2002, ad oggi il numero dei visitatori si è perso progressivamente per strada arrivando più o meno alla metà di quelli del precedente periodo; inoltre non sono stati realizzati eventi significativi, se non attività di portata locale. Non vogliamo dire che il cambio nella gestione ha generato la differenza nei risultati, perché le ragioni sono più complesse, molteplici e diversificate. La prima, iniziale, certamente è collegata al continuo rinvio della riapertura con una chiusura molto più lunga del previsto e soprattutto alle mancate informazioni pervenute alle agenzie turistiche e tour operators, che progressivamente hanno cancellato il Museo di Murlo e quindi Murlo dai loro percorsi turistici; con conseguenze anche pesanti sul flusso turistico e sugli operatori del territorio, nonché sull’attività culturale. Successivamente, alla fine dei lavori, si è aggiunta la completa assenza di una importante campagna di informazione sulla riapertura di un museo raddoppiato e rinnovato, la mancata realizzazione di un evento significativo tale da richiamare l’attenzione ormai sopita sul Museo di Murlo. Infine, come sopra detto, da troppo tempo non vengono organizzate campagne di promozione né eventi tali da rilanciare la visibilità dell’Antiquarium: il Museo è un semplice contenitore, vivacchia aspettando… Nel frattempo sono sempre più sbiaditi i ricordi della importante promozione effettuata all’inizio degli anni 90 basata sul DNA etrusco dei murlesi, mai rivitalizzata, anche quando si sono presentate a livello scientifico internazionale – nel 2007 e 2008- le opportunità di riprenderla. Peraltro questo aspetto non è l’unico sul quale basare il possibile rilancio del nostro Museo. Si sostiene unanimemente che due sono gli assets di Murlo per il sostegno e lo sviluppo del turismo nel nostro comune: il territorio e il Museo Etrusco. Qualcuno sostiene poi che il territorio è più importante del Museo, altri il contrario: siamo assolutamente convinti della maggiore rilevanza del Museo ai fini di uno sviluppo del turismo e della cultura nel nostro territorio. La decisione di aprire l’Antiquarium di Poggio Civitate, a suo tempo, fu una scelta strategica per lo sviluppo del Comune, che ha ribaltato la tendenza alla decadenza verso la rinascita, non solo del Castello di Murlo, ma anche del suo territorio. E’ difficile immaginare cosa sarebbe successo senza il Museo, ma non si può disconoscere che la sua realizzazione ha modificato la storia recente del nostro comune, facendolo diventare per un lungo periodo un centro di interesse culturale e scientifico a livello internazionale da un lato e dall’altro, un’importante meta turistica. Ora ci troviamo, da tempo, in un’area grigia: il Museo è in letargo, il turismo perde i colpi… Fors’anche non aiuta alla programmazione di eventi e/o comunque di attività mirate a fare riguadagnare visibilità e importanza all’Antiquarium di Poggio Civitate una gestione che fa capo a molti “enti”: la Fondazione dei Musei Senesi, la Sopraintendenza Archeologica di Firenze, il Comune di Murlo, il Direttore del Museo e la Cooperativa cui sono affidati “i servizi di mediazione culturale”(2). E’ vero che ognuno ha i suoi specifici compiti/responsabilità, ma l’esperienza ci insegna come il coordinamento presenti spesso molte difficoltà nell’attuazione pratica. Abbiamo parlato delle due fasi della vita del Museo di Murlo: sembra giunto il momento, a nostro parere, di dare inizio ad una terza fase, nell’interesse del nostro territorio, del Museo stesso e di tutti i cittadini di Murlo, per i quali il Museo, “nel corso degli anni, ha finito per rappresentare la vera identità e l’orgoglio degli abitanti del Comune”. Per questo l’Antiquarium di Poggio Civitate deve ritornare vivo, centro motore della cultura nel territorio, attraverso la realizzazione di iniziative e programmi che possano al più presto ridare visibilità internazionale al nostro Museo, e quindi a Murlo e a tutto il suo territorio. Non volendo essere considerati soltanto come “i soliti criticoni”, e quindi per passare dall’analisi della situazione ad una possibile proposizione di azioni dirette, ci permettiamo di elencare una serie di idee per cercare di raggiungere questo risultato. In sintesi si tratterebbe di realizzare una pianificazione delle attività a breve, medio e lungo termine, nonché di valorizzare alcuni aspetti solo parzialmente utilizzati o del tutto inutilizzati, come: - realizzazione “una tantum” di un grande evento su un argomento attinente alla storia del Museo, degli Etruschi di Murlo e/o dei suoi contenuti tale da richiamare l’attenzione a livello internazionale: da realizzare al più presto. Un tale evento dovrebbe essere ripetuto ogni 5/10 anni in funzione della sua ricaduta in termini di visitatori; - programmazione biennale di seminari su temi specifici (materiali, eventuali nuovi ritrovamenti, tecniche di lavorazione…), che possono rappresentare un costante collegamento tra il Museo e il mondo degli studiosi e della ricerca; - organizzazione annuale di una mostra che illustri aspetti specifici dei reperti del Museo e degli Etruschi di Murlo; - realizzazione di cicli di conferenze e/o comunque attività su temi attinenti il Museo, gli Etruschi di Murlo, il Territorio e/o materie affini, facendo acquisire al Museo la funzione di fulcro culturale, intorno al quale fare gravitare iniziative collaterali realizzate anche da soggetti esterni, che il Museo può stimolare e pubblicizzare nell’ambito culturale e di conoscenza del territorio; - implementazione del rapporto con la University of Massachussetts Amherst, con la messa in atto di iniziative comuni, anche non solo limitate al periodo degli scavi; - utilizzo della sala e delle attrezzature per il restauro (dimostrazioni, corsi); - valorizzazione, anche semplice, del sito di Poggio Civitate con un suo riordino e l’installazione di pannelli che ne illustrino il percorso storico, consentendo visite sia guidate che senza guida. Siamo certi che mettendo mano gradualmente ad un programma di iniziative di questo tipo o simili, il Museo di Murlo potrà riprendere le posizioni perdute e ritornare ai fasti del passato, ripristinando l’immagine vivace che Murlo aveva in Italia e all’estero, molto appannata da anni di stasi pressoché totale: con beneficio della cultura e di un suo rilancio insieme al territorio e quindi dei suoi abitanti. …………………………
NOTE 1) Sono di questo periodo cinque seminari a livello internazionale ("Antiche officine del bronzo", "Preziosi in oro", "Arte e tecniche etrusche", "Grandi bronzi antichi", "Antichi tetti di terracotta". 2) "Progettazione e realizzazione di iniziative educative e didattiche rivolte ad ogni fascia di utenza; progettazione e realizzazione di attività laboratoriale, seminariale, convegnistica volte all'approfondimento scientifico" (dal Bando di Concorso 2010).
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