MURLOCULTURA n. 6/2010

Ricordando Kyle Meredith Phillips Jr.

di Gino Civitelli


Associazione Culturale di Murlo
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L'uomo se ne stava da solo, seduto ad un tavolo fuori della Casa del Popolo di Buonconvento. Sembrava assente da tutto ciò che lo circondava, rigirava fra le dita un bicchiere di vino bianco che sorseggiava delicatamente e quando l’aveva vuotato, lo riempiva di nuovo da una caraffa di vetro su cui si formavano delle gocce di condensa che scendevano rapidamente verso il basso.
Nessuno sapeva chi fosse, da dove venisse, arrivava agli inizi dell’estate e in autunno spariva e non si vedeva più fino all’anno successivo. Quella sera di Luglio, forse i bicchieri di vino erano stati troppi e al momento della chiusura del locale, Alvaro il barista, sapendo che lavoravo al manicomio, mi chiese se fosse “uno dei miei”, ed avendo ricevuto risposta negativa, disse che lui chiudeva e lo lasciava fuori, dato che non era la prima volta che accadeva. A me dispiaceva che quella persona non più giovane rimanesse sola ed al buio per tutta la notte, perciò, un po’ per curiosità, un po’ per umanità, mi avvicinai al tavolo e chiesi al taciturno avventore semi assopito se si sentisse bene o avesse bisogno di qualcosa.
- Ok, Ok, tutto okej- mi rispose in un italiano stentato:- solo vino finito-.
Quelle brevi parole però lo fecero riavere dalla specie di torpore in cui era caduto, e un po’ con il suo italiano, un po’ con il mio pessimo inglese, capii che abitava a Vescovado, ma a quell’ora e in quelle condizioni non avrebbe certamente potuto raggiungere la sua casa, così mi offrii di dargli un passaggio. Durante il tragitto mi disse di chiamarsi Kyle, che era americano e che era venuto per degli studi importanti sugli etruschi, ma parlava malvolentieri e non mi sembrava neppure molto lucido. Alcuni giorni dopo lo incontrai di nuovo alla Casa del Popolo e, riconoscendomi, volle per forza che accettassi di bere un bicchiere con lui, così scambiammo qualche altra parola e facemmo amicizia. Ormai quasi ogni sera tornava a Buonconvento perché, mi diceva, non gli andava di stare insieme agli altri del suo gruppo che era composto quasi interamente da donne, e con una smorfia mi fece capire che non aveva grossa simpatia per loro. Molto spesso veniva a cena, a casa mia, e in quelle occasioni mi parlò di una grande scoperta da lui fatta a Murlo, dove da due anni dirigeva una campagna di scavi a Poggio Civitate. Io conoscevo bene quella zona, perché da bambino i miei mi ci portavano al bosco, e con il passare degli anni ci tornavo a cercare i funghi, ma a quel tempo non ero appassionato d’archeologia, perciò non riuscivo a condividere l’entusiasmo che Phillips metteva nel raccontarmi le sue scoperte e senz’altro ne sarà rimasto dispiaciuto.
L’anno successivo ci ritrovammo: adesso parlava bene l’italiano ed era tutto più facile.
Mi chiese di accompagnarlo in varie località della zona, fra cui la Befa, Santa Cristina e Percenna, in cui osservò accuratamente il portale della chiesa. La visita di questi posti, però, mi sembrava avesse accentuato i lati negativi del suo carattere che non era affatto cordiale e disponibile. Proprio a Percena, mentre tornavamo verso la macchina, si fermò improvvisamente nell’aia del Brogi, un contadino che abitava in quel podere e che stava facendo abbeverare i bovi. La sua attenzione fu attratta da una palla di pietra che il Brogi usava come contrappeso quando aggiogava le bestie. La toccava delicatamente strofinandola con le mani e ci soffiava sopra come per evidenziare qualcosa, borbottando e scuotendo la testa, poi si rivolse in malo modo al povero contadino apostrofandolo in uno slang incomprensibile, ma era chiaro che non gli stava facendo complimenti. Il Brogi che non si rendeva conto che cosa volesse quel tipo, guardando me si batteva più volte l’indice nella tempia, ricambiandolo ampiamente. Molti anni dopo capii il collegamento fra le varie zone in cui c’erano stati insediamenti romani di cui Phillips conosceva l’esistenza, scoprii che il portale della chiesa su cui si era attentamente soffermato, era un sarcofago romano e il contrappeso, forse, la testa di una statua. Pur non sbottonandosi mai, Phillips dimostrava di avere molto chiara la situazione archeologica della nostra zona ed aveva, oltre ad informazioni precise, una competenza ed un “fiuto”straordinari.


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