MURLOCULTURA n. 6/2010 | ||
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LA COMUNITA' DI VALLERANO A FINE SEICENTO (29 AGOSTO
1686) di Giorgio Botarelli |
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Nel
1686 la Comunità di Vallerano, una delle sette in cui era suddiviso
all’epoca il Vescovado di Murlo, dominio dell’arcivescovo di
Siena, conta una popolazione di poco più di cento residenti, come
rivela lo Stato d’Anime redatto dal parroco del posto, Alessandro
Spigoli, a fine agosto di quell'anno (1). Gli abitanti risultano
distribuiti fra il borgo ed alcuni poderi compresi nel territorio
pertinente alla Comunità. Il primo accoglie diciotto nuclei
familiari per un totale di sessantasei persone,
comprendenti anche lo Spigoli che, con una serva
ed un
garzone, abita nella canonica annessa alla
chiesa di San
Donato, ubicata poco fuori il villaggio lungo la vecchia strada che
da Casciano conduce a Montepescini. I poderi invece sono abitati da
otto nuclei familiari per un totale di quarantadue persone. L'età
media rilevata è di circa ventiquattro anni e mezzo (24,6).
Complessivamente un centinaio di abitanti in meno rispetto ad un
secolo prima, quando la comunità ne contava duecentodieci (2). A
fine Seicento lo spopolamento dell’impervia località era quindi
avviato da tempo e si protrarrà inesorabile sino ad oggi, come
possiamo constatare, riducendo il villaggio a un desolante insieme di
fabbricati pericolanti o diroccati, fra i quali, tuttavia, emerge un
esiguo numero di edifici ristrutturati occupati da nemmeno una decina
di residenti.
Fra i nominativi registrati dal parroco Spigoli nello Stato d’Anime suddetto e trascritto di seguito, compaiono quelli del sessantacinquenne Giovanni Monti e del più giovane Pietro Pantani, che abitano nel villaggio con le rispettive famiglie: sono i due maestri muratori che circa sette mesi prima della stesura di questa nota, avevano attestato l’impossibilità di effettuare un definitivo consolidamento delle strutture lesionate dell’eremo di Montespecchio, già più volte restaurate. In seguito alla perizia eseguita dai due muratori, richiesta dall’allora priore del convento fra Zaccaria Favilli, l’eremo in rovina era stato abbandonato e i frati si erano trasferiti presso la pieve di Crevole. Memoria dei fatti è tramandata in un documento stilato, appunto, il 25 gennaio 1686, dal notaio e vicario vescovile di Murlo, Orazio Novellini, a Campo Palazzi in casa di Arcangelo Palazzesi, alla presenza di quest’ultimo e del suo garzone Lorenzo Tozzi in qualità di testimoni (ambedue nominati nello Stato d'Anime), più i due maestri muratori ed il pievano uscente di Crevole Giovan Battista Monticini (3). Iacomo Palazzesi, sempre residente nel villaggio con la famiglia, riveste la carica di camarlingo della Comunità di Vallerano nel secondo semestre del 1686 e lo sarà anche per il primo dell’anno successivo, mentre il muratore Giovanni Monti lo era stato nel primo semestre del 1686 e quello precedente, più altre volte in passato. Nel decennio 1680/1690 assumono il medesimo incarico anche Iacomo Pallini, Arcangelo Palazzesi, Pietro Magi, il muratore Pietro Pantani e Giuseppe Palazzesi (4). Il camarlingo, eletto per un anno, faceva nel contempo la funzione di priore e teneva la semplice amministrazione della Comunità riscuotendo uno stipendio annuo di quattro lire. Le modeste entrate della Comunità erano rappresentate dalla rendita di una bandita a jandio (l'affitto di un terreno ricco di ghiande destinato a pastura per maiali), da alcuni affitti (cioè quanto corrisposto per il godimento di un fondo rurale o di qualsiasi altro bene immobile), dal provento del macello (l'introito derivante dall'appalto dell'attività di macelleria che, come tutte le altre attività commerciali nelle Comunità del Vescovado, era assegnata in asta pubblica al miglior offerente), dal retratto dei boschetti (ossia l'entrata ricavata dall'affitto di gruppetti di alberi o piccoli boschi opportunamente potati dove si sistemavano reti o altre trappole per catturare uccelli di passaggio richiamati dai fischiatori), dalle fide dei bestiami (cioè affitti stagionali di pascolo calcolati in base al numero dei capi di bestiame e alla sua qualità: vaccino, ovino o suino). D'altra parte, nel territorio di Vallerano era ubicata la cava di serpentinite nero-verde che era servita per la fabbrica dell’eremo di Montespecchio e soprattutto per quella del duomo di Siena, ma dal cui sfruttamento la comunità locale sembra non aver mai tratto alcun profitto, se non, probabilmente, in termini di mano d’opera prestata per lo scavo, la lavorazione e lo smobilizzo della pietra. Le uscite della Comunità consistevano invece nella tassa dovuta alla mensa arcivescovile in ragione del suo diretto dominio sul territorio, nelle spese di mantenimento della chiesa di San Donato (cera, olio per illuminazione, arredi sacri, ecc.), nella retribuzione per il proprio camarlingo e il proprio sindaco (colui che denunciava al vicario vescovile i reati commessi nella comunità), nei compensi per il vicario, il caporale e il messo di Murlo (i cosiddetti famigli, alle dipendenze del vicario), più esborsi di vario genere (5). Per quanto riguarda i poderi registrati, tranne Selva e Chiesa, gli altri quattro sono identificabili con strutture odierne.
Stato d’Anime della Comunità di Vallerano redatto da Alessandro Spigoli il 29 agosto 1686
Vallerano Alessandro Spigoli (30), la serva Caterina (40), il garzone Giovanni (15). Iacomo Pallini (45), la moglie Margarita (40), i figli Benedetta (16) e Giovanni Pavolo (11). Bernardo Pallini (40), i figli Giuseppe (16) e Domenico (3). Iacomo Palazzesi (45), la moglie Aurelia (33), i figli Maddalena (21) e Giovanni (12). Agnolo Palazzesi (21) e la sorella Clemenza (23). Pietro Pantani (45), la moglie Margarita (30), le figlie Giulia (11) e Maria (8 mesi). Antonio Naldini (37). Margarita vedova (45), i figli Tommaso (18), Maria (14) e Domenico (4). Santi Naldini (41) e i fratelli Girolamo (30) e Bernardino (25). Carlo Savelli (50), la moglie Vittoria (35), i figli Austina (15) e Giuseppe (6). Pietro Magi (25) e la sorella Petra (9). Celio Monti (29), la moglie Maddalena (40), i figli Guglielmo (10), Petronilla (6), Lucia (3) e il garzone Iacomo (45). Giovanni Monti (65), la moglie Agnesa (45), i figli Annibale (46), Serafina (21), Gaetano (16), Margarita (12), Cecilia (9) e la madre Maddalena (95). Arcangelo Pavolini (28) e la madre Cecilia (55). Mattio Ricci (50), la moglie Celia (45) e il figlio Arcangelo (16). Giulio Carpiglioni (28), la sorella vedova Caterina (40), i nipoti Anna Maria (8) e Mariano(3). Girolama vedova (45), le figlie Deonisia (7) e Caterina (5). Francesco Brogini (55), la moglie Caterina (30), i figli Giovanni Domenico (21), Giuseppe (19), Angelica (4) e Arcangelo (6 mesi). Campo Palazzi Arcangelo Palazzesi (40), la moglie Rosada (25), i nipoti Petronilla (20), Domenica (18), Bernardino (15), Pietro (7) e Domenico (5), il garzone Lorenzo (40), la fantina Caterina (20). Giuseppe Palazzesi 26 Anna moglie 21 Maddalena figlia 1 Margarita sorella 21 Pietro fratello 15 Caterina madre 60 Orsola fantina 19 Andrea garzone 21 Selva Orsola vedova (65), la figlia Domenica (40), la nipote Margarita (16). Caterina Torri (50). Poggio Guidi Iacomo Pavolini (41), la moglie Virginia (36), i figli Domenica Maria (4) e Caterina (8 mesi), la fantina Maria (19). Pratella Bartolomeo Baldini (50) la moglie Lucrezia (30), i figli Giovanni (14), Maria (9), Domenica (5) e Domenico (2). Poggio Casoli Carlo Rami (55), la moglie Passitea (35), i figli Giovanni (15), Silvia (11), Maria (9), Domenica (7), Agnesa (5), Caterina (3) e Giuseppe (6 mesi). Chiesa Giovanni Maria Grazini (28).
La Chiesa di San Donato a Vallerano nell'anno 2000 (a sinistra) e oggi (a destra).
Note (1) - Lo Stato d'Anime è in: Archivio Arcivescovile di Siena, Stati d’anime diocesani 2809. Alessandro Spigoli di Siena fu parroco di San Donato a Vallerano dal 5 maggio 1681 al 13 marzo 1708 quando viene sostituito da Bernardino Grazi di Casciano. Muore a 52 anni il 9 novembre 1708. Vedi: Tavole cronologiche di tutti i rettori antichi e moderni delle parrocchie della diocesi di Siena sino all’anno 1872, di G. Merlotti, trascrizione di M. Marchetti, Siena 2001, p. 85. (2) - Nel 1579 la Comunità di Vallerano contava ben 210 anime residenti, come riferiva il vicario del Vescovado Bernardo Giuseppe Pandini a metà Settecento, epoca in cui la popolazione era scesa a 80 unità. Il vicario Marcello Prosperini, una ventina d’anni dopo il Pandini, di abitanti ne contava ancor meno: “69 abitatori tra possidenti e non possidenti, tutti lavoratori di campagna, la maggior parte in grado di povertà”. Vedi: Una Signoria nella Toscana moderna di M. Filippone, G.B. Guasconi, S. Pucci, Siena 1999, pp. 113 e 302. (3) - Sulla vicenda vedi: L’abbandono dell’eremo di Montespecchio da carte del XVII secolo di G. Botarelli, in Murlo Cultura n. 4/2007, pp. 4-5. (4) - Per un repertorio dei camarlinghi della Comunità di Vallerano vedi: Archivio Comunale di Murlo, inventario della sezione storica di M. Carnasciali, Siena 1988, pp. 41-42. (5) - Sull'amministrazione della Comunità di Vallerano vedi: Una Signoria nella Toscana moderna cit., pp. 113-115.
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