MURLOCULTURA n. 6/2012 | ||
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Non era bello per niente quel cane di cemento pitturato sul pilastro del cancello di Armida; poi qualcuno l’ha fatto cadere spezzandolo, ed ora al castello manca qualcosa. Era brutto ma non era colpa sua, e per l’Armida aveva un significato difeso da sempre con intransigenza. Più volte avevo cercato di convincerla che a Murlo non ci stava troppo bene ma da quell’orecchio non aveva mai voluto sentirci. Quando si realizzarono le placche in terracotta con i nomi delle famiglie residenti, le proposi di farci io qualcosa di meglio ma lei mi rispose picche! Dopo che se n’era andata il cane non apparve più così brutto e, strano a dirsi ora che qualcuno l’ha rotto, a noi dirimpettai manca. E allora? Allora niente! Forse da ora in poi i visitatori snob di Murlo, quelli che camminano col naso in aria senza guardare dove mettono i piedi e senza vedere niente, cancelleranno dalle loro facce i risolini di sufficienza o di compatimento che non si curavano di mascherare di fronte alla modesta immagine. Probabilmente la troppa cultura impediva loro di comprendere che dietro a quella figura potesse annidarsi un valore aggiunto capace di conferirle un significato che oltrepassava l’aspetto della figura stessa. Britta Winkels, una bella ragazza tedesca che per un certo tempo soggiornò nel nostro territorio, curò una mostra epocale e chiaramente provocatoria che ebbe il pregio di coinvolgere l’intera comunità. Venne presentata nei locali della Palazzina compresi oggi nel complesso museale dell’Antiquarium di Murlo e gran parte degli abitanti si attivò per “far vedere” oggetti speciali ai quali venivano attribuite particolari qualità. Ne risultò una specie di rassegna di “feticci personali” che ognuno avrebbe cercato di salvare in caso di pericolo. Avendo conosciuta l’Armida sono certo che per lei il cane di cemento pitturato aveva la stessa importanza. Ecco perché ora che non c’è più, quel cane brutto mi manca!
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