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Non
era bello per niente quel cane di cemento pitturato sul pilastro del
cancello di Armida; poi qualcuno l’ha fatto cadere spezzandolo, ed
ora al castello manca qualcosa. Era brutto ma non era colpa sua, e
per l’Armida aveva un significato difeso da sempre con
intransigenza. Più volte avevo cercato di convincerla che a Murlo
non ci stava troppo bene ma da quell’orecchio non aveva mai voluto
sentirci. Quando si realizzarono le placche in terracotta con i nomi
delle famiglie residenti, le proposi di farci io qualcosa di meglio
ma lei mi rispose picche! Dopo che se n’era andata il cane non
apparve più così brutto e, strano a dirsi ora che qualcuno l’ha
rotto, a noi dirimpettai manca. E allora? Allora niente! Forse da ora
in poi i visitatori snob di Murlo, quelli che camminano col naso in
aria senza guardare dove mettono i piedi e senza vedere niente,
cancelleranno dalle loro facce i risolini di sufficienza o di
compatimento che non si curavano di mascherare di fronte alla modesta
immagine. Probabilmente la troppa cultura impediva loro di
comprendere che dietro a quella figura potesse annidarsi un valore
aggiunto capace di conferirle un significato che oltrepassava
l’aspetto della figura stessa. Britta Winkels, una bella ragazza
tedesca che per un certo tempo soggiornò nel nostro territorio, curò
una mostra epocale e chiaramente provocatoria che ebbe il pregio di
coinvolgere l’intera comunità. Venne presentata nei locali della
Palazzina compresi oggi nel complesso museale dell’Antiquarium di
Murlo e gran parte degli abitanti si attivò per “far vedere”
oggetti speciali ai quali venivano attribuite particolari qualità.
Ne risultò una specie di rassegna di “feticci personali” che
ognuno avrebbe cercato di salvare in caso di pericolo. Avendo
conosciuta l’Armida sono certo che per lei il cane di cemento
pitturato aveva la stessa importanza. Ecco perché ora che non c’è
più, quel cane brutto mi manca!
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