Poggio
Civitate: una storia infinita? Penso proprio di si. Se in un tramonto
estivo doveste passare da Poggio Civitate, provate a sedervi fra i
cumuli di cocci in via di dissolvimento e attendere la notte con la
speranza che qualcosa di straordinario accada. Chi avrà fede non
resterà deluso poiché, al chiaro di luna, avrà l’impressione di
vedere figure evanescenti uscite dal buio del passato, aggirarsi nei
luoghi ove sorgeva l’antica dimora del principe. Potremmo anche
definirle irriducibili ectoplasmi, visto che dopo ventisette secoli
di sonno non accennano ancora a andarsene. Magari si siederanno
accanto agli intrusi iniziando a parlare senza curarsi troppo della
loro presenza.
“Ci
capisci qualcosa di quello che succede in quel posto chiamato
Antiquarium dove hanno portato le cose scavate qui e cercato anche di
spiegarle a quelli che di tanto in tanto vanno a vederle?”
“Io
no… so solo che potevano rimanere dove le avevamo lasciate noi dopo
aver cercato di nasconderle alla bell’e meglio prima d’andarcene
per sempre. L’avevamo fatto con la volontà precisa che restassero
anonime, come del resto la nostra lingua e i nostri costumi. L’idea
che tutto rimanesse avvolto nel mistero aveva lo scopo di tenere
sempre viva l’attenzione dei posteri sul nostro popolo dissoltosi
sotto la spinta dell’espansione di Roma. Un mistero è affascinante
fino a quando resta tale, al momento in cui viene spiegato diventa
una cosa come tante altre e l’interesse decade.”
“E’
vero ma le cose sono andate in tutt’altra maniera. La roba è stata
tirata fuori, interpretata in qualche modo e poi messa in vetrina.
Tutto è andato bene fintanto che è durata l’euforia del momento
ed anche quando si sono attivati per fare qualche iniziativa. Oggi
invece buona parte di questa roba è divenuta folklore e curiosità.”
“E
allora la cultura?”
“La
cultura è ormai una parola usata spesso a sproposito per
giustificare iniziative che nemmeno sanno dove stia di casa. Tutte le
mode del momento vengono considerate cultura e forse qualcosa di vero
ci sarà in qualcuna di esse, però tutti quelli che dicono di farla
pretenderebbero di essere aiutati per poterla praticare. A risentirne
in maniera negativa è quella vera, quella che non passa come la moda
né si scolora col tempo, ma che col tempo invece si rafforza.”
“Allora
hai già detto tutto: e i reperti continueranno a rimanere in mostra
a orari ridotti fino a quando l’Antiquarium resterà aperto in
qualche modo, sempre che riescano a reperire volontà e risorse per
farlo!”
Anche
gli occasionali spettatori notturni converranno che la conclusione
dovrà essere questa, mentre si farà strada nelle loro menti l’idea
che i reperti dell’Antiquarium possano ritornare “in sonno”, in
quel limbo dal quale li trasse fuori l’intuito di Ranuccio Bianchi
Bandinelli, grande “viaggiatore nel tempo”. La crisi che incombe
sulla nostra epoca non si cura delle vittime più deboli che
custodiscono le identità culturali delle antiche comunità, ma
privilegia piuttosto l’effimero, più facile a capirsi e più
accettabile nell’immediato.
Nulla
di più probabile quindi che gli etruschi di Murlo possano
riaddormentarsi di nuovo oppure accontentarsi di restare visibili
ogni tanto alla stregua di curiosità lontane.
Chissà
invece che non sia meglio dimenticarli per pò in attesa di
riscoprirli in momenti più felici per consentire loro di ripetere la
propria storia a orecchie maggiormente disposte ad intenderla di
quelle incontrate fino ad oggi.