MURLOCULTURA n. 7/2012 | ||
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Il presepio a Murlo di Luciano Scali |
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Quando
esistevano ancora le famiglie patriarcali il presepio era qualcosa di
cui non si poteva fare a meno. Io parlo per me e per l’infanzia
trascorsa a due passi dalla campagna quando a Siena non esisteva una
vera e propria periferia. Questa è nata in seguito, a partire dagli
anni ’30 e da allora non ha più cessato di espandersi. La stazione
ferroviaria era in fondo a via Garibaldi e ora, quasi soffocata da
una caotica urbanizzazione, non invita nessuno ad arrivarci a piedi.
Dico questo perché il confine tra città e campagna era netto e le
mura separavano due mondi completamente diversi e tutti da scoprire.
Si cominciava presto, prima della fine di novembre, a
approvvigionarci di “borraccina” e quando, cosa rara, capitavamo
nei pressi di una querce sughera non tornavamo indietro senza esserci
accaparrati un pezzo della sua corteccia. Tutto andava bene pel
presepio: tappi di sughero, galle, sassi spugnosi, rametti d’alloro
specie se avevano le bacche… e poi ghiande, coccole di cipresso,
cannucce e così via. Non mancavano mai la carta stagnola del
panforte anche se aveva impressa in rilievo la scritta della ditta
oppure le cartine rosse di cellophane delle caramelle assieme a
frammenti di specchio per creare uno stagno dove metterci un papero e
vederlo così riflesso a capo di sotto. Anche i pungitopi andavano
bene… meglio se avevano le bacche rosse e infine la carta da pacchi
per fare la grotta come se fosse ricavata nella roccia. Era bello
davvero il presepio allora anche se la mamma non ci faceva accendere
un lumino vicino per paura che desse fuoco a tutto. Realizzare un
presepio a scuola, in mezzo a ragazzi capaci di fare cose incredibili
col computer e completamente inermi di fronte ad un qualcosa di
manuale resta, per un vecchio pari mio un’esperienza che ha
dell’incredibile. A fronte dei più che vivono l’avvenimento
pieni di curiosità meravigliandosi di come sia possibile ottenere
qualcosa di concreto da materiali di scarto buoni solo per la
pattumiera, esiste qualcuno che non riesce a interessarsi a questa
specie di revival dove tutto deve essere fatto usando l’ingegno e
ricorrendo ad una manualità ormai dimenticata. L’impiego
quotidiano di “cose già pronte”evita di pensare o, per usare un
eufemismo assai di moda: di perdere tempo. Abituati ormai ai genitori
moderni che per amore provvedono a far trovare le cose già pronte è
stato facile per il ragazzo disinteressarsi delle cose pratiche e
frenare quella curiosità che spingeva verso la scoperta del
quotidiano e per avere da questi risposte capaci di appagare davvero.
Creare un presepio, che pur restando nel tradizionale potesse
inserirsi nella realtà di oggi, è stato il tema clou del programma
scolastico di quest’anno e nell’esservi in qualche modo riusciti
facendo a meno di costosi materiali solo applicando il proprio
ingegno, è forse il più bel regalo che i bambini hanno fatto alla
comunità in questo magro Natale 2012.
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