MURLOCULTURA n. 5/2007 |
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Un restauro dalle interessanti prospettive Il piazzale della “Centrale Termica” nel Villaggio della Miniera |
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Agli
inizi del 1918, allorché il primo conflitto mondiale entrava nel
suo anno conclusivo, la Società Anonima Italiana Giovanni
Ansaldo acquisì i diritti di escavazione e sfruttamento per
lignite ed altri combustibili fossili, dal signor Giovanni Borasio che
li aveva a sua volta acquisiti appena un anno prima(1) . Questa
importante Società, oltre ad iniziare il recupero delle antiche
strutture del villaggio minerario lasciate per oltre cinque lustri
prive della normale manutenzione, provvide anche al suo sistematico
ammodernamento. Esso avvenne secondo due priorità principali:
ricostruzione del tratto ferroviario sul primitivo tracciato dal
villaggio della miniera alla traversa toscana per Monte Antico, e
unificazione delle fonti di energia per le varie attività da
sempre autonome, rappresentate da un certo numero di caldaie a vapore.
Nacque così l’idea della costruzione di una Centrale Termica
che, munita dei necessari impianti, alimentasse ogni apparecchiatura
elettrica occorrente al funzionamento delle varie attività,
usando come combustibile la lignite proveniente dai cantieri a cielo
aperto e dal sottosuolo. Anche le attività non produttive
beneficiarono dell’innovazione e l’intero villaggio, con le
relative abitazioni, venne illuminato dall’energia elettrica
così prodotta. La centrale termica esplicò la propria
funzione per il periodo di gestione Ansaldo, protrattasi fino al 1926,
cambiando in seguito destinazione (i suoi locali vennero usati
addirittura come Dopolavoro ove si poteva anche ballare) fino ad essere
sopraelevata e definitivamente destinata a civile abitazione. Da
qualche mese fervono opere di ristrutturazione che, ci auguriamo
continuino a mantenere il caratteristico aspetto dell’edificio
originale. E’ comunque un piacere constatare che la
proprietà ha provveduto a ripulire l’ampio piazzale
adiacente il quale svolse un importante ruolo anche durante
l’ultimo periodo di attività della miniera. Nel suo
ambito si trovavano sette depositi/tramoggia per il carico sui mezzi di
trasporto della lignite destinata al commercio e dei quali sono ancora
visibili i resti molto degradati. Il combustibile proveniente dal Pozzo
Cerrone e dagli Sterri, veniva immesso nelle tramogge dalla strada del
fosso Crevolicchio, situata ad un livello più alto rispetto a
quello del piazzale e poi, per gravità, caricato sui camions. Ma
i particolari di maggiore interesse sono rappresentati dalle nicchie e
dalle tracce riscontrabili sul muro di contenimento della strada che
conduce al Pozzo ove si addossava una serie di cinque magazzini
riportati con dovizia di dettagli in un disegno del 1921 eseguito da Dario Neri.
Osservandolo con attenzione sembrerebbe di potervi intravedere anche il
piccolo ambiente a volta restaurato di recente, mentre è
sintomatico l’enorme cumulo di lignite predisposto per il
funzionamento della caldaia della centrale termica. Si tratta solo di
tracce senza apparenti utilità; indizi per molti versi
incomprensibili lasciati da coloro che, senza saperlo, ebbero un ruolo
importante nella storia del nostro territorio e che oggi, a
sessant’anni dalla fine dell’avventura mineraria, riescono
ancora a procurare forti emozioni.
La centrale termica in un disegno di Dario Neri
Il piazzale della centrale termica oggi
Note (1) I diritti di escavazione e sfruttamento nel sottosuolo dei terreni il cui suolo e soprasuolo apparteneva ai Sigg. Avv. Cesare e Rosina Ferretti e Maria Ponticelli ved. Ferretti, pervennero al Sig. Giovanni Borasio con atto Nasimbeni del 4 febbraio 1917 e dal Borasio trasferiti alla Soc.An.Ital.Giovanni Ansaldo con atto notaro Guidi il15 gennaio 1918.. |
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