MURLOCULTURA n. 5/2007

Carrellata sui mestieri in mutazione

Il Muratore

di Luciano Scali

Associazione Culturale di Murlo
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Ma torniamo un passo indietro per osservare più da vicino la “madre di tutte le volte”, ovverosia la volta a botte e le sue numerose varianti dalle quali presero avvio le volte delle chiese monumentali.
La volta a botte nella versione più elementare appoggiava per tutta la sua lunghezza su due muri laterali e dall’incrocio con altra similare dava luogo alla volta a crociera. Quando si presentava la difficoltà di coprire ampi spazi ad unica campata dalla freccia ridotta e dalle forti spinte laterali, si provvedeva a frazionare l’area in diversi corridoi sostituendo la funzione dei muri di supporto, con serie di pilastri o colonne. Per chiarire il concetto conviene affidarsi ad un semplice schema grafico ove i pilastri sono indicati da quadratini e gli archi con l’intersezione delle volte, da linee tratteggiate (fig. 1).

Figura 1Fig. 1

L’orditura osservata dall’alto in assonometria, darà la curiosa impressione di guardare la trapunta di un piumino simile a quello usato per coprire il letto (fig.2). Apparirà così evidente come su ogni pilastro s’impostino quattro semiarchi dai quali avranno origine quattro semivolte che collegate alle contrapposte impostate sugli archi dei pilastri contigui, daranno luogo ad un sistema equilibrato fra tutti i componenti architettonici che costituiscono l’intera copertura (fig. 3).

Figura 2Fig. 2

Figura 3Fig. 3

Possono essere così individuate quattro fasi di realizzazione.

Nella prima viene eseguita l’intera pilastratura e gli appoggi degli archi sui muri perimetrali (ogni pilastro avrà una cimase aggettante su tutti i lati per consentire l’appoggio dell’armatura dell’arco) (fig.4).

Figura 4Fig. 4

Nella seconda vengono preparate le centine con conseguente determinazione delle imposte dei quattro semiarchi insistenti su ogni pilastro.

Nella terza vengono realizzati tutti gli archi con relativo rinfianco.

Nella quarta vengono realizzate tutte le volte che si intersecano tra loro (fig. 5)

Figura 5Fig. 5

Durante la preparazione dell’orditura pilastri/archi, ove successivamente poggeranno le volte, sarà necessario prestare la massima attenzione al sistema di esecuzione affinché non s’inneschino spinte laterali incontrollate che ne potrebbero pregiudicare la stabilità. Occorrerà quindi, prima di effettuare le operazioni di disarmo degli archi, assicurarsi che siano ben contrastati tra loro per evitare di turbare l’equilibrio dell’intera orditura (fig.6).

Figura 6Fig. 6

Ogni singolo pilastro risulta gravato del peso dei materiali che compongono la struttura e sollecitato dalle spinte degli archi e delle volte che vi fanno capo. In una struttura da un numero x di pilastri ognuno di essi viene interessato da una certa misura di pesi e sollecitazioni relativi ad un’area secondo lo schema riportato nella fig. 7.

Figura 7Fig. 7


Nel determinare le dimensioni dei pilastri oltre al semplice calcolo per stabilire l’entità del peso dei vari materiali, occorre tenere conto delle sollecitazioni della copertura non sempre identificabili e valutabili con esattezza. In pratica si provvede a sovradimensionare il pilastro, ma soprattutto ad assicurarsi che le spinte contrapposte si compensino annullandosi. Le volte danno luogo incontrandosi, ad uno spigolo ove si esercita il massimo contrasto che consente loro di sostenersi a vicenda. La prima impressione che se ne ricava è d’incredulità poiché sembra di vederle sorreggersi sul nulla ma nel seguire l’andamento degli spigoli ci si accorge che si comportano alla stessa stregua di due archi ideali incrociati, ovverosia di nervature contro le quali vadano a sorreggersi le zone di copertura (fig. 8).

Figura 8Fig. 8

L’idea scaturita dalla osservazione ravvicinata di una volta a crociera dette l’avvio ad un concetto nuovo di volta ove la funzione portante venne affidata a due o più nervature a seconda dell’ampiezza delle superfici da coprire, della destinazione degli spazi coperti (come navate, absidi, transetti, cupole ecc.) e dello stile architettonico dell’edificio da realizzare.
Ne derivò una lunga serie di volte più o meno complesse, con numerose varianti dagli effetti straordinari che soppiantarono in breve tempo il sistema di copertura delle grandi basiliche romaniche incentrato su imponenti capriate in legname dalla struttura piuttosto complicata. Nel portare avanti il discorso delle volte con nervature, il concetto di volta a crociera venne a cadere lasciando il campo a strutture più leggere, di sicura tenuta a dall’aspetto più elegante. Quelli che in origine erano spazi coperti da volte ricavate da porzioni di cilindro, assumevano un aspetto completamente diverso che richiamava alla mente la forma di una vela a pianta triangolare gonfiata dal vento. Se la sezione longitudinale di una volta a botte presentava la sua chiave di chiusura con un andamento lineare, qualsiasi fosse il suo piano d’imposta, la volta a vela presentava sempre, nella sua sezione media, una linea curva più o meno accentuata che non corrispondeva necessariamente a quella di chiusura. Le tecniche di realizzazione risultarono completamente diverse con varianti a seconda dell’ampiezza delle superfici da coprire e, soprattutto dal genio e dall’estro dei maestri muratori dell’epoca. Basta volgere lo sguardo alle coperture delle cattedrali gotiche realizzate a varie latitudini, per rendersi conto delle soluzioni per ottenerle.
L’uso delle nervature dette luogo a veri e propri telai ove il riempimento degli interspazi rappresentato dalle volte, assicurava il necessario contrasto per sostenere l’intera struttura.

(Continua)


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