Del campanilismo a Murlo
CAMPANILISMO "CULTURALE"
Con questo articolo di Filippo Lambardi e con quello di Nicola Ulivieri a pag. 14 vogliamo inaugurare una rubrica per raccogliere le innumerevoli storie e storielle che hanno come protagonisti Cascianini e Vescovini. Si comincia con un racconto dei vescovini, ma nei prossimi numeri, aspettiamo racconti dai cascianini...
Sul campanilismo propriamente detto non esiste una letteratura specifica. O meglio, non esistono saggi scientifici di riferimento cui accostarsi per declinare poi tutta una casistica locale [1]. C'è però una gigantesca produzione scritta, di narrativa e storia locale, che segnala in maniera dettagliata e puntuale episodi che alimentano appunto un "mondo" complesso come quello del campanilismo.
A lungo considerato, e spesso a ragione, un atteggiamento esagerato e gretto, quando lo si mantiene alla sfera del ricordo - pure in realtà piccine come le nostre - riporta ad episodi più o meno noti conferendo connotati peculiari a tutta la realtà.
Prima di richiamare alcuni elementi veramente nostrali, derivati dalle consuetudini orali e dalle più disparate esperienze personali, ci preme però inquadrare un po' tutto l'argomento, seppur non in modo esaustivo.
Il campanilismo, a pensarci bene, è argomento oscuro e limpido al tempo stesso, sia che riguardi fenomeni ampi e tragici o circoscritti e goliardici.
Sebbene esso sia visto, tutt'oggi, come elemento poco edificante e scarsamente importante per la ricostruzione storica di un territorio, va comunque riconosciuto, se limitato a semplice sfottò inserito in un collage di ricordi, come elemento di benessere per una comunità operosa?
A nostro avviso, restringendo il campo a questi ettari di colline fitte di boschi e campi fra l'Ombrone e la Merse, nell'ambito di una valorizzazione delle incredibili particolarità che può essere offerta al "forestiero" non possiamo rispondere negativamente.
Veniamo, senza scomodare rivalità che hanno segnato la Storia italiana, a quanto più ci preme.
Murlo è probabilmente uno dei comuni della provincia senese ad avere una "rivalità" interna, covando spesso invidie addirittura individualistiche, nel senso più pacifico possibile del termine, fra le più note. Questo per la distanza fra i suoi due centri maggiori (di fatto Casciano e Vescovado si raggiungono nello stesso tempo col quale da Vescovado si raggiungono Monteroni d'Arbia o Buonconvento) e per una serie di diversità e disparità storiche, geomorfologiche e geografiche (addirittura topografiche ci verrebbe da dire) che di certo nessuno può appiattire od eludere.
Va da sé, peraltro, che parlare oggi di campanilismo in una comunità dove i nati a Murlo, "in casa" , come si diceva un tempo, sono la minoranza, è peculiare. Benché, si badi bene, a Murlo siano nati nel Ventunesimo secolo alcuni bambini [2].
Andrebbe indagata, col supporto culturale scientifico di specialisti, tutta una storia di micro flussi migratori intercomunali (su tutti quello dal territorio di Montalcino dalla fine dell'Ottocento a metà Novecento) e la lenta sparizione di famiglie storiche del nostro Comune, la modificazione del lessico stesso che pure ha risentito di variazione di versante.
Specialmente, nei primi due casi elencati, sul versante di Vescovado e non lo scriviamo, appunto, per campanilismo.
Scivolando lentamente verso l'aneddotica non possiamo negare che, come suo elemento intrinseco, è suscettibile di modificazioni ogni volta che viene tramandata, chiaramente in modalità orale.
Non è però ridurre tutto ad aneddoto o diceria fare un'analisi, pure sommaria, su ciò che la Storia ha riservato al nostro territorio dall'antichità. E se ci pare riduttivo condensare in poche righe quanto abbia significato la presenza, del tutto "identitaria", degli etruschi a Murlo [3], o quanto abbia costituito un unicum in tutta la Toscana la presenza della signoria vescovile (che rappresentava la totalità del nostro comune), di certo possiamo avere conoscenza, abbastanza chiara, di ciò che ha comportato la "divisione" nelle nostre terre.
E non possiamo non notare come queste divisioni si ripercuotano in quella ventina di frazioni minori che costellano le nostre terre.
Non fu semplice campanilismo - non furono scherzi o screzi fra concittadini lontani fra di loro - l'avvento di una primitiva forma di modernità, la nascita stessa delle ideologie e dei partiti di massa, la Grande guerra, la creazione e il consolidarsi del Fascismo, la Seconda guerra mondiale ed il passaggio del fronte, venendo ad epoche più vicine a noi.
Pure con dimenticanze, omissioni, errori, una memoria (seppure non del tutto condivisa e molto vicina alla sparizione) su quelle fasi esiste, non è del tutto piacevole e non interessa qui passarla al vaglio.
Quanto, di sano, c'era in questa voglia di rivalsa fra di "noi" andrà lentamente esaurendosi?
Nei fatti, per decenni, limitando la casistica sempre ai nostri paesi più grandi, la conoscenza reciproca era realmente limitata. Anche le parentele, ci riferiamo per comodità sempre ai due centri più popolosi, hanno sempre avuto incidenze numeriche modeste, tranquillamente simili a quelle con centri vicini di altri territori comunali [4].
Paradossalmente è col progressivo abbandono demografico post boom che abbiamo iniziato a conoscerci meglio. Sembra strano ma, semplificando al massimo la filiera: meno cittadini, meno nascite, contrazione e razionalizzazione dei servizi, plessi scolastici unici.
Molti di noi si sono conosciuti a scuola, la comunità "di base" per tutti. Per i nostri nonni, anche per qualche genitore, non funzionò così. Per chi, nel Novecento, andava a scuola all'Olivello non era di certo così. Detto oggi pare una "novella" ma fu così.
Se poi pensiamo, nonostante anche solo il semplice toponimo Andica stia sparendo dall'immaginario collettivo vescovino, pure Vescovado fino agli anni Sessanta è stato due frazioni distinte. Quelli di Tinoni dicevano: «Vo in paese», quelli di Vescovado (l'Andica giustappunto fino a qualche decennio prima) dicevano: «Vo a Tinoni».
E, fra ragazzi e non, frequenti erano le sassaiole laddove oggi ci sono il Comune e i giardini pubblici.
Probabilmente la dimensione pienamente "paesana" è stata da sempre più presente a Casciano, anche come coesione della comunità, nonostante la massiccia presenza di frazioni proprio a cintura dell'abitato.
Scrivevamo poco sopra di due comunità diverse fra di loro. Figlie di dinamiche "dispari" anche solo dal punto di vista economico.
Grazie a qualità e capacità produttive dei terreni diverse la realtà contadina, che ha segnato per secoli tutto il territorio della ex Repubblica senese, visse vicende variegate a Murlo, più radicata e significativa quella diretto coltivatrice su Casciano, più legata alla mezzadria (come in val d'Arbia) quella su Vescovado.
La presenza dell'impianto di estrazione mineraria contribuì, lentamente, a consolidare una vicenda "politica" diversa, cosa che comportò una divisione, come detto, pure in quel campo.
Tante piccole e grandi cose che hanno comportato una serie di opposizioni sane ma anche difficili ed un dialogo, pure in campo istituzionale, non facile poiché nessuno, giustamente, si è mai voluto sentire cittadino di serie B.
A nostro avviso elaborare e condividere serenamente queste memorie servirà pure quando ci avrà lasciato l'ultimo murlese "nato in casa". Senza astio e senza livore.
I borghi di Andica e Tinoni, solo successivamente riuniti nel paese di Vescovado di Murlo, e Casciano, con i relativi borghi minori, come raffigurati nella Carta Geometrica della Toscana, G. Inghirami 1830 (mappe rielaborate da Geoscopio, Regione Toscana). |
Note al testo
[1] È molto diffusa l'opinione che il termine stesso derivi da una disputa, attorno ad un campanile ovviamente, fra San Gennaro Vesuviano e Palma Campania. Ma di certo, avendo Siena ben vicina, quale città al mondo è più campanilistica?
[2] I figli del prof. Stefano Boni. Nati in località "Casaccia".
[3] Di fatto gli etruschi murlesi, portatori di caratteristiche che non si rintracciano in altri siti toscani, sono stati (forse proprio per questo) i nostri antenati campanilisti.
[4] Su questo ambito di studio, che dovrebbe sommare le testimonianze orali allo studio delle fonti documentarie dei vari archivi comunali, si torna a quanto detto in precedenza sui piccoli flussi migratori che hanno interessato Murlo dall'Unità d'Italia ad oggi. Un lavoro enorme e di difficile esecuzione, di certo affascinante.